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Frutta a guscio ed essiccata

Mandorle (bio) di Sardegna, tra prodotto e turismo aziendale

Vendute anche all’estero ma il titolare Antonio Vinci punta pure sulle passeggiate tra i mandorli in fiore e la visita al laboratorio

Antonio Vinci, titolare di Mandorle di Sardegna, è un produttore di mandorle rigorosamente in biologico e con una visione chiara: offrire prodotti di alta qualità che riflettano la bellezza e la bontà delle terre sarde.

Non solo mandorle ma anche passeggiate tra i mandorleti in fiore, visite al laboratorio e pranzo in azienda.  Valorizzare il lato paesaggistico dell’azienda e diversificare le entrate. All’interno di una campagna social che ha dato i suoi frutti in questi anni. Siamo a 10, la prima decina di Mandorle di Sardegna.

Antonio, siete arrivati a spegnere le prime 10 candeline. Un  buon traguardo, può raccontarci di più sulla tua attività ?

La nostra azienda si trova a Tuili nella regione storica della Marmilla nel Sud Sardegna, siamo molto vicini alla reggia nuragica di Barumini il simbolo della civiltà antica più importante dell’isola. Coltiviamo le mandorle su 15 ettari, gli ultimi cinque sono stati messi a dimora nel 2019, ma tre di questi quest’anno non sono in produzione per una potatura importante per far crescere meglio le piante.

Le stime per questa stagione?

L’anno scorso è stata una bella campagna, molto produttiva, ma quest’anno tra freddo, ultimamente  soprattutto il forte vento ha provocato dei danni. Soprattutto dal punto di vista quantitativo. Stimo un calo che può arrivare anche al 50% rispetto alla stagione precedente.

Il vostro mercato? Date molta importanza alla comunicazione

E’ abbastanza vario. Vendiamo anche grazie ai social che utilizzati in modo professionale ci hanno aperto molte porte, soprattutto all’estero e nella piccola distribuzione. Arriviamo con un buon prezzo negli Emirati Arabi, in Belgio, Danimarca e Germania. Riusciamo a vendere il prodotto prima dell’estate.

Il mercato interno sardo ci fa lavorare soprattutto d’estate grazie ai flussi turistici e vendiamo, infatti, soprattutto nel nord della Sardegna, con clienti che vanno da La Maddalena a Budoni. Nell’area della Costa Smeralda. Serviamo anche un negozio completamente dedicato al biologico: Bio food di Olbia, uno dei primi a darci fiducia.

Producete anche la farina di castagna?

Oltre la prima categoria, vendiamo la seconda scelta ma ora stiamo investendo sul macchinario necessario alla produzione di farina di mandorle in modo da poter aumentare i margini di profitto.

C’è un processo di selezione, avete investito in macchinari particolari?

Sulla selezionatrice ottica, precisamente una macchina della Torma, che utilizziamo per separare le mandorle intere da quelle spezzate. Questa tecnologia ci consente di selezionare visivamente 10 quintali di prodotto l’ora, una capacità molto superiore a quella di una persona che può selezionare manualmente al massimo 50 chili.

La macchina è dotata di due videocamere e due infrarossi che garantiscono un controllo accurato e una selezione ottimale del prodotto. Alla fine c’è anche un controllo visivo finale da parte nostra. Puntiamo alla massima qualità.

Avete anche diverse confezioni per le vostre mandorle. Quali sono le più richieste?

Offriamo confezioni da 250 e 500 grammi e da 5 chili. Le più richieste sono quelle più piccole mentre quelle  più grandi hanno una domanda più limitata. Ci siamo resi conto che alcuni trasformatori non sono disposti a pagare il giusto prezzo per la qualità del prodotto. il mercato è dominato dalle mandorle californiane che riescono a fare un prezzo molto diverso, verso il basso ma parliamo di mondi molto distanti. Noi lavoriamo su terreni recuperati dal pascolo e, quindi, con una certa pendenza. Un’agricoltura più complessa per certi versi.

Ci sono altre criticità?

Avevamo fissato l’obiettivo di coltivare su 20 ettari, attualmente siamo a 15. Tuttavia, ci sono difficoltà nel trovare personale qualificato per la potatura e per guidare i mezzi. Il nostro desiderio di ampliare ulteriormente l’attività si scontra con questo elemento e nella ardua sfida nel recupero di altre terre a Tuili e Barumini. Non li coltivano ma non li vendono.

C’è anche una valenza paesaggistica nel mandorleto con un possibile ritorno economico?

Organizziamo visite guidate 2-3 volte l’anno, offrendo un pacchetto che include un pranzo e una passeggiata tra i mandorli. È un’esperienza unica, specialmente quando i mandorli sono in fiore e tutto è verde e rigoglioso. Ci sono richieste e il pubblico è molto sensibile a questi temi ambientali. Il prossimo appuntamento è per il 5 maggio facciamo visitare anche i locali aziendali e i macchinari per spiegare le varie fasi di processo produttivo.

Vista la poca produzione cerchiamo di valorizzare ambiente e panorama per far conoscere l’azienda e i prodotti. Pensiamo a un futuro guadagno con l’evoluzione di questa forma di turismo.

Parliamo di certificazioni e collaborazioni. Come vi posizionate sulla qualità e sul mercato internazionale?

Siamo molto attenti alla qualità e offriamo produzioni certificate bio. Ci sono altre imprese  sarde come i con cui collaboriamo per il mercato estero cone l’azienda agricola Asoni. Sarebbe  utile un’aggregazione ma non è semplice.

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