Senza ricerca non c’è innovazione, e senza innovazione è difficile, se non impossibile, pensare di poter stare sul mercato con prospettive di successo, e quindi reddito, per gli agricoltori. Un concetto semplice, ma non sempre perseguito nel mondo ortofrutticolo e che è stato sottolineato con forza venerdì 30 settembre a Corigliano Calabro durante l’incontro dal titolo “Organizzazione, innovazione ed etica: la proposta di Aop Armonia per l’agrumicoltura calabrese del futuro”.
L’incontro, organizzato da Aop Armonia, una delle più importanti organizzazioni di produttori del Sud Italia, è stata l’occasione per fare il punto della situazione dell’agrumicoltura in Calabria e in particolare del suo prodotto principe, vale a dire la clementine, nonché per illustrare la nuova proposta per il suo rilancio.
Nella piana di Sibari si estende un grande agrumeto composto da 20mila ettari, 15 mila dei quali dedicati proprio alla coltivazione di clementine, che ne fanno l’areale produttivo più importante d’Italia per questa coltivazione: da qui arriva il 50% della produzione italiana, destinata nella quasi totalità solo al mercato italiano. Un tasto certamente dolente, che è stato affrontato più volte durante le analisi dei relatori che hanno preso la parola durante l’incontro moderato dal giornalista e direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati.
La Spagna vola, l’Italia arranca
Nella sua relazione Marco Eleuteri, direttore commerciale e marketing di Aop Armonia, ha descritto uno scenario che a livello internazionale lascia spazio a pochi dubbi. Se nella campagna 2007/2008 l’Italia, con 3,5 milioni di tonnellate, si posizionava al secondo posto all’interno del bacino del mediterraneo dietro la Spagna con una quota del 21% nella produzione di agrumi, nel 2015 è scesa al 4 posto, dietro Egitto e Turchia, con 2,3 milioni di tonnellate.
“In 7 anni l’Italia ha perso il 35% – ha spiegato Eleuteri – e nello stesso periodo è cresciuta del 20% la Spagna. E se ci concentriamo sul solo segmento degli easy pealers, l’Italia scende addirittura al 5 posto, dietro anche al Marocco”.
A oggi l’Italia importa più clementine di quante ne esporti, tanto che la Spagna è diventata il nostro maggior fornitore. Casi di successo come la varietà marocchina Nadorcott (195 milioni di euro di fatturato) o quella israeliana Orri (94 milioni di euro di fatturato) hanno permesso di far incassare cifre monstre a chi ne detiene i diritti di diffusione (nel caso della varietà Orri, per esempio, il gruppo Antonio Munoz ha incassato ben 31 milioni di euro).
Sanzo. La nuova clementine per la Calabria
Che fare? Inseguire il leader indiscusso, vale a dire la Spagna, magari coltivando le stesse varietà o puntare sulla distintività della produzione italiana e, per quanto riguarda la Calabria e le clementine, su una varietà in grado di potersi ritagliare uno spazio autonomo e ben identitario sul mercato?
Secondo Aop Armonia combattere il “nemico” sullo stesso campo di battaglia, dove è più organizzato e vincente, appare una strategia perdente in partenza e quindi spazio all’innovazione attraverso la ricerca, supportata poi da operazioni di comunicazione, packaging, degustazioni in Gdo o avvalendosi della collaborazione dei nuovi ambasciatori del gusto, vale a dire gli chef.
E per essere diversi da tutti gli altri Aop Armonia ha individuato una nuova varietà di clementine, sulla quale intende puntare con decisione nei prossimi anni. Si chiama Sanzo, frutto di un lavoro di sperimentazione e ricerca durato 10 anni portato avanti dal gruppo di miglioramento genetico del Crea Acm di Acireale e dall’agronomo Francesco Perri, suo costitutore.
Si tratta di una varietà tardiva (finestra commerciale da gennaio fino ai primi di febbraio), un clone individuato nel 1994 in una pianta di Clementine Comune (vedi qui la presentazione in un’articolo pubblicato sulla rivista di Frutticoltura). Ha una buona pezzatura, superiore alla spagnola Hernandina® – ha affermato Perri durante l’incontro -, mantiene l’acidità per un periodo più lungo, non ha il problema dell’alternanza produttiva o quella della sensibilità al marciume della corteccia delle branche. Infine, aspetto ovviamente non secondario, ha caratteristiche organolettiche considerate di grande pregio.
È attualmente in fase di elaborazione un protocollo di produzione insieme ad AOP Armonia che verrà poi inserito nel iter per la creazione di un club per brevettarla. All’azienda vivaistica Milone di Lamezia Terme è stato affidato il compito esclusivo della sua moltiplicazione. Il prossimo anno i primi impianti – probabilmente 50 ettari – la commercializzazione dopo altri 3 anni.
Ci credono in AOP Armonia: hanno investito e sostenuto economicamente la ricerca, sono convinti che ci sia spazio per rilanciare un mercato, quello delle clementine, che il consumatore apprezza e all’interno del quale la Calabria può ancora giocare un ruolo di primo piano, non sui volumi, quanto sulla qualità.