14 ottobre 2022

Castagna Roscetta: progetti per il suo sviluppo

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Ci sono diverse novità che bollono in pentola per la Castagna Roscetta, una varietà tipica abruzzese, che in passato ha rappresentato un’importante fonte di reddito, oltre che di sostentamento, per diverse famiglie della valle Roveto (L’Aquila).

A fare il punto della situazione è Sergio Natalia, presidente dell’associazione “La Castagna Roscetta” di Civitella Roveto, esperto di marketing e coesione territoriale, nonché castanicoltore fin da bambino.

Introducendo innanzitutto l’andamento della stagione 2022, Natalia rileva: “Quest’anno, come è avvenuto un po’ in tutto il Mezzogiorno, abbiamo registrato una produzione molto abbondante, ma con calibri inferiori rispetto alla norma. Come era facile attendersi, quindi, i prezzi sono calati rispetto allo scorso anno e anche rispetto a inizio campagna. Dai 6 euro il chilo al consumatore ora si può arrivare anche a 4 euro, e questo ovviamente sta mettendo in difficoltà i produttori. Contemporaneamente, infatti, va evidenziato che, con la crisi che è in corso sui prezzi dell’energia e delle materie prime, i consumatori acquistano meno castagne. Stiamo aspettando di vedere quale sarà il bilancio delle varie sagre della castagna che sono state e saranno organizzate in tutta la zona. Ogni fine settimana, nel mese di ottobre, ce n’è una nei comuni dell’alta Valle Roveto. Dopo Grancia-Morino del 9 ottobre, domenica 16 ottobre avremo la festa a Canistro Superiore, il 21, 22 e 23 ottobre a Civitella Roveto, dal 20 al 30 ottobre a Rendinara e il 29 e 30 ottobre a Canistro Santa Croce.

La Castagna Roscetta, del resto, è un prodotto di nicchia, che per le sue caratteristiche intrinseche va consumato fresco. Lasciano molto bene sperare, in questo senso, proprio le sagre, che specialmente dopo la pandemia stanno riscuotendo sempre più interesse. Abbiamo calcolato, in proposito, un giro di affari che supera il milione di euro”.

Una lunga tradizione

“L’Abruzzo – prosegue Natalia – non è una tra le regioni a maggiore vocazione castanicola d’Italia. Nella classifica nazionale, infatti, occupa il 12° posto, con 6 cultivar che crescono sul territorio. Una di queste, appunto, è la Roscetta, dalla forma tondeggiante, che deve il suo nome al colore rossiccio. E’ varietà storica, che per la comunità locale ha rappresentato, in passato, un’importante fonte di reddito e di sostentamento. Basti pensare che, nel 1979, stando ai dati della Camera di Commercio de L’Aquila, c’era una produzione 5 volte superiore rispetto a oggi. E attorno a questo prodotto, si erano venute a creare vere e proprie tradizioni. Come ad esempio quella dei castagnari, un gruppo di persone che prima raccoglievano le castagne sul sito del signore più ricco del luogo, poi a stagione quasi finita, dichiaravano tutti i castagneti liberi della zona, ovvero aperti alla raccolta anche da parte di chi non possedeva terreni. Iniziava così il “ruspo”, una pratica simile alla spigolatura, che permetteva però di sostenere anche diverse famiglie povere. La Roscetta inoltre – continua Natalia – è sempre stata una castagna adatta al consumo fresco. Quindi, quando non c’erano i freezer per la sua conservazione, la si metteva 10 giorni in acqua e successivamente 10 giorni al sole, ad asciugare. Questa pratica, consentiva di arrivare con il consumo fino a dicembre. E non era raro, quindi, vedere durante il mese di novembre, fuori dalle case, diverse coperte a terra, con sopra le castagne stese ad asciugare”. Fino a qualche decennio fa, appunto, queste castagne rappresentavano anche una importante fonte di reddito. “Erano – dice Natalia – la quattordicesima di mio padre. Dalla loro vendita, infatti, ricavavamo il valore di uno stipendio di un mese. E non si buttava via niente: quelle fallate, noi come tante altre famiglie, diventavano cibo per i maiali”.

Progetti di rilancio

Innanzitutto, per il rilancio della Castagna Roscetta, Natalia mette in evidenza un problema da risolvere a livello istituzionale. “Oggi – spiega – per accedere a eventuali contributi Ue, bisogna essere coltivatori diretti. Questo, però, taglia fuori diversi produttori delle nostre zone, che hanno piccole produzioni e non sono inquadrati come agricoltori. Molti di noi, quindi, se vogliamo mantenere il castagneto, dobbiamo farlo a nostre spese. E visto che un castagneto, per la sua importanza anche a livello di presidio del territorio, non è paragonabile, ad esempio, a un campo di patate, ci auguriamo che venga risolto questo vulnus a livello legislativo. Intendiamo fare pressione, per questo, anche sul nuovo Governo.

Le premesse per un futuro molto interessante, del resto, ci sono già. “Sta crescendo molto l’interesse – continua Natalia – su due fronti: il turismo esperienziale e i trekking didattici. Anche nelle nostre zone, infatti, stanno arrivando turisti che non vogliono acquistare direttamente le castagne, ma raccoglierle personalmente e successivamente pagarle. Poi, interessa appunto molto anche la questione dei trekking guidati nel bosco, con veri e proprio approfondimenti sulla castanicoltura, locale, nazionale e internazionale”.

Non mancano, infine, anche novità molto recenti. “Proprio in questi giorni – conferma Natalia – la Regione Abruzzo ha inserito la Castagna Roscetta nel proprio paniere delle biodiversità agricole e alimentari. In prospettiva, vogliamo inoltre intraprendere il percorso per ottenere il riconoscimento dell’Igp. Già dal prossimo anno, tuttavia, abbiamo in progetto di realizzare un vivaio, con l’obiettivo di distribuire ai nostri soci innesti di Roscetta, per incrementare i castagneti e fare manutenzione”.

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