19 novembre 2018

I mercati all’ingrosso? Non sono morti, ma serve una riforma

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Possono ancora fornire un servizio fondamentale e guardare al futuro con ottimismo, a patto che sappiano finalmente raccogliere le sfide che il mercato pone orami da tempo. A Bolzano, venerdì 15 novembre, l’Associazione Nazionale dei Direttori dei Mercati all’ingrosso (ANDMI) si è riunita presso la Camera di Commercio locale non solo per guardarsi allo specchio e mettere a nudo, senza ipocrisie, i problemi che stanno attraversando queste strutture in Italia, ma anche per provare a trovare delle vie di uscita, tutti insieme, convergendo su un documento finale che possa consentire l’insediamento di un “tavolo permanente” per riformare i mercati agroalimentari italiani.

“La gestione pubblica o prevalentemente pubblica è ingabbiata in un ginepraio di normative regionali, locali e nazionali che frenano l’innovazione dei Mercati, ecco perché la gestione delle strutture mercatali va affrontata” ha sottolineato il presidente Pietro Cernigliaro nella sua relazione introduttiva, evidenziando come le norme che regolano i mercati agroalimentari italiani siano ferme al 1959, con decreti attuativi del 1970. Insomma, un po’ di tempo è passato, il mercato si è completamente trasformato e senza innovazione l’emorragia di fatturato e volumi in atto, tranne rari e sporadici casi in Italia, potrebbe portare alla definitiva corrosione di strutture che un tempo hanno invece svolto un ruolo fondamentale nel mondo agroalimentare italiano. E  non a caso non è mancato a Bolzano anche un approfondimento sulla delicata “Riforma Madia” (d.lgs. 175/2016), diventata legge nel 2017 e con essa la riforma delle società a partecipazione pubblica, come lo sono quelle che gestiscono i mercati agroalimentari, affrontata dal professor Daniele Senzani dell’Università di Bologna. 

A fare il punto della situazione del contesto di mercato nel quale si trovano in questo momento i Mercati Agroalimentari italiani professori universitari come Luca Lanini, dell’Università Cattolica di Piacenza, o studiosi e consulenti come Claudio Scalise, SG Marketing di Bologna, che hanno mostrato con chiarezza stato dell’arte, le sfide e le opportunità all'orizzonte.

I dati parlano con chiarezza: se nel 2007 i mercati all’ingrosso veicolavano il 50% dei volumi di ortofrutta nazionali, settore tradizionalmente fondamentale per queste strutture, oggi la loro quota è scesa al 37%. Un trend negativo che accomuna un po’ tutte le strutture italiane tranne casi virtuosi come quelli di Roma, Bergamo e Cesena. Oggi la quota di ortofrutta fresca che queste strutture riescono a veicolare, al netto di quella che viene scambiata tra le stesse, è solo del 13/14%.

Nonostante questo, sebbene i punti di debolezza dei mercati all’ingrosso siano importanti – immagine debole e superata, sistema ancorato alla semplice vendita, nessun servizio di logistica, soprattutto al Gdo ormai indipendente – non mancano punti di forza e opportunità, come la vicinanza alle città, la conoscenza del prodotto, la minima distanza dai punti vendita del canale specializzato (che attraversa un ottimo stato di salute) o la possibilità, previa riammodernamento delle strutture, di poter diventare un hub fondamentale per le esigenze dell’e-commerce, un canale sempre più in crescita anche nel fresco e freschissimo.

Sul palco di Bolzano non sono mancati gli interventi di personalità politiche come quelle di due parlamentari europei come Herbert Dorfmann e Paolo De Castro. Se il primo ha evidenziato l’assenza a livello legislativo di una politica europea, l’ex Ministro dell’Agricoltura italiano e vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, ha fatto il punto sulla direttiva europea, di cui è relatore, contro le pratiche commerciali sleali nel settore alimentare – “dovremmo trovare l’intesa entro Natale, quindi arrivare in gazzetta all’inizio del prossimo anno” -, e salutato con favore la recente presentazione del WUMW (World Union of Wholesale Markets) a Bruxelles, nonché sottolineato come questo sia un momento cruciale per portare avanti istanze comuni alla legislazione europea per magari poter ottenere futuri benefici dalla politica agricola comune (PAC).

E a proposito di sinergie e alleanze, alla Camera di Commercio di Bolzano è stato ufficialmente firmato un documento di collaborazione con l’Unione Mercati della Germania. Anche nel primo paese partner dell’Italia dal punto di vista commerciale, l’esigenza di cambiare passo per i Mercati è stata affrontata e i risultati sembrano aver portato una ventata di aria fresca ad un settore che aveva bisogno anche in questo caso di modernità. Nella sua relazione, Frank Willhausen ha mostrato come oggi la situazione in Germania sia positiva grazie alla trasformazione di queste strutture in moderni “Food HotSpot”, incubatori di moderne start- up aperti allo stesso tempo anche ad accogliere i consumatori finali grazie alla trasformazione di questi luoghi in piattaforme di collegamento con il mondo dell’enogastronomia. Un auspicio, questa partnership, affinché anche in Italia qualcosa si possa muovere in questa direzione.  

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