09 febbraio 2022

Caro energia, le imprese: “Si rischia la desertificazione industriale”

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Il rischio è il default. Con i rincari a tripla cifra dei costi energetici, il rischio che famiglie e imprese non ce la facciano è concreto.  Ma qualcosa potrebbe cambiare a breve: proprio oggi, il premier Mario Draghi, in visita ai cantieri che stanno interessando il porto di Genova, ha annunciato “un intervento di ampia portata, nei prossimi giorni, contro il caro energia e le bollette”. “Il Governo – ha argomentato – non dimentica una realtà caratterizzata dalle difficoltà che famiglie e imprese stanno affrontando per l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica”.

La denuncia delle aziende

I più esposti ai rincari sono i settori energivori, dunque le acciaierie, ferriere, fonderie, vetrerie, le imprese che lavorano ceramica, cemento, legno e carta. Ma anche la filiera agroalimentare sta subendo: il caro-gas si riflette sul costo dei fertilizzanti (che aumenta dal 65 al 143%) e sul riscaldamento delle serre, mentre il caro-luce ha aumentato i costi di produzione degli imballaggi. Dalla plastica all'alluminio passando per il vetro e la carta, tutto è aumentato. Persino il legno dei pallet per i trasporti, una voce di costo in più per una logistica già messa a dura prova.

Non c'è produttore, operatore logistico, trasformatore, confezionatore che non sottolinei il disagio dovuto ai pensanti rincari dei costi energetici. In tanti iniziano a temere una sorta di lockdown di fatto del Paese.

“La situazione insostenibile causata dalla somma dei rincari di energia elettrica e gas e dei costi delle materie prime espone le imprese del comparto agroalimentare al rischio paralisi”, avevano denunciato nei giorni scorsi Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari e Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, che insieme rappresentano il 90% della produzione alimentare italiana.

“A gennaio 2022 Fruttagel ha speso 640mila euro in più di energia e metano rispetto a gennaio 2021 – si legge sul profilo Linkedin di Stanislao Fabbrino, presidente e Ad dell'azienda – Se il governo non si muove a trovare soluzioni per mitigare gli aumenti, rischiamo la desertificazione industriale”.

I provvedimenti del Governo

Sugli elementi che hanno contribuito ai rincari – solo il gas naturale è passato da 19 centesimi al metro cubo a oltre 90, inanellando un rialzo record del 423 per cento – sono già stati scritti fiumi di parole: l'aumento della domanda, il riscaldamento globale e la conseguente assenza di vento, il calo produttivo (-16%) da parte della Germania, la questione Russia-Ucraina, le speculazioni. Queste ultime, sarebbero le responsabili dell'incremento del 372% del prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso, che da tra dicembre 2021 a gennaio 2022 è passato da 61 euro/MWh, a 288.

Più interessante è ricordare che cosa è stato fatto finora dal Governo. Il quale, per mitigare gli aumenti, ha approvato da luglio 2021 a gennaio 2022, un'operazione da 10,2 miliardi di euro, così distribuiti: Poco più della metà (5,4) sono andati ad abbattere gli oneri di sistema della bolletta elettrica per piccole imprese e famiglie. Due miliardi sono stati spesi per portare l’iva al 5% sulle bollette del gas; 800 milioni solo sulle utenze domestiche; 1,3 sono stati utilizzati come bonus gas ed elettrico per le famiglie vulnerabili. Il restante – dunque meno di 600 milioni – per gli sgravi sulla bolletta elettrica delle grandi aziende.

Circa il nuovo intervento annunciato oggi, invece, al momento non ci sono dettagli.

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