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30 agosto 2024

Agricat sotto tiro: due dipendenti e migliaia di pratiche

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Gli alluvionati si lamentano già da mesi, ne abbiamo scritto a gennaio, ma il bubbone è scoppiato ora. Sotto tiro Agricat, lo strumento gestito da Ismea per gestire il fondo mutualistico nazionale istituito  per la copertura dei danni da alluvioni, gelo e siccità in agricoltura. 

Il Fatto Quotidiano ci ha dedicato per due giorni consecutivi lo spazio più importante della prima pagina, La Repubblica un approfondimento che fa le lastre all'organismo. 

Solo due dipendenti più quattro a tempo determinato per gestire 350 milioni 

Dall'inchiesta di Repubblica emerge che le risorse umane a disposizione di Agricat sono ridotte nonostante il gruppo di lavoro debba gestire 350 milioni l’anno, il 30% dai fondi della Politica agricola comune e  il 70% dalle risorse della politica di sviluppo rurale. 

Vediamo cosa scrive il quotidiano: "Dal bilancio 2023 risultano in organico soltanto due dipendenti, inquadrati con la qualifica di dirigenti, per un costo complessivo annuo di poco inferiore ai 310mila euro, cui si aggiungono una risorsa con contratto di somministrazione  e tre impiegati al 50% distaccati da Ismea".  

Il giornale ha una chiara linea editoriale vicina al centro-sinistra quindi non si limita nella critica della composizione del Cda dove dominano i componenti nominati del centro destra. Ma al di la della politica anche la Coldiretti, associazione molto vicina al Governo, ha criticato l'operato di Agricat. Si chiede un intervento per sbloccare la situazione. Sarà interessante, per questo, capire l'esito della riunione del 3 settembre. 

Modulistica troppo complicata

Uno dei punti caldi è la complessità della modulistica lamentata dagli agricoltori, mentre da Agricat si risponde che le domande spesso non sono compilate correttamente. Un cortocircuito. Resta evidente, vista la posizione comune di Confagricoltura, Cia e Coldiretti, che è necessaria una semplificazione e vista l'importanza dei ristori per la filiera agricola qualche risorsa umana per smaltire il carico di lavoro. 

Confagricoltura Romagna alla carica 

Secondo intervento di Confagricoltura, questa volta dalla Romagna.  

“Il sostegno promesso e atteso da Agricat non arriva - denunciano Carlo Carli e Alberto Mazzoni, presidente e vicepresidente di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini - Le pratiche presentate vengono spesso respinte senza possibilità di visionare le motivazioni a causa del blocco del portale e i risarcimenti erogati sono al di sotto delle perdite effettive. Ad esempio, per quanto riguarda la produzione, i risarcimenti si basano su valori indice che non riflettono i costi reali di produzione”.

Il fondo ha respinto oltre l’80% delle domande in Emilia Romagna e nemmeno i Caa, sottolineano dall'associazione, riescono ad accedere alle singole posizioni sul portale My Agricat.  "Ho provato sulla mia pelle il malfunzionamento del sistema - conferma Mazzoni - Delle due domande che ho presentato, entrambe sono state rifiutate senza alcuna spiegazione in merito ai criteri decisionali. Nella Pec di risposta vengo rinviato al portale che però non funziona".

Oltre ai problemi legati ad Agricat, gli agricoltori lamentano la lentezza delle procedure per l’erogazione dei risarcimenti legati alla Legge 100, gestita dalla Regione.

“Le richieste di perizie geologiche, arrivate il 29 luglio, a mesi di distanza dalla presentazione delle domande, hanno ulteriormente rallentato l’iter burocratico – sottolineano i dirigenti di Confagricoltura – sembra quasi che si voglia ostacolare gli agricoltori piuttosto che aiutarli”.

Interviene anche l'assessore della Regione Veneto 

“L’attenzione al problema dei ristori negati dal fondo Agricat alle imprese venete per i danni da maltempo 2023 della Regione è massima, pur non essendo un problema che dipende da noi direttamente. Lo dimostra il fatto che ancora prima di essere contattato dal presidente di Coldiretti Veneto Salvan, mi ero personalmente attivato presso i tavoli istituzionali competenti. Ho sollecitato una soluzione a un problema che riguarda non solo decine di imprese venete, ma moltissime aziende agricole soprattutto delle Regioni del nord Italia che non si capisce in base a quale criterio siano state escluse dai ristori”. Parole dell’assessore regionale all’agricoltura Federico Caner.

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