Nei comunicati delle aziende agricole e delle associazioni di categoria quando si diffonde una notizia sulla produzione è ormai immancabile un riferimento alle conseguenze del cambiamento climatico. Un compagno di viaggio sgradito ma di cui è difficile sbarazzarsi.
Più che la verdura, ma non è immune, è la frutta ad essere colpita. Situazione grave, si stanno anche pianificando cambi di colture importanti. Al Sud fioriscono avocado, mango, dragon fruit, passion fruit e al nord, per fare un esempio, si punta sul mandorlo. Ingenti le spese per tutelarsi dal troppo freddo e dal troppo caldo: reti, ventilatori, dispositivi per il risparmio idrico e sensori di ogni tipo.
Ma il cambiamento climatico non è solo affare nostro e dell'Europa ma colpisce i campi e le colture di ogni latitudine ed emisfero. Il problema si sente soprattutto per quei prodotti che da noi non si producono e ricoprono un ruolo importante nella nostra dieta e carrello della spesa: il caso delle banane.
Uno studio di Rabobank: "A rischio le banane per l'Europa e gli Usa"
Rabobank è una banca cooperativa che investe nella sostenibilità. Nel suo portale ha ospitato il contributo di Camila Bonilla Cedrez, ricercatrice in climate & environmental risk, e Cindy van Rijswick, global strategist in Fresh produce e farm inputs. Chiaro già dal titolo lo studio: Il cambiamento climatico potrebbe compromettere l'approvvigionamento di banane in Europa e negli Stati Uniti.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici: raccolti meno certi, più malattie e necessità di acqua
Uno dei dati, ma non l'unico, del cambiamento climatico, è la frequenza e l'intensità maggiore degli eventi meteo. Nel concreto per il settore delle banane si traduce, come scrivono le due ricercatrici, in "fluttuazioni nei raccolti, maggiore richiesta di acqua e un aumento della pressione delle malattie".
Una mappa dei Paesi più colpiti
Un dato interessante per gli importanti è l'intensità del fenomeno Paese per Paese. Una mappa del rischio climatico messa a disposizione nel contributo delle due esperte. "In America Latina, i raccolti in Colombia e Panama saranno probabilmente i più colpiti. Altri importanti paesi produttori di banane, come Costa Rica e Guatemala, potrebbero dover investire in pratiche di adattamento climatico per mitigare l'impatto negativo".
Ma non è finita qui: "Ecuador e Repubblica Dominicana sembrano essere in una posizione migliore. Tuttavia, l'aumento delle temperature richiederà a tutti i paesi fornitori di prestare particolare attenzione alla pressione delle malattie e ai problemi di qualità del frutto, così come alle distorsioni di mercato causate dalle questioni legate al cambiamento climatico in altri paesi".
L'Italia importa 500 milioni di banane
Il mercato sarà pesantemente influenzato da queste dinamiche. Ad essere colpito l'export dei Paesi latino americani e i nostri consumi. Gli ultimi dati diffusi da Fruitimprese parlano di 800mila tonnellate di banane importate in Italia che corrispondono a oltre 500 milioni in valore.
Ben lontana l'ananas, superata in valore dall'avocado. Quest'ultimo vale 161 milioni. In continua crescita ma ben distante dalle banane. Presenza costante della nostra dieta e primo superfood.
Preoccupazione per Europa e Usa
Lo scenario dipinto vira verso tinte forti. "L'offerta di banane negli Stati Uniti e nell'UE potrebbe essere a rischio a meno che non vengano intraprese azioni tempestive. Queste aree geografiche dipendono fortemente dalle forniture di banane provenienti da pochi paesi, il che potrebbe portare a una maggiore concorrenza e a rischi più elevati. Ridurre questi rischi è una responsabilità congiunta di tutti gli attori coinvolti: non solo dei produttori, ma anche degli importatori e dei rivenditori nell'UE e negli Stati Uniti".
Le strategie di difesa?
Che fare? Queste le strategie indicate: "La diversificazione delle fonti (ad esempio, verso l’Africa e altri paesi dell'America Latina) e il sostegno a un passaggio verso sistemi di produzione più robusti. Queste strategie comprendono l'investimento nello sviluppo di nuove varietà, il miglioramento della salute delle piante, la riduzione della monocultura (ad esempio, attraverso la rotazione delle colture o la piantagione di fasce tampone) e il miglioramento della gestione dell'acqua. Tutte queste strategie comportano dei costi, ma anche il non fare nulla ha un prezzo".
Un programma simile a quelle di diverse altre colture, ma se per la gran parte dell'ortofrutta possiamo fare affidamento sui nostri produttori - anche per alcune specie esotiche come avocado e mango - sulle banane non c'è produzione sui nostri terreni.