La Castagna di Cuneo Igp è stata rilanciata nel 2023 con un nuovo disciplinare, raddoppiando il numero di iscritti al consorzio.
Si tratta ancora di cifre che rappresentano una piccola parte della produzione della provincia (41 aziende su 53 ettari, l’1% su circa 4.100 ettari) ma il Consorzio sta già guardando avanti.
L’incontro di ieri (24 ottobre 2024) a Chiusa Pesio ha infatti mostrato le potenzialità di un consorzio di valorizzazione e promozione mettendosi a confronto con due realtà di successo, anche se in settori diversi.
Così, Federico Desimoni, direttore del Consorzio Tutela Aceto di Modena Igp, e Marco Fino, direttore del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino hanno portato la loro esperienza.
Certificare un’identità univoca e non replicabile
Secondo Desimoni “un consorzio Igp significa innanzitutto dare un nome e un cognome a un prodotto, vale a dire certificare un’identità univoca e non replicabile fatta di storia, territorio, clima, tradizioni. Questo è quello che cerca sempre di più il consumatore e che le industrie inseguono con politiche di marketing e branding.
”In altre parole, la Castagna di Cuneo Igp potenzialmente non è più una castagna qualsiasi: il consumatore la identifica, la riconosce e la può cercare e trovare".
In effetti, Desimoni ha sottolineato come “la creazione di un consorzio Igp non porti automaticamente valore” e che occorrano azioni concrete. A questo riguardo sono stati citati i casi di alcuni consorzi Igp dell’ortofrutta (Pistacchio di Bronte, Carota di Ispica, Melone Mantovano) che utilizzano strumenti e canali mirati per raggiungere il loro pubblico.
Secondo Thomas Drahorad di NCX Drahorad, che ha moderato l’incontro, “si va da campagne sui social che attivano influencer 'green', al coinvolgimento di canali specializzati nella cucina dedicati ai consumatori, fino a campagne geolocalizzate per raggiungere un pubblico consumer in un’area geografica molto mirata. Queste singole azioni possono essere attivate con budget tra i 10 e i 50mila euro, mentre una presenza annuale con azioni coordinate parte dai 50mila euro”.
Di questa realtà il Marrone di Chiusa di Pesio, rappresentato da Stefano Toselli dell’Associazione La Chiusana, costituisce la punta di diamante, con un prodotto di nicchia (poche decine di quintali) ma con un mercato di consumatori fedeli e appassionati.
“Abbiamo appena lanciato il nuovo sito internet www.lachiusana.it con informazioni su questo prodotto pregiato e apprezzato, che si affianca alla nostra presenza sui social media”.
Dal punto di vista aggregativo, il Museo Regionale di Scienze Naturali, secondo il direttore Marco Fino “ha rappresentato un’azione di unione di realtà diverse e prima indipendenti che, con un fine comune, hanno trovato spazio per sviluppare nuovo valore per il pubblico e per i singoli partecipanti. E questo ci accomuna a una realtà come la Castagna di Cuneo Igp, che ha al suo interno realtà diverse”.
Marco Fino ha ricordato che “il Museo ha riaperto nel gennaio 2024 e dopo 10 mesi ha già superato i 160mila visitatori, mentre nell’ultimo anno prima della chiusura forzata per incendio ne aveva avuti poco più di 100mila. Per questo rilancio boom abbiamo puntato a una riapertura graduale ma estremamente curata nelle relazioni e nella comunicazione."
"Per valorizzare un patrimonio che conta 7 milioni di reperti curato dal nostro team scientifico, abbiamo rafforzato le relazioni internazionali con enti di ricerca e museali, i rapporti con la stampa locale e nazionale e la comunicazione con il pubblico. Questo ha generato un aumento delle visite e un forte richiamo turistico”.
La presenza del direttore di Asprofrut, Leonardo Spaccavento, ha permesso poi di ricordare la potenziali sinergie con un’altra Igp dello stesso territorio, la Mela Rossa di Cuneo.
La produzione annua
Francesco Imberti (Castagna Cuneo Igp) ha ricordato che “attualmente, la stima della produzione media annua di castagne nella provincia di Cuneo, è di 50-60mila quintali, 40mila dei quali ottenuti da castagneto da frutto tradizionale assoggettato a periodiche pratiche agronomiche, 15.000 da castagneto da frutto degradato in cui si esegue quasi esclusivamente la raccolta, e circa 3-5.000 quintali da castagneto da frutto intensivo di nuovo impianto.
Per quanto riguarda i flussi commerciali, il 40-45% del prodotto è destinato fresco al mercato nazionale, il 25-30% all’esportazione e il rimanente all’industria”.
Desimoni ha ricordato inoltre che il Consorzio Aceto Balsamico di Modena Igp, raccogliendo oltre il 66% della produzione, è divenuto interlocutore privilegiato del ministero, delle autorità di repressione delle frodi, e degli enti locali e nazionali. “Questo ci permette di svolgere in modo incisivo azioni che vanno dalla tutela allo sviluppo del turismo enogastronomico per il nostro territorio”.
I rischi da evitare
Ma i consorzi Igp sono esposti a rischi che ne possono minare l’efficacia: innanzitutto la mancanza di investimenti e di strategia. Ma occorre anche che il consorzio sappia crescere negli obiettivi.
In particolare, Desimoni ha riferito che il consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena Igp è passato attraverso tre fasi nei rapporti tra i consorziati: “Inizialmente ci siamo concentrati nello stabilire il perimetro di una concorrenza leale e di aumentare la conoscenza presso il pubblico; in un secondo momento abbiamo puntato a creare le condizioni per una concorrenza sostenibile tramite la creazione di valore per aumentare la differenziazione (promozioni, eventi, fiere); ora siamo nel pieno di una fase in cui stiamo puntando a una concorrenza solidale, dove si costruisce una collaborazione tra le diverse realtà del consorzio e si riconosce che il problema è fuori, cioè si passa dall’io al noi”.
L’appello finale di Francesco Imberti è stato ai produttori che sono stati invitati ad aderire al consorzio: “I requisiti sono elencati nel disciplinare, in primis l’appartenenza al territorio, la produzione delle varietà tradizionali di castagne (ne sono elencate 22) e il rispetto degli standard qualitativi, mentre non è prevista una soglia dimensionale minima”.
Il Consorzio Castagna Cuneo Igp dovrà ora dimostrare se saprà crescere e svilupparsi in modo sano e sostenibile per sviluppare in pieno le potenzialità di un prodotto di qualità inserito in un territorio provinciale che vanta già un caso di scuola: quello che sta avvenendo nelle Langhe (altro territorio di eccellenza della provincia di Cuneo) possa essere di stimolo e ispirazione per guidare il percorso di crescita della Castagna di Cuneo Igp.