Per aumentare l’export dei prodotti alimentari è prioritario il coinvolgimento della grande distribuzione estera. Il messaggio arriva dal Cibus, il salone internazionale dell’alimentazione in corso fino a domani a Parma. Durante il convegno “Cibus Global Award”, che ha presentato il primo studio quali-quantitativo mai realizzato sulla presenza del food “made in Italy” sugli scaffali dei supermercati di Europa, Stati Uniti ed Asia, è emerso che cresce esponenzialmente l’interesse da parte delle catene internazionali per l’offerta dell’industria italiana. Le osservazioni sulla Gdo europea hanno evidenziato che le industrie italiane dovrebbero privilegiare l’investimento sui prodotti a marchio commerciale delle varie catene, che stanno aumentando molto il livello qualitativo tanto da competere con i prodotti di marca, cercando però di evidenziare al massimo sulla confezione la tipicità italiana, accompagnandola possibilmente con informazioni sul prodotto. Negli Stati Uniti il problema è rappresentato dalla vastità del prodotto imitativo, tanto che sugli scaffali spesso convivono prodotti autentici italiani e prodotti falsi. Più complesso il discorso sulla Gdo asiatica, dove il prodotto italiano se non viene spiegato rischia di non essere venduto, con l’eccezione della pasta che è un prodotto dove l’italianità trionfa. Per quanto riguarda Cina (l’analisi si è limitata alle catene di Shangai) e la Corea il cibo italiano è acquistato solo dalle fasce alte della popolazione, attratte dal lifestyle italiano, mentre in Giappone, dove la cucina europea è molto conosciuta da anni, tutti i prodotti italiani hanno grandi potenzialità di penetrazione, anche i prodotti bio.
10 maggio 2012
Cibus, il “made in Italy” trionfa nel mondo
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