Primi in Italia per quote con la marca commerciale, primi per fatturato, primi nello sviluppo dei servizi e, ancora, primi per presenza e reputazione presso i propri clienti.
Più che una dimostrazione di forza, l’atteggiamento che ha animato la consueta conferenza stampa di fine anno dell’ex leader di mercato della Gdo in Italia sul fronte delle quote di mercato, è stata quella di voler mettere i cosidddetti "puntini sulle i", marcando la differenza rispetto a chi, secondo Conad, è certamente un valido competitor, ma gioca in un campionato differente, quello delle centrali di acquisto, non in quello dove invece si confrontano i retailer che sono presenti dalla Valle d’Aosta alla Sicilia con un unico marchio.
Fatturato sempre in crescita
I numeri del 2024 di Conad sono tutti positivi: fatturato a 21,1 miliardi, +4,5% sull’anno precedente, con performance positive in molti format: PetStore Conad (+17,8%), TuDay Conad (+ 5,8%), Conad Superstore (+5,7%).
Se il fatturato in 10 anni è cresciuto del 70% – non secondaria ovviamente l’iniezione portata dell’operazione Auchan del 2020 – in realtà quello che il management di Conad a più riprese ha sottolineato è quell’1,1 miliardi che arrivano dai servizi e dai relativi concept che li mettono in campo, considerati decisivi soprattutto guardando al futuro.
“Nei 20 miliardi di fatturato ci sono le nostre radici, ma senza quel miliardo in più non ci sarebbero le ali per guardare al futuro” ha affermato, ad esempio, il presidente Mauro Lusetti. “Noi vogliamo cavalcare tutte le strade, questo è il mix equilibrato”, ha ribadito il direttore generale Francesco Avanzini. E quindi, poco male se la quota di mercato del 2024 (Fonte Guida Nielsen primo semestre) del 14,98% ora significa il secondo posto in Italia dietro Selex.
La crescente centralità dei nuovi concept e dei servizi
Il cliente chiede anche servizi, e osservando cosa succede tra i principali retailer europei e internazionali, li chiederà sempre di più anche in Italia secondo Conad. Ecco perché quello che viene considerato una sorta di scialuppa di salvataggio in un settore pressoché saturo come quello del largo consumo confezionato, in futuro sarà da monitorare con attenzione.
Obiettivo: andare oltre i classici format della Gdo. E allora spazio ai Pet Store, che aumenteranno – in questo momento sono 166 e fatturano 140 milioni – ai distributori di benzina (Conad Self 24h) con 51 stazioni e 744 milioni di giro di affari. E ancora alle Parafarmacie, con 185 punti di vendita e 133 milioni di fatturato e l’Ottico, altri 23 negozi che portano altri 7,8 milioni.
Fornire servizi significa anche fidelizzare i clienti. Come? Con carte fedeltà (sono 9,8 milioni quelle di Conad) che sono anche strumenti di pagamento (le prepagate, ad esempio, sono 1,9 milioni e sono cresciute del 27%), viaggi creati su misura e in linea con il business di Conad (territori legati al cibo o al vino), ma anche servizi per la salute e assicurazioni.
I prodotti a marchio ormai determinanti
Oggi le 5.300 referenze di prodotti a marchio che hanno generato 6,3 miliardi di fatturato alle casse, si traducono in una quota che in Conad ha raggiunto il 33,7%, nettamente superiore alla media italiana (23,3%, non considerando i discount) e ormai in vista di quella europea che invece arriva al 39%. I prodotti a marchio sono il motore trainante di Conad, sono cresciuti del 4,7% a valore e hanno un peso importante a livello nazionale, considerando che 1 prodotto su 3 in Italia è suo.
Un’analisi che Conad ha chiesto di svolgere ad Ambrosetti, ha fatto emergere altri dati esposti orgogliosamente da Francesco Azanzini: tutta la filiera dei prodotti a marchio, in tutte le varie parti, genera 73,5 miliardi di euro di fatturato e 9,3 miliardi di valore aggiunto, inoltre dà lavoro a 110mila persone, comprese le 70mila che lavorano nei punti di vendita Conad.
Questa abbuffata di numeri si traduce poi in un dato fondamentale: fidelizzazione. Il 22% dei clienti che scelgono Conad (Fonte dati: NIQ consumer) lo fanno proprio per la presenza dei prodotti a marchio, un dato che la posizione sopra Coop (16%) ed Esselunga (11%).
“Abbiamo ancora ampio spazio, il nostro non è un atteggiamento contro la marca industriale, è il cliente che decide cosa sia una marca” ha sottolineato il direttore generale che ha enunciato i focus e le linee di sviluppo dei prodotti marchio per il futuro: convenienza, servizio, potenziamento del premium e, soprattutto, vera sostenibilità e miglioramento dell’area dedicata alla salute e al benessere.
Le sfide del futuro
Nel futuro prossimo c’è la sponsorizzazione della maglia bianca al Giro d’Italia 2025, presentata durante la conferenza stampa con l'arrivo anche di Urbano Cairo, un’operazione che vede Conad legarsi per più anni a quella che è la manifestazione più impattante sul territorio italiano in termini di coinvolgimento di comuni, province e persone (più di 10 milioni).
Nel lungo, da qui al 2030, lo scenario non è semplice da dipanare. Punto fermo: sviluppo di quell’ecosistema dove i servizi, di varia natura, aumenteranno come si è visto sempre di più. Sul fronte dei formati, invece, lo scenario è più difficile da decifrare.
Grande attenzione ai negozi di prossimità, stabilizzazione degli Iper su misure non oltre i 5000 metri quadrati, anche se questo format continuerà nella sua crisi più che decennale ormai. Spazio al mondo discount? Forse, anche se non sembra sia il modello Todis, già presente e di successo all’interno di due delle cooperative del centro sud di Conad, a voler essere utilizzato. “Stiamo verificando se ci sia spazio per un discount vero che non vada in sovrapposizione con modelli che già abbiamo. Non possiamo pestarci i piedi” ha detto con chiarezza Avanzini.
Ulteriore sviluppo nel nord Italia? “Abbiamo tre cooperative, abbiamo fatto acquisizioni importanti, altre ne arriveranno, ma in questo momento arrivano gli ossi, serve la bistecca, bisogna saper aspettare”.
Andare all’estero? Non è nelle corde di Conad, al di là dell’eccezione Albania che è quasi un pezzo di Puglia. “Prima bisogna superare una quota di mercato almeno del 20% nel tuo paese prima di andare all’estero” ha aggiunto Lusetti. “Ma noi siamo prima di tutto un’organizzazione nazionale”.