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03 settembre 2024

Consumi e ambiente, l'Ue deve ridurre l'impronta del suolo

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I consumi alimentari dei cittadini europei hanno un elevato impatto ambientale. 

A dirlo uno studio elaborato da Jrc (Joint research centre della Commissione europea) ed Eurostat (l’Ufficio statistico della Commissione europea) teso a misurare l'impronta del suolo. 

Come si misura l'impronta al suolo

Il modello messo a punto prende in esame tre tipi di terreni, ossia quelli coltivati, i pascoli e le foreste impiegati nell’Unione europea e al di fuori dai confini Ue per coltivare prodotti importati. 

Lo studio si basa su oltre 500 prodotti alimentari. Dalle elaborazione emerge che dal 2014 al 2021 l’Ue sia stata importatrice netta di terre coltivate, ossia di terreni utilizzati per coltivare i prodotti consumati all'interno dell'Ue.

Al contempo è l'Ue è esportatrice netta di prati utilizzati per coltivare prodotti consumati al di fuori dell’Ue.

Entrando nel dettaglio dei numeri, Nel 2021 l’Ue ha importato 50 milioni di ettari coltivati ed esportato 28 milioni di ettari. L’uso interno dei terreni coltivati è stato invece pari a 94 milioni di ettari.

L’impronta degli europei è alta

Secondo Jrc ed Eurostat, il cittadino medio dell’Unione europea, nel corso del 2021, ha utilizzato 0,26 ettari di terre coltivate per soddisfare i propri consumi annui di alimenti. 

Il cittadino medio globale, invece, ha impiegato circa 0,19 ettari.

Considerando che il limite fissato per evitare danni all'ambiente è di 0,25 ettari, risulta che i cittadini europei abbiano uno stile di vita troppo impattante per il Pianeta. 

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