Secondo l'Osservatorio Immagino di GS1 l'indicazione made in Italy non è più sufficiente a riempire i carrelli della spesa
L’effetto inflazione continua ad alleggerire il carrello della spesa, ma ci sono alcuni prodotti in controtendenza. Tra questi le Dop (Denominazione di origine protetta), quelli a residuo zero e quelli privi di glifosato.
A dirlo è la 15esima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, lo studio semestrale che monitora i principali trend della spesa degli italiani analizzando le etichette di oltre 139mila prodotti tra food e non food, i quali hanno sviluppato oltre 47,5 miliardi di sell out, pari all'83,1% di quanto venduto da ipermercati e supermercati nel mercato totale del largo consumo in Italia.
"Industria e distribuzione arricchiscono continuamente le etichette di nuove informazioni, ritenendole un importante mezzo di comunicazione con lo shopper", riassume Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.
Il made in Italy non basta più
I prodotti che richiamano il made in Italy in etichetta si confermano al primo posto sia per numero di prodotti (27,7% delle referenze analizzate) sia per fatturato aggregato (28,3% del totale) ma a crescere, per via dell'inflazione, è solo il dato in valore, +7,4% per un totale di 11,3 miliardi. I volumi acquistati, invece, sono diminuiti del 4,5 per cento.
Crescono le Dop: +1,6% a volume e +9,1% a valore
Crescono però, sia a volume, sia a valore, i prodotti a denominazione di origine protetta, rispettivamente dell'1,6%, e del 9,1 per cento. Non solo: anche la territorialità e l’attenzione ambientale registrano un incremento del 14,9% a valore e del 10,6% a volume.
Ma chi compra i prodotti Dop? "I principali profili di acquirenti di questi prodotti fanno riferimento a consumatori attenti alla qualità, generalmente disposti a spendere di più per prodotti che garantiscano un elevato standard qualitativo, di eccellenza e autenticità - rileva Marco Cuppini - Ma anche amanti della tradizione che apprezzano i metodi di produzione ed il legame con il territorio. Ancora, consumatori consapevoli, informati e at- tenti alle etichette, che cercano prodotti con certificazioni di origine e qualità, sensibili agli aspetti etici e ambientali lega- ti alla produzione alimentare. Spesso sono anche gourmet e appassionati di cucina che cercano ingredienti di alta qualità per le loro preparazioni culinarie. Infine non va dimenticato il crescente numero di turisti e consumatori internazionali che durante i loro viaggi desiderano portare a casa un pezzo dell’esperienza gastronomica vissuta".
La chimica non piace
Ottime performance anche per i prodotti in cui in etichetta si legge un riferimento esplicito al non impiego di prodotti chimici durante la fase di coltivazione.
Cresce infatti l'acquisto di prodotti senza o con uso limitato di pesticidi (+4,1% a volume e +10,7% a valore), quelli a residuo zero/zero residui/senza residui (+43,4% a volume e +67,4% a valore), e quelli glifosato free (+34,2% a volume e +42,2% a valore).
Bene anche i prodotti vegani, che registrano un incremento dello 0,2% a volume e dell'11,9% a valore.
Il packaging e la riciclabilità
Anche nel 2023 il reparto del freddo è rimasto quello in cui viene maggiormente comunicata "on pack" la riciclabilità delle confezioni, presente sul 76,4% delle referenze contro il 73,2% del 2022. Conferma anche per il secondo posto del fresco, con il 66,2% di confezioni parlanti, in crescita annua di +4,4 punti percentuali. A seguire, al terzo posto, l’ortofrutta con il 64,2% (61,9% nel 2022).
Fruttato è il claim dell'anno 2023
Infine, una riflessione sui gusti riportati in etichetta, che secondo l'Osservatorio sono 13 e cioè salato, aromatizzato, acido, gustoso, piccante, saporito, amaro, dolce, speziato, agrodolce, esotico, umami e fruttato. Proprio quest'ultimo, ottavo gusto per valore delle vendite, con oltre 46 milioni di sell-out generati da 160 prodotti a scaffale, ha evidenziato un trend decisamente brillante: +24,4% a valore e +5,7% a volume.