Ismea in una nota stampa informa l'opinione pubblica che nel 2023 sono stati "persi altri 4mila ettari di suolo agricolo". Male. La causa? Il titolo individua un colpevole: "Studio Ismea, effetto covering da fotovoltaico: persi 400 ettari di suolo agricolo nel 2023".
A leggere più nel dettaglio emerge che il cosiddetto effetto covering interessa "poco meno di 400 ettari, il 9,5% del suolo agricolo consumato nell’anno". Insomma, un titolo per un fenomeno minoritario, che rappresenta meno del 10% del totale.
Informazione completa?
Per capire il senso del titolo e del comunicato abbiamo scritto a Ismea. Nessuna risposta. Anche per capire la natura dettagliata di quel 91% di consumo di suolo restante, ovvero: quei 3.600 ettari come vengono consumati? Sappiamo genericamente di "abbandoni, cementificazioni e cambi di destinazione".
Il fotovoltaico consuma suolo?
Il fotovoltaico consuma suolo agricolo? La risposta non è automatica. Lo scrive, ma non in modo esauriente, anche Ismea: "Il fenomeno, che implica un effettivo consumo di suolo agricolo ma che, a differenza della cementificazione, non assume carattere irreversibile, ha interessato per il 51% aree rurali con agricoltura di tipo intensivo, collocate in prevalenza in territori di pianura e collina, il cui impatto sul piano economico e produttivo è significativamente maggiore rispetto ad altri contesti".
"Un altro 28% ricade in ambiti classificati intermedi, il 13% in aree interne con problemi di sviluppo, soggette anche a fenomeni di spopolamento, e solo l’8% in aree urbane e periurbane".
Bisogna capire un dato fondamentale. Questo il ragionamento: se un'azienda agricola di 10 ettari destina 1 ettaro a un impianto fotovoltaico significa che la struttura può avere un introito che permette di continuare a fare con più serenità agricoltura negli altri nove ettari aziendali!
Logica presente nell'agrivoltaico di tipo 2 dove i pannelli montati a terra sono distanziati e permettono la coltivazione interfilare con questo risultato: continuare la produzione agricola anche marginale e a rischio di esistenza grazie agli introiti della produzione energetica. Un modo per evitare l'abbandono delle aziende per mancanza di reddittività.
Il fotovoltaico a terra è stato vietato
Lo studio può essere interessante per capire gli scenari futuri del panorama agricolo? Consideriamo che con il Dl Agricoltura il governo Meloni ha vietato gli impianti a terra ma pure l'agrivoltaico di tipo 2. Per il futuro non si pone il problema.
Resta l'agrivoltaico dinamico e avanzato che però permette la coltivazione sotto i pannelli - possono raggiungere diversi metri di altezza - e anche l'allevamento.
Per di più l'agrivoltaico permette una migliore qualità del prodotto e soprattutto la tutela dal troppo caldo e dal troppo freddo. C'è un minimo consumo di suolo, ma si difendono le aziende dai cambiamenti climatici che stanno desertificando ampie zone della penisola. Questo il problema.