“Lo sapete che oltre ad essere produttori di mele siamo anche ottimi albergatori?
È la prima domanda di Benjamin Laimer, venostano Doc e head of marketing di Vip, appena accoglie myfruit.it nella bella sala riunioni dove solitamente siedono i soci di Mela Val Venosta. L’orgoglio di appartenere non solo a questo angolo di Tirolo in Italia, ma in particolare a una valle che sembra sospesa tra il sole e le montagne, non manca.
Ma la risposta alla domanda non è da cercare tra i tanti luoghi dove soggiornare qui in Val Venosta, che restituiscono quell'idea di semplice ed efficiente accoglienza così tipica in Alto Adige. “Noi ogni anno diamo alloggio a 100mila api”, risponde Laimer tra il serio e il divertito. Sì, perché in fondo, quello che un po’ tutti vogliono trasmettere in questo luogo abitato soprattutto da mele, lungo circa 70 chilometri che inizia a Tel e finisce a Malles, è un mix di serietà e una buona dose di simpatia e convivialità.
Se da un lato lo sguardo, all'orizzonte, mostra meleti a perdita d’occhio che si fondono con nuvole e cime innevate, dall'altro lato gli incontri e le parole di chi cammina in campagna tutti i giorni fanno toccare con mano un approccio molto concreto, determinato, nonché consapevole di esser parte di un universo differente dalla normalità.
“Noi siamo fortunati perché, se è vero che le mele di montagna hanno qualcosa in più, qui in Val Venosta questo fattore si arricchisce di tante altre sfaccettature che rendono questi frutti ancora più unici e caratteristici.
Ma assaggiando una mela della Val Venosta, indipendentemente dalle tante varietà che anche qui sono coltivate, da cosa si capisce questa unicità? “Prima di tutto dal sapore intenso difficile da trovare altrove – rivela Laimer – Sapore che deriva dalla lenta maturazione che le mele hanno qui in Val Venosta”.
Una lentezza che apporta più aroma, come se le caratteristiche organolettiche presenti in ogni varietà si concentrassero ancor di più grazie a un incedere più delicato del processo vegetativo della pianta e del frutto, quasi senza strappi. Profumi e sapori, quindi, più intensi, insieme a una conservabilità che in modo del tutto naturale aumenta una volta che una mela di questa valle viene riposta nel cestino di casa. “A questo bisogna unire il profumo e il colore, entrambi brillanti, agevolati dal classico sbalzo termico che caratterizza gli ultimi 15 giorni prima dell’inizio della raccolta delle prime mele tra settembre e ottobre”.
Tutti fattori che derivano da un microclima davvero particolare, considerando che siamo all'interno del meleto omogeneo più alto d’Europa, con coltivazioni che vanno dai 500 ai 1.000 metri sul livello del mare. “Abbiamo poca pioggia, precipitazioni medie tra i 400 e i 500 millimetri all'anno, mentre già a Merano, a due passi da qui, saliamo a 800 millimetri. E poi c’è il nostro vento, che fischia in modo continuo tutto l’anno; anche questo è un valore, perché il clima asciutto allontana l’uso di funghicidi”. Ecco perché il biologico qui è di casa – e lo sarà sempre di più anche in futuro – e le api hanno quindi trovato dimora, anzi, dei veri e propri alberghi.
Infine, ultimo ma non meno importante, il fattore umano, come al solito determinante quando si cerca gusto e originalità in ciò che mangiamo: “Da noi in Val Venosta tutti i 1.700 produttori di mele ci mettono passione e professionalità”.
La coltivazione delle mele qui è iniziata negli anni ’40 del secolo scorso e sin dall'inizio fu chiaro come stare insieme fosse necessario per fare un ottimo lavoro, complice anche la presenza di fattori naturali ideali. Ottanta anni dopo il senso di comunità si è sedimentato ancor di più, tanto che questa Valle è compatta non solo perché omogenea dal punto di vista territoriale, ma anche perché unita e fiera. Insomma, sembra un luogo ideale per coltivare le mele. “Non solo. Per noi la Val Venosta è proprio il Paradiso delle mele”.