Sostenuti i prezzi dei prodotti estivi nei mercati all’ingrosso che hanno avuto anche vita lunga, sostenute le quotazioni della merce autunnale/invernale arrivata in ritardo e con temperature primaverili, quindi con poco appeal sui consumatori.
Ma ora, complice anche l’influenza, è caccia alle vitamine degli agrumi. Restano buone le quotazioni per arance sudafricane, spagnole e italiane che vista la richiesta riescono a convivere senza riduzione dei prezzi. Sempre alte le quotazioni delle uve che sono a fine corsa, le varietà senza semi toccano i 5 euro il chilo. Le zucchine in alcune piazze sfiorano i 3 euro il kg, ma in questo mese c’è stato in continuo saliscendi anche all’interno della stessa giornata. E’ tempo di carciofi con il Tema che quota da 0,60 a 0,80 con punte sopra l’euro il capolino in alcuni mercati.
Prime arance siciliane, clementine calabresi sfiorano i 3 euro
C’è ancora prodotto dal Sudafrica, ma arrivano le prime arance siciliane. La varietà Navelina anche nei calibri più piccoli come il 9 sfiora i 2 euro il kg: Bergamo (1,60/1,80), Firenze (1,45/1,80). Il calibro 6 in alcuni mercati raggiunge i 2,40 euro il kg, sui 2 euro a Firenze, 1,80 a Bologna. C’è anche prodotto spagnolo: a Torino il calibro 6 quota 1,40/1,50. Restano sostenuti i prezzi delle arance sudafricane da 1,50 ai 2 euro.
L’analisi di Salvatore Musso di Masterfruit
Una situazione spiegata a myfruit.it da Salvatore Musso, titolare della Mastefruit che opera nel mercato di Milano: “Con l’arrivo della nostra produzione i prezzi non sono scesi e le quotazioni stagionali sono medio-alte, anche per l’origine oltreoceano. Merito della forte richiesta. Con una domanda inferiore ci sarebbero state quotazioni diverse e un effetto sostituzione. Le diverse origini condividono invece il mercato. Il prodotto oltreoceano resterà sul mercato ancora per una settimana/dieci giorni con l’esaurirsi delle giacenze di magazzino. Non si importa più”.
Quotazioni buone: “Non si trova un’arancia sotto l’euro, anche quelle con i calibri più piccoli che sono molto richieste per le spremute. Quelle con pezzature più alte sono meno frequenti anche a causa del clima mite. C’è la varietà Navel ma finora il colore non è intenso e anche il sapore non si avvicina ai gradi Brix richiesti“. C’è da aspettare perchè il prodotto sia di miglior qualità.
Clementine calabresi fino a 3 euro il kg
Le clementine calabresi con foglia alla rinfusa sfiorano i 3 euro il kg per i calibri più grandi. Le quotazioni in alcune piazze: Bologna (2,50/2,90), Genova (2/2,20), Torino (2/2,20). Tengono il prezzo anche le pezzature più piccole. Quotazioni importanti anche per le Clemenruby spagnole. E’ tempo anche di bergamotti calabresi che superano abbondantemente i 2 euro il chilo. Resta intorno all’euro il Miyakawa siciliano, mentre i pompelmi gialli e rosa sudafricani quotano intorno a 1,50 il chilo. Infine i tangeli calabresi sono intorno a 1,50 euro il chilo.
Limoni dalla Turchia, primo fiore italiano sfiora i 2 euro
La varietà interdonato arriva dalla Turchia con queste quotazioni: Bologna (1,80 euro), Padova (1,45), Rimini (1,40), Verona (1,30). Il primo fiore vede prodotto con origine italiana e spagnola. Le quotazioni di entrambe le nazionalità vanno in media da 1,50 fino a toccare i 2 euro il chilo. C’è sempre limone Eureka da Sudafrica e Argentina che quota in media 1,50 euro il chilo.
Uve a fine corsa con la senza semi si arriva a 5 euro il kg
La varietà Italia quota in media sui 3 euro il kg, la senza semi dai 4 ai 5 euro. Salvatore Musso offre il quadro della situazione a myfrui.it: “Tradizionalmente con le uve arriviamo a metà novembre con la raccolta, la conservazione permette di offrire il prodotto per Natale e Capodanno. Per alcune varietà si prosegue fino a gennaio. Quest’anno non arriveremo a fine mese. Le quotazioni rimangono ancora buone, quindi non conviene speculare come negli anni scorsi per avere buone quotazioni a Natale. Si vende già bene ora e allora si vende”. Il Natale con l’uva sarà raro o abbastanza costoso.
Ortaggi altalenanti, buon avvio per i carciofi
Gli ortaggi sono in balia del clima. Esempio chiaro quello delle zucchine: “Un’altalena continua. Risentono del clima e con le giornate dove si è registrata una punta di freddo si è destabilizzata la produzione e la qualità. Impennata di prezzo per il sotto serra e crollo per chi ha subito le intemperie quindi anche nell’arco della stessa giornata si è passati da 2 a meno di 0,50 euro“.
I carciofi? “Sono tra i primi prodotti invernali – spiega Mussu – e la gente vuole cambiare gusto dopo tante zucchine. C’è un buon consumo. La patria del carciofo è la Sardegna – nonostante la buona qualità pugliese, siciliana, toscana e di altre regioni – e il prodotto ha buone quotazioni. La varietà Tema si posiziona bene con buona allocazione rispetto alle altre cultivar”.
La varietà spinosa dalla Sardegna quota tra 0,90/1,10 euro il capolino. Il violetto pugliese da 0,60 a 0,80 euro e il Tema sardo in media 0,70 ma in alcuni mercati supera l’euro: a Roma fino a 1,20 euro.
Al rialzo le noci, ma stanno per arrivare le americane a pressi stracciati
Marco Zaniboni, operatore dell’azienda Laffi Giorgio al Caab di Bologna, offre a myfruit.it la dinamica delle vendite di frutta secca. Iniziamo dai legumi che “stanno andando bene”. Capitolo noci: “Stanno finendo le estive cilene, dal nostro emisfero sono arrivate per prime le francesi. Ma si sono sbagliati con le previsioni del raccolto, sono arrivate le prime quote con prezzi non alti, ora sono emerse le problematiche dovute al caldo e si stima una riduzione del 30/40% della produzione”.
La conseguenza sui prezzi? “Aumenti che si stimano pari a 20/30 cent per ogni scarico. Ora le top calibro sono a 2,50/3,50 euro. Il prodotto italiano con la varietà Lara ha visto una quotazione di 2,50/3,50 euro ma si tratta di calibri piccoli che non sono richiesti mentre le noci grosse arrivano a 6/7 euro“. Soffrono la concorrenza cilena e francese. Poi il prodotto dagli Usa che dovrebbe arrivare a “novembre con quotazioni molto basse, sui 2 euro e non si sono mai viste costare così poco ma non conosciamo ancora la qualità”.
Si vendono poco le nocciole, le italiane più costose rispetto all’anno scorso
Le nocciole? “Se ne stanno vendendo poche, anche oggi si vedono nuvoloni ma il termometro segna 19 gradi”. Clima poco invogliante. I prezzi? “Le italiane presentano delle quotazioni più alte: siamo a 4,50 euro rispetto ai 3,50 dell’anno scorso. Vengono acquistate da molte aziende agricole che hanno perso parte della loro produzione, così integrano per avere prodotto per le sagre. Prezzo uguale per la Francia mentre l’origine Oregon Usa si vende a 5,70/5,80″.
Altri prodotti? “Ferme le arachidi, sono arrivati i datteri da Israele ma bisogna fare i conti con le conseguenze della guerra e la difficoltà di trovare manodopera. Dalla Grecia pochi fichi secchi grossi, sono un po’ rovinati, mentre la Turchia parte con prezzi alti. Ci sono prugne piccole che non vanno, le poche grosse registrano alte quotazioni”.
Rincarano i fagioli, lenticchie verso l’India
C’ è richiesta di semi, come quelli di lino, ma si tratta di nicchie. “A causa del caldo c’è stato il rincaro dei fagioli. Quelli bianchi come i cannellini e i corona sono sui 2,50 euro, in aumento pure le lenticchie anche per la grande richiesta del mercato indiano per la limitata offerta del loro mercato interno”.