Poche vendite ma l’uva senza semi schizza a 9 euro il kg nei mercati all’ingrosso. La scelta seedless pugliese paga. Al contrario ma nonostante una buona qualità le clementine calabresi e di altre regioni stentano, tantissima offerta e il prezzo cola a picco. C’è prodotto sotto l’euro. Il Tarocco vede quotazioni anche sopra i 3 euro ma le arance Navel a prezzi meno sostenuti vengono preferite. I cavolfiori registrano prezzi abbondantemente sopra i 2,50 euro il kg e spesso sfiorano i 3 euro, un po’ meno cari i broccoli mentre le zucchine (calibro 14/21) spesso sono sopra i 2 euro. Forte interesse per la frutta secca, ma non vendite eccezionali.
A Brescia l’uva a 9 euro il kg
Al mercato all’ingrosso di Brescia Luca Feroldi, venditore della ditta Gardafrutta, fotografa per myfruit.it le dinamiche di mercato. I prodotti che vanno di più? “Non è un gran periodo, un momento di calma. In questa situazione è originale la richiesta di uva. Oggi la senza semi pugliese ha quotato 9 euro il chilo. Eppure è la più richiesta, una domanda senza confronto con le altre varietà”. Finale a prezzi alti previsto per le uve.
Clementine a picco, Tarocco ancora non pronto
Gli agrumi?” Nonostante una buona qualità non si vendono le clementine. C’è troppo prodotto che arriva dal sud e quota sotto l’euro. Sulle arance c’è il Tarocco con il calibro 4 che si vende in padella sui 3 euro, il calibro 9 di qualità media a 1/1,20 euro il kg ma non è ancora pronto per colore e per il gusto che resta acidulo”.
Si vende più facilmente il Navel perché competitivo a 1 euro per i calibri 4 e 6 sottolinea Luca che sugli agrumi misura una richiesta non eccessiva: “Anche il Tarocco si vende, ma si va a rilento”.
Carciofi: poca richiesta per il pugliese, carenza di spinoso sardo
Capitolo ortaggi: “C’è carenza di zucchine e salgono i prezzi. I carciofi pugliesi, varietà Romanesco, si vendono poco anche perchè predominano i calibri piccoli, poco richiesto pure il Madrigal. Manca lo spinoso sardo dove le quotazioni per una qualità medio bassa toccano 1,50 euro il capolino. Il Tema ha quotazioni basse, anche 0,30 euro. Un prezzo che non accontenta il fornitore che con la buona qualità tocca i 0, 50 euro.
I litchis hanno perso qualche euro, freno a meno su ciliegie peruviane a 65 euro
L’esotico? “Non sta andando come sempre, poi ci sarà la ressa prima di Natale. Avevo i litchis rametto dal Vietnam a 22 euro il kg la settimana scorsa, ora sono scesi a 16. In cadute pure le ciliegie peruviane che negli anni scorsi si vendevano. Il bauletto da 2,5 kg quota sui 75 euro. Non va neanche il mango che un 11 pezzi si dovrebbe vendere a 50/60 euro”.
C’è richiesta di datteri e fichi
Marco Zaniboni, operatore dell’azienda Laffi Giorgio al Caab di Bologna, scatta la sua fotografia per myfruit.it: “In questo periodo c’è più interesse ma non è sinonimo di grandi acquisti. In questo momento c’è richiesta di datteri e fichi secchi, ma ricordo che prima eravamo quasi a zero. I primi vanno anche grazie alla domanda di tanti extracomunitari, al contrario i fichi hanno una tendenza a calare anche perché visto come calorico e quindi demonizzato. Senza dimenticare che quest’anno la raccolta è stata scarsa e si cercano pezzature grosse e colore chiaro”.
Le quotazioni dei datteri? “L’origine Tunisia 3,50/4 euro il kg con calibri medi, il prodotto è un po’ secco.Con Israele si sale a 8/12 euro il kg per il diamante, quello con calibro più grande, che però scarseggia per problemi di raccolta quindi in media siamo sui 10 euro. Incide la guerra con un certo tipo di cliente che non lo prende per motivazioni ideologiche”.
Bene le castagne secche, surrogato delle fresche
Le castagne? “Vanno quelle secche come surrogato di quelle fresche, anche da noi in Emilia sono crollati i boschi e c’è più difficoltà a reperire il prodotto. Non manca quindi il prodotto d’importazione poi lavorato qui.
Farina di castagna per il castagnaccio sta andando bene, prima ci si fermava a fine novembre”. Nocciole? “Meno vendite rispetto all’anno scorso quando si sono vendute bene. Quelle con il guscio quotano 4,50 euro il kg, un euro in più le tostate. Le mandorle sono sui 3 euro il kg, la noce brasiliana con il guscio si vende a 8 euro il kg ma sta andando meno bene rispetto al passato”.
Il capitolo noci? “Ci sono tutte le origini, sono arrivate le californiane e c’è ancora del Cile. Costano poco, tra i 3/4 euro. Il prodotto italiano si vende oltre i 7 euro per una pezzatura medio grossa. L’uvetta sultanina si sta vendendo bene negli ultimi giorni sia quella piccola turca a 3,50 euro che quella cilena grossa e bionda a 6,50 euro.
Al mercato di Pagani si vende poco anche l’ananas
Sabatino Lombardi è un giovane imprenditore del mercato di Pagani dove guida la ditta di famiglia, presente da tempo al mercato, e offre una lettura delle dinamiche di mercato. “Per il periodo non si vende bene neanche l’ananas, l’avocado si vendicchia ma rispetto all’anno scorso con un calo del 10% – la ditta è molto attenta all’esotico -. Il mercato è in frenata. Le clementine si vendono ma siamo sui 0,80/0,90 euro il kg, ci si aspettava qualcosina in più ma c’è tanta offerta. Le pere stentano per il prezzo alto, siamo a 3,50 euro per un buon calibro dell’Abate, mentre tengono le mele“. Su quest’ultimo prodotto Lombardi è tra i maggiori acquirenti/venditori d’Italia per la Melinda. Ed arriva una buona notizia: “Un mio cliente, Biagio Carrella titolare della società Primavera, ha vinto un’auto con il magic code di Melinda e Solarelli. Il 14 dicembre faremo la premiazione e la consegna dell’auto al mio stand dove interverranno i responsabili della Melinda e Solarelli”.
La Basilicata sbarca al mercato di Milano
Intanto, Regione Basilicata, Fondazione Eni Enrico Mattei e Sogemi, società del Comune di Milano che gestisce i mercati agroalimentari all’ingrosso della città, hanno siglato un protocollo di intesa, della durata di tre anni, per sviluppare nuove sinergie tra le tre realtà, con l’obiettivo di programmare e realizzare nuovi progetti e attività per valorizzare il territorio lucano e le sue produzioni agroalimentari attraverso azioni di comunicazione e promozione nel capoluogo lombardo.
L’Assessore alle Politiche agricole della Regione Basilicata, Alessandro Galella, ha commentato la nuova collaborazione con Sogemi: “Si tratta di una importante collaborazione che ci permette di attuare una strategia di posizionamento e branding basata soprattutto sui prodotti di qualità della Basilicata, ovvero caratterizzati da una certificazione di indicazione geografica come i prodotti a marchio Dop e Igp”.
Il responsabile dei progetti territorio della Fondazione Eni Enrico Mattei, Cristiano Re ha detto: “In Basilicata l’agricoltura ha una rilevanza superiore alla media italiana: l’incidenza sul valore aggiunto nel 2021 raggiungeva il 5,8%, una volta e mezzo rispetto al mezzogiorno e oltre due volte e mezzo rispetto al dato Italia. Il settore gode di ampi spazi di crescita se percorrerà il percorso dell’innovazioe”.
Il presidente di Sogemi, Cesare Ferrero, ha sottolineato l’importanza della collaborazione affermando che: “Questa partnership rafforza il ruolo del nostro mercato quale infrastruttura strategica, non solo per la città di Milano ma per l’intero Paese”.