25 agosto 2021

Dettaglio, le stime sono tragiche: entro il 2025 persi 3,7 miliardi di euro

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Il boom dell’e-commerce, spinto anche dalla pandemia, rappresenta un problema per il retail. A dirlo è il report “The shape of retail: i costi nascosti dell’e-commerce”, realizzato dalla società di consulenza Alvarez&Marsal con Retail Economics, il quale evidenzia numeri tragici. Stima infatti che da qui al 2025 il commercio al dettaglio, in Italia, perderà 3,7 miliardi di euro. Non solo: la redditività passerà dall'attuale 3,5% al 2,6 per cento. Non si tratta però di un problema ascrivibile solo all'Italia. Le ricadute, sempre secondo il report, ci saranno anche a livello europeo: il calo stimato è di 35 miliardi di euro.

Indietro non si torna

Causa scatenante del problema è, come si diceva, il boom del commercio elettronico dovuto (anche) alla pandemia. Se, infatti, ex-ante Covid-19, gli acquisti online erano appannaggio di una cerchia ristretta di utenti – perlopiù millennials residenti in grandi città con la passione per la tecnologia – e avevano come oggetto determinate categorie merceologiche – elettronica, viaggi – con il lockdown il mondo è cambiato, anche quello dell'ortofrutta. Le restrizioni da un lato, e la necessità di sopravvivere dei retailer dall'altro, hanno infatti impresso un cambiato sostanziale nelle modalità di fare acquisti da parte degli italiani, i quali hanno scoperto che l'online non sono solo è comodo e veloce, ma è spesso anche conveniente. Per tale motivo, si stima che tra il 2021 e il 2025, in Italia, la transizione del retail dal fisico al digitale avverrà con volumi medi annui del 13,5%, un tasso di crescita superiore rispetto ad altri Paesi europei. Secondo l’indagine di Alvarez&Marsal, infatti, gli italiani considerano permanente la rivoluzione digitale che ha investito il mondo dei consumi domestici. In particolare, il 38,4% non vuole tornare a un modello di acquisto pre-pandemia, un livello che scende al 33% tra gli spagnoli e al 29,6% tra gli inglesi.

Crescono gli acquisti online anche nel food

Dunque si starebbe affermando una nuova categoria di consumatori, i cosiddetti consumatori digitali. Il cui profilo – per ora – coincide con un soggetto di sesso maschile, di circa trent’anni di età, che vive in città, è ben istruito ed è ben dotato di strumenti tecnologici che gli consentono di fare acquisti online in sicurezza. Ma si tratta di un profilo in evoluzione, soprattutto se si considera che gli acquisti sul web sono sempre più semplici, agevolati da un lato da piattaforme user friendly, dall'altro dalla crescente diffusione degli strumenti per il pagamento elettronico. In ogni caso, i consumatori digitali, dal 2020 al 2021, hanno incrementato gli acquisti digitali nel settore fashion dal 2 al 12,9%, nel personal care dal 2 al 12,8% e nel food dal 2 al 9,9 per cento. Percentuali che, a quanto sembra, sono destinate ad aumentare.

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