18 dicembre 2023

Esselunga a Forlì, braccio di ferro infinito

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Esselunga vuole Forlì, ma Forlì non vuole Esselunga. La notizia è ufficiale, entro i primi mesi del 2025, l’insegna aprirà anche nel capoluogo romagnolo. Ma, se prima in progetto c’era un megastore, oggi si parla di un negozio di 1.500 metri quadrati di superficie di vendita. “Abbiamo realizzato anche una rotonda già funzionante e un parcheggio da 80 posti auto che sarà presto collaudato e che entro giugno dell’anno prossimo verrà ceduto al Comune per la libera fruizione dei cittadini”, fanno sapere da Esselunga, l’insegna che è anche tra gli sponsor del Natale forlivese (“Abbiamo voluto fare la nostra parte – 75.000 euro, ndr – perché ci sentiamo già parte della città e volevamo dare un segno concreto ai forlivesi”).

“Sarà un punto di vendita di dimensioni contenute rispetto al nostro standard, ma ideale per soddisfare le esigenze della città e dotato di tutti i servizi che ci contraddistinguono: reparto frutta e verdura, panetteria, gastronomia, macelleria, reparti pesce, carne e ci sarà anche un bar. Sarà attiva l’opzione spesa a domicilio, oltre all’e-commerce già presente”. Nel negozio lavoreranno almeno 100 dipendenti e la maggior parte saranno neoassunti dal territorio.

Ricorso al Tar

Le associazioni di categoria, però, non sono contente, tanto che mercoledì scorso è arrivata la notizia della notifica di un ricorso al Tar da parte di Confesercenti. “Dopo aver chiesto e ottenuto accesso agli atti, ci è stata sottolineata un’applicazione scorretta della superficie di vendita – spiegano dal Gruppo Esselunga – Confesercenti chiede la revoca del permesso di costruire. Posto che riteniamo che la pratica sia corretta, ci sembra che chiedere la revoca del permesso di costruire sia del tutto sproporzionato rispetto a quella che sarebbe una mera questione di arredo interno al negozio che non cambia la sostanza. Pensiamo – proseguono – che Confesercenti abbia intuito che il cantiere fosse riconducibile a Esselunga e che, così, abbia pensato di portare avanti un’azione di concorrenza non sana, che non si porta avanti sul piano dell’offerta al cliente, come dovrebbe essere, ma nelle aule di tribunale. In ogni caso mancano i presupposti per fermare il cantiere. Siamo molto tranquilli sull’esito di questa vicenda”.

I lavori in via Ravegnana così, continuano a procedere a pieno regime: “Ci piacerebbe portare la nostra offerta ai clienti con i nostri prezzi a scaffale – concludono da Esselunga – per dare un’alternativa ai cittadini di Forlì aprendo il negozio entro il primo trimestre del 2025”.

Le ragioni di Confesercenti

Ma come nasce il ricorso? “Le società che sinora risultano essere titolari della concessione edilizia e dell’autorizzazione commerciale che la sottende, dell’intervento commerciale in via Ravegnan-angolo via Bonaparte, hanno istruito pratiche fondate su una interpretazione della superficie di vendita assolutamente difforme dalla più puntuale sentenza del Consiglio di Stato, dedicata al tema. Di tanto abbiamo informato gli Uffici Tecnici del Comune che, ne siamo certi, provvederanno a rettificare gli atti”, dice Giancarlo Corzani, direttore di Confesercenti, che continua: “Noi pensiamo che la vicenda legata alla superficie di vendita della medio-piccola struttura alimentare di via Ravegnana, troverà logica soluzione negli Uffici tecnici del Comune di Forlì, rispettosa, la soluzione, delle evidenze giuridiche emerse, così come della prassi seguita sinora in tutti gli altri casi assimilabili, pronti altrimenti a seguire le altre diverse opzioni di cui possiamo disporre per tutelare i nostri associati”. Confesercenti spiega infine di valutare anche il ricorso al Tar.

Confcommercio: “Parità di condizioni per tutti”

Intanto, Alberto Zattini, direttore di Cofcommercio Forlì, plaude l’accesso agli atti richiesto da Confesercenti, che ha portato al ricorso in merito al primo cantiere del colosso lombardo in città, in merito a presunte difformità sulla superficie di vendita: “Le piccole attività non hanno la forza di questi colossi, e questo ci spinge a porci una serie di domande. Non vorremmo mai scoprire che il livello di attenzione è stato diverso a seconda delle dimensioni delle imprese. Siamo molto preoccupati di questo”.

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