Un passo in avanti per fare chiarezza sull'annoso tema dell'etichettatura dei prodotti alimentari potrebbe compiersi grazie all'intervento della Corte dei Conti europea, la quale ha raccomandato alla Commissione di colmare le numerose lacune "soprattutto di natura giuridica".
In altre parole, la Commissione europea è stata invitata a presentare quanto prima una proposta legislativa per armonizzare a livello comunitario il sistema.
Le verifiche dei revisori
Prima di arrivare a queste conclusioni, la Corte dei Conti europea ha verificato l'efficacia dell'etichettatura degli alimenti nel perimetro dell'Unione europea. I consumatori - si è chiesta - riescono a prendere decisioni consapevoli nel momento in cui acquistano prodotti alimentari?
Ha inoltre verificato il quadro giuridico comunitario in materia di etichettatura e ha preso in esame i sistemi di controllo degli singoli Stati membri, le modalità con cui verificano che le imprese del settore alimentare rispettino le norme relative all’etichettatura e il modo in cui la Commissione e gli Stati membri riferiscono in merito a tali controlli.
I risultati di questa indagine non sono stati però soddisfacenti. Sebbene, infatti, complessivamente l’etichettatura degli alimenti nell’Ue aiuti il consumatore nel compiere acquisti consapevoli, ci sono anche “notevoli lacune nel quadro giuridico dell’Ue e debolezze nel monitoraggio, nella rendicontazione, nei sistemi di controllo e nelle sanzioni”.
“I consumatori – si legge nella relazione della Corte dei Conti – si trovano di fronte a etichette che possono generare confusione, essere fuorvianti o non essere sempre comprensibili”.
Un sistema ad alto tasso di entropia
In mancanza di un quadro legislativo condiviso, gli Stati membri si sono mossi in autonomia causando disparità tra i consumatori e tra le imprese del settore alimentare: sette Stati membri dell’Ue (Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lituania, Portogallo e Finlandia) hanno adottato sistemi nazionali obbligatori di etichettatura per determinati prodotti alimentari, altri hanno introdotto nuove pratiche in materia di etichettatura, aumentando l'entropia del sistema.
La confusione, inoltre, secondo la Corte è causata dalla metodologia che sta alla base dei sistemi di etichettatura europei, i quali si dividono in sistemi incentrati su sostanze nutritive specifiche (per esempio NutrInform Battery, FOP Regno Unito) e sistemi a indicatori sintetici (per esempio Keyhole, Heart/Health logos, Nutri-Score).
Poi ci sono le varie diciture a rendere il quadro ancora più complesso: c'è chi riporta in etichetta, a mero scopo di marketing, veri e propri solgan quali "senza additivi”, “senza conservanti", “senza antibiotici”, “naturale” che non hanno una definizione ufficiale e lasciano spazio all'interpretazione del singolo.
D'altro canto a oggi non esistono norme dell’Ue che definiscano i termini vegano o vegetariano.
Il rischio inganno
Secondo l'analisi della Corte dei Conti, il rischio maggiore per i consumatori dovuto alla mancata standardizzazione delle etichette, sarebbe l'inganno. A preoccupare la Corte anche i controlli limitati sulle informazioni che vengono diffuse e le sanzioni pecuniarie che spesso non bastano a evitare abusi.
"Il quadro giuridico lacunoso dell'Unione europea - sentenzia la Corte dei Conti - favorisce la diffusione di slogan e indicazioni poco chiare o addirittura fuorvianti".
Che cosa chiede la Corte dei Conti
Dopo l'attenta verifica, la Corte dei Conti si è pronunciata chedendo alla Commissione maggiore impegno nell'analisi delle pratiche in materia di etichettatura; monitoraggio continuo circa le aspettative dei consumatori; messa a punto di azioni volte a supportare il conumatore nella comprensione delle etichette; rafforzamento dei controlli degli Stati membri sulle etichette volontarie e sul commercio al dettaglio online; miglioramento della rendicontazione relativa all’etichettatura degli alimenti.
Sarà compito del Von Der Leyen bis dare risposta alla delicata questione?