L'Unione europea sembra intenzionata a dire addio all'etichetta per gli alimenti Nutriscore. A rivelarlo l'emittente francese Radio France.
Se confermata, si tratta di un'ottima notizia per l'Italia, la quale si è sempre detta contraria all'adozione in tutti e 27 gli stati membri del sistema a semaforo inventato in Francia e ritenuto divisivo e poco trasparente da diversi stati membri. Ma vediamo i fatti.
La dichiarazione della Commissione Ue
Secondo l'emittente francese, Wolfgang Burtscher, direttore generale per l'Agricoltura della Commissione europea, avrebbe garantito che la futura proposta di etichettatura comune "non copierà nessun sistema esistente".
Quindi, se ne deduce, non si ispirerà e non sarà il sistema a semaforo Nutriscore che, meglio ribadirlo, è già in uso non solo in Francia, ma anche in Belgio, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo e Svizzera. Si tratta, al momento, di un numero esiguo di paesi membri: la maggioranza qualificata nel voto del Consiglio europeo prevede infatti un minimo di 15 paesi favorevoli, i quai devono rappresentare almeno il 65% della popolazione europea.
In seguito alla notizia, i portavoce dell'esecutivo Ue non hanno né confermato né smentito: hanno infatti dichiarato che "l'etichettatura comune resta una sfida", assicurando l'impegno "a fornire ai consumatori informazioni trasparenti in collaborazione con i nostri Stati membri".
Va ricordato che la proposta di etichettatura armonizzata a livello europeo doveva essere presentata dalla Commissione Ue entro la fine della passata legislatura, ma la stessa Commissione, complice il pressing di alcuni Paesi, soprattutto dell’area mediterranea, ha rinviato la pratica.
Perché il Nutriscore non piace all'Italia
La radio francese ha anche sottolineato come l'Italia sia tra i principali oppositori: "Giorgia Meloni - è stato detto - ha più volte incontrato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen per discutere il tema".
In effetti, l'Italia è da sempre contraria al sistema di etichettatura francese caratterizzato da un’arbitraria classificazione degli alimenti, e che basa la valutazione su 100 grammi di prodotto e non su una porzione di consumo. Emblematico il caso dell'olio di oliva, identificato come alimento pericoloso per la salute proprio perché si tiene conto dei contenuti nutrizionali di un etto di prodotto e non delle poche gocce che sono normalmente impiegate.
Per contrastare l'adozione del Nutriscore, Confagricoltura in passato si era rivolta all’Antistrust evidenziando l’ingannevolezza del sistema francese e la sua contrarietà al Codice del consumo. L’Antitrust, nel 2022, aveva accolto i rilievi di Confagricoltura ribadendo i limiti del Nutriscore, fuorviante per i consumatori. Limiti che nel tempo sono stati evidenziati dalla stessa Francia su alcuni prodotti.
Cauto ottimismo
"Con un sistema di valutazione che va dalla A, di colore verde, alla E, di colore rosso, il Nutriscore francese piace ai sostenitori per la sua immediatezza visiva, ma è contestato dai detrattori per il suo essere troppo semplicistico e banalizzante sul contenuto nutrizionale degli alimenti - ha commentato il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida - Per anni ha spaccato in due l'Europa alla ricerca di unità anche sull'etichettatura, attirando in particolare le critiche dei Paesi dell'Europa meridionale dal momento che prodotti tipici della dieta mediterranea come l'olio d'oliva, il parmigiano o il prosciutto vengono penalizzati con un colore che rispecchia un voto basso, come C o D. Questo per l'Italia è sempre stato inaccettabile e un eventuale stop europeo al Nutriscore possiamo giudicarlo come una vittoria, una vittoria italiana".
"Se la notizia venisse confermata sarebbe una risposta importante alle battaglie della confederazione guidata da Ettore Prandini - ha dichiarato Coldiretti - Ma non siamo ancora tranquilli finché non arriveranno conferme con i fatti e manteniamo alta l'attenzione per contrastare un sistema che penalizza prodotti simbolo della dieta mediterranea, non fornendo informazioni ma facendo scattare l'allarme su alcuni prodotti per condizionare le scelte alimentari dei cittadini".
“Sarebbe la vittoria del buon senso che conferma la validità della nostra intensa battaglia a difesa della certezza e della chiarezza nelle informazioni sui cibi, a tutela dei consumatori - ha precisato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti - Confagricoltura, in attesa delle proposte ufficiali della Commissione che auspichiamo basarsi su parametri scientifici e a tutela delle nostre produzioni mantiene alta l’attenzione su questo tema, con l’obiettivo di garantire sempre il rispetto della correttezza delle informazioni per tutti i consumatori”.