È dedicata a un traguardo determinante per l’umanità, il diritto al cibo come prerogativa di ciascuno sul pianeta, la 45esima Giornata mondiale dell’Alimentazione, il World Food Day che si celebra in tutto il mondo mercoledì 16 ottobre.
I diritti umani come il diritto al cibo, alla vita, alla libertà, al lavoro e all’istruzione sono riconosciuti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dai patti internazionali giuridicamente vincolanti, ma sul pianeta 783 milioni di persone vivono in condizioni di insicurezza alimentare estrema mentre 3,1 miliardi soffrono di malnutrizione non potendosi permettere un’alimentazione corretta, con importanti conseguenze sulla salute.
Proprio lo ius cibi, ovvero il diritto universale a un’alimentazione adeguata, sicura e sostenibile sostenuto da programmi di educazione alimentare, è la tesi dell’inchiesta firmata dall’economista Andrea Segrè con l’accademica Ilaria Pertot per Baldini + Castoldi, La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare con prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi.
Storie di povertà alimentare
Attraverso il metodo delle microstorie, caro a Carlo Ginzburg e Giovanni Levi, gli autori raccontano tredici storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale, e ci guidano a conoscere i vecchi e nuovi poveri, in uno slalom fra pensionati e disoccupati che da sempre devono contenere i costi della spesa, fra famiglie e monogenitori cui sempre più spesso il reddito non basta, fra figli, madri e padri che diventano troppo spesso preda di luoghi comuni e fake intorno alle diete e alle strategie nutrizionali, quando non sono ostaggio di disturbi alimentari o dipendenze.
Le pagine del libro chiamano anche e soprattutto all’azione e propongono interventi concreti e strutturali di lungo termine, attraverso un sistema di politiche alimentari urbane integrate all’educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione.
L'evento Fao
Andrea Segrè sarà fra i protagonisti dell’evento ufficiale promosso dalla Fao in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione 2024, il 16 ottobre dalle 10, introdotto dal direttore generale QU Dongyu con i messaggi speciali, fra gli altri, di Papa Francesco e del segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. A confermare l’estrema urgenza del tema sono diversi dati dell’inchiesta sull’impoverimento alimentare, primo fra tutti la costante crescita in Italia dell’indice di povertà assoluta che nell’ultimo anno è passato dal 7,7 all’8,5% della popolazione e tocca ben 5,7 milioni di cittadini.
Soffrono soprattutto le famiglie straniere
Un dato che cresce nelle famiglie straniere dal 28,9% al 30,8% e sale addirittura del 21% nelle coppie con 3 o più figli, colpisce le famiglie monoparentali con un figlio minore incidendo per il 13,3%. Molte le conseguenze: l'aumento dei prezzi ha generato nelle famiglie meno abbienti una riduzione del 2,5% nella spesa reale (ISTAT): le persone più vulnerabli sono spesso costrette a consumare solo alimenti di base o prodotti a buon mercato, spesso malsani.
Cresce il consumo di prodotti vicino alla data di scadenza
E l’impoverimento porta 1 italiano su 3 a indirizzarsi verso prodotti a ridosso di scadenza o esteticamente poco attraenti, 1 italiano su 2 ad acquistare online, 1 italiano su 4 a cercare di auto-produrre il cibo, 1 italiano su 3 a scegliere solo discount.
L’indice di insicurezza alimentare, che misura il livello di accesso delle persone a un cibo adeguato e nutriente, conferma che il numero dei cittadini con mancanza di accesso al cibo e a una corretta alimentazione sale del 26% nel sud rispetto a Nord e Centro e si impenna addirittura del 280% nel cosiddetto ceto popolare rispetto alla media nazionale.
"In questa società – spiegano gli autori dell’inchiesta - potrebbe davvero capitare a tutti, da un momento all’altro, di saltare il fosso della disponibilità economica, amministrando gli esigui 45 centesimi al giorno messi a disposizione dalla inadeguata social card, istituita con legge di bilancio 2024".
"Ad aggravare la situazione non c’è solo la disoccupazione, ma sempre più spesso il cosiddetto “lavoro povero”: lavori precari, a nero e a basso salario, che non garantiscono sicurezza finanziaria, mentre le povertà di genere vedono le donne percepire pensioni inferiori del 27% rispetto agli uomini".
Fonte: Baldini + Castoldi