13 dicembre 2023

Inflazione? “Sembra rincari solo l’ortofrutta”

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Si scrive e si parla di inflazione e spesso i prodotti più rappresentati sono frutta e verdura. Si sa e lo ha ripetuto ieri Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo. Basta fare un tour sui maggiori e minori quotidiani e siti di informazione per la conferma. Il caro vita è identificato spesso con i prodotti della terra. Eppure il paniere è largo.

Si parla poco del maggior costo del denaro

Il presidente ha sottolineato come si parli poco dell’aumento del costo del denaro: “Eppure le imprese sono in difficoltà anche per i tassi alti”. Senza dimenticare le famiglie che devono fare i conti con i mutui per la casa. Restano ancora alti, e si attendono nuovi rincari, i prezzi dell’energia. Fattori di produzione che alimentano le dinamiche inflattive legate anche alle nuove povertà, elemento evidenziato nella slide qui sotto e proiettata ieri durante la conferenza stampa, che incidono negativamente sulla spesa e sugli acquisti.

Prezzi più alti non assicurano il recupero automatico di tutti i costi

Ma i prezzi di molto prodotti sono oggettivamente sostenuti. C’è una risposta e dei numeri: “La dinamica dei prezzi ha compensato la perdita di produzione ma non copre l’aumento dei costi. Il fatturato di gruppo è in calo di pochi punti percentuali ma i margini delle aziende calano. Pensiamo alle assicurazioni non si parla di pochi euro, ma di un raddoppio della spesa. Pensiamo che oltre alla perdita del pero dell’80% c’è il 20% del pomodoro. Se un agricoltore su 200 quintali ne raccoglie solo 30 e 40 c’è un problema”.

Il problema tocca tutto il Paese e diversi prodotti. La  campagna delle ciliegie ha lasciato sul campo il 60% del prodotto, senza dimenticare le castagne con una diminuzione del 50% e in perdita ci sono anche zucche e pesche. Eppure spesso ci si ferma solo agli aumenti dei prezzi.  A volte con conseguenze paradossali come la foto qui sotto dove si vedono prezzi abbastanza popolari nonostante il titolo.

Gli aumenti sono innegabili ma spesso alcune filiere sono più penalizzate di altre nella comunicazione e, quindi, nella percezione dell’opinione pubblica.

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