11 settembre 2013

MelArena. Il nuovo brand delle mele venete

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Nel 2010 alcuni produttori avevano deciso, addirittura, di non procedere neanche alla raccolta, a causa dei prezzi troppo bassi che non consentivano di remunerare i costi di condizionamento e conservazione. Da allora sono cambiate molte cose per le mele venete, in particolare per quelle del comprensorio di Verona «Abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa. Il primo passo è stato quello di costituire un Consorzio – ci dice Fausto Bertaiola, Presidente del Consorzio di Valorizzazione delle Mele Venete -. Poi dovevamo creare un marchio che identificasse agli occhi dei consumatori il nostro prodotto, che ha specificità particolari che dobbiamo essere in grado di comunicare, altrimenti rischiamo di far scomparire una produzione che invece merita».

Nasce così il brand MelArena, che vede proprio in questo periodo il suo debutto sul mercato: «L’Arena di Verona è uno degli emblemi più famosi non solo di Verona ma dell’intera regione Veneto. Fanno parte del Consorzio sette realtà tra OP e Cooperative, con due aziende anche di Rovigo e una di Padova». In totale le strutture che aderiscono al progetto MelArena producono circa 70mila tonnellate di mele, che rappresentano circa la metà di quelle raccolte in Veneto. Marchio unico e coordinamento commerciale unico.

Ma quali sono le caratteristiche che contraddistinguono le mele MelArena? «Le nostre mele non possono competere, quanto a conservabilità, con quelle altoatesine, che sono mele di montagna e hanno maggior acidità. Le nostre, però, sono molto dolci, sono di pianura e devono quindi essere consumate in stagione». Molte le varietà commercializzate sotto questo nuovo marchio, dalle Golden alle Royal Gala, passando per Dallago e Fuji, ma forse quella che meglio identifica questo comprensorio è la Granny Smith: «Questa varietà da noi è superiore rispetto a quella di montagna, perché essendoci meno sbalzo termico tra la notte e il giorno, riusciamo a ottenere un colore verde perfettamente uniforme».

Sul fronte delle vendite anche Bertaiola ci conferma la difficoltà del mercato interno e la maggior dinamicità di quelli esteri, dell’Est Europa in particolare, oltre ovviamente ai mercati tradizionali come quello tedesco. «C’è poi da verificare la prossima apertura del mercato statunitense, che ovviamente è tutto da verificare, ma al quale tutti noi operatori del settore guardiamo con molta curiosità».

Fonte foto: veronasera.it

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