Troppe forme e troppi formati. Nel reparto ortofrutta, secondo Salvo Moncada, titolare della siciliana Op Moncada, a non essere sostenibile è l’infinita varietà di packaging.
“Non è una questione di materiali impiegati, ma di scarti e di spreco durante la fase di confezionamento – spiega – Per ciascuna referenza, servono packaging diversi per dimensione, forma, personalizzazione. In questo modo, a mio avviso, si creano gravi inefficienze. Inefficienze che hanno ricadute negative sia in termini economici, sia in termini ambientali”.
Il magazzino 4.0
Per comprendere la questione, secondo Moncada, sarebbe sufficiente una visita al suo stabilimento, in particolare al reparto confezionamento.
“Sono davvero ingenti i quantitativi di materiale di scarto che derivano dalle lavorazioni – riferisce – Abbiamo rifatto completamente il magazzino in chiave 4.0 e, grazie a un notevole investimento, ci siamo dotati di macchinari sofisticati e veloci, in grado di assecondare le richieste di tutti i clienti e di alleggerire, al contempo, il lavoro dei nostri collaboratori. Ma per diversificare i packaging siamo purtroppo costretti a fare i conti con una notevole quantità di sfridi di plastica e di altri materiali da imballaggio. Per non contare i tempi di lavoro morti dovuti alla necessità di riprogrammare le macchine, di sostituire i materiali, e via discorrendo”.
In altri termini, secondo Salvo Moncada, non si riescono a fare economie di scala. Il che si traduce, in ultima analisi, sia in costi di produzione più elevati, sia in una maggiore immissione nell’ambiente di rifiuti.
“In campo e in serra – argomenta – tra coltivazioni biologiche, metodo integrato, residuo zero, si è fatto moltissimo per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni agricole. Ma è nella fase di confezionamento che si perde di vista la sostenibilità, tre o quattro tipi di lavorazioni per ogni prodotto e per ciascuna insegna vanificano, a mio avviso, gli sforzi messi in atto negli step precedenti”.
La personalizzazione non è in pericolo
Dunque come se ne esce? “Non è facile e non è scontato uscirne – risponde – perché la Gdo dovrebbe mettersi d’accordo e condividere forme e formati dei diversi packaging. Certo ci sarebbero vantaggi economici per tutti”.
“Tra l’altro – conclude Salvo Moncada – non ci sarebbero problemi in ordine alla personalizzazione delle confezioni, perché la brandizzazione, che poi è l’aspetto del packaging che resta più impresso al consumatore, si potrebbe fare ugualmente. Si tratterebbe solo di uniformare i formati. Il che, purtroppo, non lo vedo fattibile, perlomeno nel breve periodo”.