Sono diversi i temi offerti dal convegno sulla nocciola che si è svolto nei giorni scorsi a Vignanello, in provincia di Viterbo. Il Lazio del resto, assieme a Piemonte, Campania, Sicilia e Toscana, è la regione in cui più si producono nocciole e in cui ne sono presenti alcune della varietà più pregiate.
Innanzitutto è stata affrontata la questione della distribuzione delle nuove colture sul territorio italiano, per regolare l'introduzione sui territori locali di nuove piantagioni.
Al convegno è stata poi presente anche una delegazione turca, il Paese che è primo produttore ed esportatore al mondo di nocciole. Questa presenza è stata funzionale per far capire come una sregolata introduzione di nuove piantagioni, senza controlli e senza il via libera delle istituzioni specializzate, possa portare alla produzione di frutti scadenti o minare la biodiversità dell'ambiente in cui la coltura viene introdotta, sia essa su territorio italiano quanto in qualunque altra parte del mondo. In ogni caso, la Turchia non è il solo paese a contendere il mercato delle nocciole all'Italia: in forte crescita sono pure paesi come Argentina, Cile, Corea, Cina e Australia.
Altro argomento trattato è stato quello relativo all'utilizzo dei pesticidi nell'area viterbese. L'uso senza controllo di pesticidi, fertilizzanti e altri agenti chimici ha generato un vero e proprio allarme ambientale in tutta il Lazio a causa degli effetti di tali composti sul territorio locale. Per fortuna, è stato rilevato al convegno, l'allarme lanciato è stato ascoltato in tempo e i comuni “corilicoli” hanno approvato ordinanze e manovre atte a ridurre e contenere l'uso di pesticidi e fertilizzanti, letteralmente salvando la biodiversità e la salubrità della zona. Non solo: grazie all'intervento europeo, è stato possibile bandire del tutto l'utilizzo di alcuni pesticidi e diserbanti potenzialmente molto pericolosi.
06 febbraio 2018
Nocciola, tanti spunti dal convegno di Vignanello
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