Frutta a guscio ed essiccata

20 settembre 2024

Nocciole in Irpinia, innovare per tornare a crescere

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Sono in pieno lavoro i produttori di nocciole dell’Irpinia: infatti, la raccolta iniziata intorno al 20 agosto proseguirà per tutto settembre. 

Negli ultimi anni il comparto, in provincia di Avellino, si è attestato intorno ai 10mila ettari coltivati, al secondo posto in Italia per dimensione, con una produzione che si avvicina alle tremila tonnellate

Capaci di coprire circa il 20% del mercato nazionale, i noccioleti rappresentano per questo territorio un’attività strategica, oltre che radicata. 

La stagione 2024

Per l’annata in corso, purtroppo, alla luce di quanto già immagazzinato, le rese si mantengono al di sotto delle aspettative: “La siccità e le alte temperature di luglio hanno limitato la crescita del frutto – racconta a myfruit.it Antonio Luce, agronomo e produttore – A questo si sono poi aggiunte le piogge di settembre che stanno ostacolando la raccolta. I produttori devono accelerare le operazioni se vogliono evitare problemi di marciume”. 

Manovra non sempre facile: “In Irpinia, la raccolta è solo parzialmente meccanizzata – spiega ancora l’agronomo – sia a causa della forte pendenza di alcuni appezzamenti, sia per la frammentarietà delle aziende. Rari gli appezzamenti che superano i dieci ettari. Questo rende le operazioni più complesse, soprattutto per le aziende più grandi”.

Ma non è tutto: i produttori di nocciole devono ora fare i conti con la cimice asiatica che già l’anno scorso ha dato i primi segnali di presenza e che, in quest’annata, ha avuto una ampia diffusione andando ad incidere sia sui quantitativi che sulla qualità del frutto. 

Anni di crescita e l'assestamento

Negli ultimi dieci anni c’è stato un investimento importante sul nocciolo. Per una serie di situazioni legate al mercato, il prezzo del nocciolo dava ottimi riscontri ai produttori, arrivando anche al doppio di quello attuale. La superficie dedicata è quindi cresciuta parecchio. 

Diverse aziende dell’Avellinese hanno investito anche in areali limitrofi, nella parte alta della Campania, dove la produzione di altre colture si è ridotta a favore del nocciolo. Oggi questa crescita ha subito una battuta d’arresto e i prezzi si sono riassestati. 

“Il mercato del nocciolo va verso la saturazione, si sta piantando in diverse parti del mondo”, sottolinea Luce.

Il futuro

E allora qual è la strada percorrere per proteggere e fortificare una produzione italiana storica come quella dell’Irpinia?

“Tutto il contesto sta cambiando, sia sul mercato che in campo. Sono in atto cambiamenti climatici e fitopatologici che necessitano di un tipo di gestione diversa. Bisogna riequilibrare l’agroecosistema, messo in crisi, negli anni, da una conduzione non sempre corretta. Bisogna agire per favorire la salute delle stesse e la fertilità del suolo", sottolinea Luce che, per la sua azienda agricola Giaquinto, ha deciso di adottare il regime biologico.

Una scelta di cui è fortemente convinto: “Credo sia importante iniziare ad avere una concezione nuova del noccioleto, lavorare per migliorarne la produttività modernizzando le pratiche agricole e innovando il sistema di gestione, con maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e alla tutela del suolo".

" Allo stesso tempo – continua – è necessario avere una visione territoriale. Contro la cimice asiatica, ad esempio, non si può agire in maniera individuale. Serve un ragionamento collettivo”. 

Per Luce, l’Irpinia ha tutte le carte in regola per presentarsi sul mercato con una proposta importante sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo: “Credo che, se tutti insieme lavoriamo in questo senso, possiamo incrementare la produzione della zona. In caso contrario - conclude Luce - soprattutto nelle aree calde dove la pianta soffre di più, si rischia di andare verso il collasso”.

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