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26 settembre 2024

Quarta gamma, c’è ancora tanto da comunicare

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Tutti sanno cosa sono, anche se non conoscono il significato del suo vero nome, e li acquistano spesso, se non addirittura abitualmente. Pochi, però, sono a conoscenza del loro processo produttivo, della loro reale composizione e, soprattutto, di come si conservano. 

Sono alcuni degli spunti emersi dall’indagine che AstraRicerche ha svolto quest’estate, per capire abitudini di consumo e convinzioni degli italiani nei confronti dei prodotti di IV gamma. A commissionare la ricerca il Gruppo Prodotti Ortofrutticoli IV gamma di Unione Italiana Food, che l’ha presentata giovedì 26 settembre a Milano, mostrando i risultati grazie alla presenza di Simona Mastrantuono.

Il nome, questo sconosciuto

La definizione di IV gamma, in se, è chiara: verdure e frutta fresche confezionate in busta o vaschette, pronte al consumo. 

Il nome, però, “IV gamma”, non è facilmente associabile a questa definizione. Sommando coloro che non hanno mai sentito questo nome e quelli che invece lo hanno sentito, ma non ne conoscono il significato, si arriva all’85% del campione intervistato (1000 persone tra i 18 e i 75 anni). 

È un numero considerevole, che fa riflettere, se confrontato con il numero di persone che però dichiara di comprare questi prodotti, il 78%, che certifica invece quanto il loro consumo sia ormai diventato pressoché abituale (solo il 3,9% dichiara di non comprare mai IV gamma).

Conservazione, conservanti e packging: tanti pregiudizi e poca conoscenza

Come conservare i prodotti di IV gamma? Non solo una volta giunti a casa, ma anche durante il trasporto dal punto di vendita? Solo il 37% sa mantenere la catena del freddo in modo corretto, usando ad esempio la borsa frigo. 

Si tratta di un altro problema, non secondario, considerando la modesta shelf life di questi prodotti, che così rischia di diminuire ancor di più e, soprattutto, indurre giudizi erronei nei consumatori. 

Sul fronte della composizione dei prodotti di IV gamma, e quindi sulla presenza o meno di conservanti, suona qualche campanello di allarme. Il 75% degli intervistati pensa che all’interno di una busta di insalata di IV gamma ci siano conservanti, dato che sale all’87% nella fascia di età tra i 18 e i 29 anni. Anzi, il 16% pensa che ce ne siano ancora di più rispetto ad altri alimenti. 

“Un paradosso”, commenta Mario Piccialuti, direttore generale di Unione Italiana Food. “La catena del freddo serve da sempre a conservare il cibo, come è possibile che un surgelato o la IV gamma abbiano bisogno di conservanti? Dobbiamo lavorare per spiegare bene questo”.

A proposito di packaging, argomento delicato considerando che la plastica è il materiale principalmente utilizzato per confezionare i prodotti di IV gamma, i giudizi sono sostanzialmente positivi sul fronte del suo utilizzo (68%) e della facilità di smaltimento (66%). 

Le criticità? C’è un 28% degli intervistati che pensa che cambi il sapore del contenuto e possa avere un gusto di plastica, percentuale che, anche in questo caso, sale al 37% nel caso dei giovani.

Le zuppe, sempre più amate dai consumatori

Se il prodotto di IV gamma più acquistato sono naturalmente le insalate in busta, seguite dalle verdure in busta pronte da cuocere, uno spazio nel carrello della spesa dei consumatori se lo sono conquistate ormai le zuppe

Nel focus che gli ha dedicato AstraRicerche emerge come sia solo il 17% degli intervistati a non acquistarle mai e che tra i driver di acquisto in cima, per l’84% dei rispondenti, ci sia l’essere “fatte con materie prime di altissima qualità”, “prodotte utilizzando materie prime italiane” (79%) e “fatte con verdure di stagione” (77%). 

Tutte notizie certamente positive, che confermano inoltre come innovazione e servizio, due componenti che evidentemente le zuppe riescono ad intercettare, sono ingredienti fondamentali di questo settore.

Il confronto con la I gamma

Una parte dell’indagine si è soffermata sul confronto tra IV e I gamma, ovvero tra prodotti freschi già pronti da consumare e quelli, invece, freschi, ma da preparare. Sostanzialmente, sono più le notizie positive che arrivano per il settore della IV gamma, che quelle negative, benché anche in questo caso ci sia qualche dato che certifica la presenza di preconcetti o, comunque, di mancanza di conoscenza. 

Il 50% è consapevole che questi prodotti consentono di tenere sotto controllo gli sprechi, il 45% li considera più sicuri igienicamente e il 34% sa che garantiscono un risparmio idrico. Su quest’ultimo punto, però, emerge un 17% che pensa il contrario e che quindi non è a conoscenza che i prodotti di IV gamma sono già mondati e lavati. 

A questo, si legge nella ricerca, bisogna poi aggiungere come il procedimento industriale di lavaggio di questi prodotti consumi il 90% in meno di acqua rispetto a quella che consumiamo a casa a parità di prodotto, altra informazione che in molti consumatori probabilmente non conoscono.

Serve un tavolo di confronto e la revisione della normativa

La normativa relativa alla IV gamma risale al 2011, con un decreto del 2015. Le aziende del settore hanno richiesto un aggiornamento perché l’evoluzione del settore ha portato ad altre produzioni e c’è rischio di confusione nella presentazione al consumatore”. È l’opinione, in conclusione, sempre di Mario Piccialuti. 

“Noi abbiamo proposto un’attività virtuosa: un incontro per aprire un tavolo che, abbiamo sottolineato, deve essere multi-stakeolder”. Ci devono essere tutti gli attori coinvolti, quindi, compresa la grande distribuzione organizzata, che veicola quasi la totalità di questi prodotti al consumatore. “Noi siamo pronti con una proposta, abbiamo dato dei suggerimenti, il ministero a breve ci convocherà”.

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