07 marzo 2022

Silvia Carpio (Mazzoni): “Uno scenario senza precedenti”

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“Da oltre due anni il settore ortofrutticolo italiano vive uno scenario che non ha precedenti. L'elenco delle criticità è vasto e vario: problemi fitosanitari in campagna che colpiscono le produzioni agricole, cambiamenti climatici che impattano negativamente sullo sviluppo delle piante e successivamente sulla resa produttiva, rincari delle materie prime e della logistica, carenza di manodopera nei campi e nei centri di confezionamento dettata dalle complicazioni della pandemia, calo dei consumi dell'ortofrutta, in particolare nel segmento dell'Horeca. E negli ultimi 12 giorni la guerra in Ucraina“.

Silvia Carpio, General manager assistant e new business development

Le ricadute della guerra

“Gli effetti della guerra sul settore agroalimentare non sono prevedibili, sia che si parli di breve, sia che si parli di lungo termine. La crisi economica causata da una guerra potrebbe impattare negativamente sul bilancio delle famiglie italiane ed europee – analizza – traducendosi in una disponibilità all'acquisto ridotta anche dei beni di prima necessità, tra cui frutta e ortaggi”.

“Già con l'embargo del 2014 – prosegue – l'Italia ha interrotto ogni tipo di transazione commerciale con la Russia per quanto concerne l'ortofrutta. Oggi con l'invasione dell'Ucraina e le conseguenti sanzioni imposte dei paesi dell'Unione europea, anche il materiale vegetale non sarà oggetto di commercio in queste aree così come altri prodotti dell'industria italiana. Si tratta di capire che destino avranno le produzioni orticole e frutticole dell'Emisfero Sud e Nord che erano destinate proprio a quelle aree colpite dal conflitto bellico. E' possibile che si spostino verso il bacino del Mediterraneo, anch'esso area di produzione, o verso altri territori vocati alla produzione di ortofrutta, provocando un'inflazione dell'offerta. I conseguenti prezzi al ribasso potrebbero impattare negativamente sulla redditività delle aziende agricole locali”.

“La storia ci insegna che le guerre portano inevitabilmente a delle crisi economiche e sociali spazzando via quella quotidianità, quegli usi e costumi di una vita che ci sembrava normale – aggiunge – L'ortofrutta, come del resto ha fatto in questi due anni di pandemia, dovrà organizzarsi per far fronte a situazioni di emergenza, così come altri settori fondamentali dell'economia italiana”.

Il caro noli e le materie prime introvabili

Per quanto riguarda Mazzoni Divisione Fresco, stiamo gestendo l'aggravio dei costi e degli imprevisti che sta colpendo tutti. Si registrano ritardi sulla logistica e mancano le materie prime. Dal Sud America a Rotterdam i noli via mare sono aumentati del 50%, inoltre ci sono ritardi negli approvvigionamenti degli imballaggi, un problema che ci affligge da un paio di mesi. Si registrano situazioni inedite: tanto per fare un esempio, c'è chi non compra più le mele da industria non perché non ha ordini da evadare, ma perché non ha i contenitori per confezionare i succhi. Continuiamo dunque a gestire con la massima attenzione le conseguenze dovute alle variabili onerose che stanno colpendo il settore, dalla produzione alla commercializzazione. Mi auguro che il grido dall'allarme non si fermi solo alla produzione e alla distribuzione e ai centri di confezionamento, ma che venga recepito e gestito con coscienza da tutta la filiera. In altre parole, per sopravvivere tutti, i costi aggiuntivi dovrebbero essere spalmati lungo tutta la supply chain“.

Cauto ottimismo 

“In questo scenario in cui è impossibile fare previsioni – conclude – noi stiamo portando avanti la nostra programmazione e continuiamo a investire e a far fede agli impegni presi. E' un momento difficile, ma occorre guardare avanti con ottimismo”.  

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