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17 marzo 2025

Tea, Ue: i singoli stati membri potranno vietarle

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Il Coreper (comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli stati membri dell'Unione europea) ha deciso

I singoli stati membri dell'Ue potranno valutare se vietare le Tea di categoria 2 (le tecniche di evoluzione assistita, new genomic techniques) sul proprio territorio, invocando il diritto di opt-out per la coltivazione, il che significa che un singolo Paese può introdurre una deroga ad adottare una certa regola decisa dalla Unione europea.

In altre parole, dunque, gli ambasciatori dei 27 stati membri, durante la riunione di venerdì scorso 14 marzo che li ha visti dibattere sul tema dei cosiddetti nuovi Ogm, hanno approvato il mandato negoziale del Consiglio sul regolamento sulle piante ottenute con nuove tecniche genomiche e hanno deciso di dare più potere ai singoli Paesi. 

La proposta formulata mira a promuovere l'innovazione e la sostenibilità nel settore agroalimentare, contribuendo al contempo alla sicurezza alimentare e riducendo le dipendenze esterne.

Tea 1 e Tea 2, le differenze

La proposta, tenendo conto degli sviluppi tecnologici degli ultimi decenni, crea due percorsi distinti per l'immissione sul mercato delle piante Tea. Le piante Tea (o Net) di categoria 1, che potrebbero essere ottenute naturalmente o tramite metodi di selezione convenzionali e che pertanto sarebbero esentate dalle norme attualmente stabilite nella legislazione sugli Ogm.  e non sarebbero etichettate; tuttavia, i semi prodotti tramite tali tecniche dovrebbero essere etichettati

Le piante Tea (o Net) di categoria 2, ossia tutte le altre piante Tea, a cui si applicherebbero le norme della legislazione sugli Ogm, inclusa una valutazione del rischio e un'autorizzazione prima dell'immissione sul mercato. 

Brevetti trasparenti, ma etichette (quasi) mute

Durante la riunione è stato inoltre stabilito che si rende necessario aumentare la trasparenza circa i brevetti. Nello specifico, le aziende che vogliono registrare piante Tea di categoria 1 dovranno dare informazioni su tutti i brevetti esistenti o pendenti, da inserire in un database pubblico gestito dalla Commissione. Su base volontaria, potranno anche segnalare l’intenzione del titolare del brevetto di concedere licenze d’uso. Inoltre verrà infine istituito un gruppo di esperti sulla brevettazione, con rappresentanti degli Stati membri e dell’Ufficio europeo dei brevetti, per valutare l’impatto dei brevetti nel settore Tea.

Per le Tea di categoria 1, è stato deciso che sulle etichette dei prodotti che contengono coltivazioni geneticamente modificate con le tecniche di evoluzione assistita non sarà riportata alcuna informazione in merito. Va precisato che per le Tea di categoria 2 l'informazione al consumatore è invece prevista. 

A tal proposito, il Consiglio propone che, nel caso in cui sull'etichetta compaiano informazioni sui tratti modificati, questa debba elencare tutti i tratti pertinenti. Il che significa, ad esempio, che se una pianta è sia senza glutine, sia tollerante alla siccità a causa di cambiamenti genomici, entrambe le caratteristiche devono essere menzionate sull'etichetta.

Un altro passaggio sostanziale riguarda la tollerenza agli erbicidi: Il mandato negoziale del Consiglio stabilisce che tale tolleranza non può essere uno dei tratti per le piante Tea di categoria 1. Il Consiglio propone questa modifica per garantire che tali impianti rimangano soggetti ai requisiti di autorizzazione, tracciabilità e monitoraggio previsti per gli impianti Tea di categoria 2.

Il prossimo step 

L'accordo sul mandato negoziale del Consiglio consente alla sua presidenza di avviare i negoziati con il Parlamento europeo sul testo finale del regolamento. Il risultato finale dovrà essere formalmente adottato dal Consiglio e dal Parlamento prima che il regolamento possa entrare in vigore.

Sostenitori e detrattori delle Tea

Sulle Tea è da tempo aperto un dibattito che vede i diversi stakeholder fermi su alcune posizioni. Molti paesi dell'Ue, così come la Commissione europea, vorrebbero deregolamentare le Tea, assimilando le colture ottenute con queste tecniche agli organismi non-Ogm. 

Altri stati membri, invece, chetino maggiori garanzie, perché temo di danneggiare il biologico. C'è poi chi evidenzia perplessità nella difficoltà di tracciare questi prodotti e poi chi spinge al via libera per ottenere coltivazioni modificate capaci di resistere meglio agli eventi estremi, in particolare la siccità, ma anche a determinati patogeni, senza intaccare la resa.

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