Ci sono aziende agricole che possiamo definire 4.0. Sono sorvolate da droni, hanno piante controllate da sensori che trasmettono i dati sulle loro necessità idriche e trattamenti fitosanitari e, poi, energia prodotta dagli scarti di lavorazione e dai tetti, gestita via app per ottimizzare il suo utilizzo, robot che si occupano del diserbo e della semina.
Senza dimenticare la vendita diretta online. Chiamiamola transizione energetica, ambientale e anche digitale.
Tutto bene? Non proprio. La diffusione dei saperi e l’adozione della tecnologia non è distribuita in modo uniforme. Mostrano difficoltà a sintonizzarsi su queste onde le piccole aziende.
Un dato che si ricava da uno studio pubblicato ad aprile, il rapporto Wef Agritech: shaping agriculture in emerging economies, today and tomorrow.
Nelle prime righe si legge: “Mentre i progressi nel settore agrotecnologico continuano, l’adozione da parte dei piccoli proprietari terrieri e delle donne agricoltrici, due dei segmenti più vulnerabili, resta una sfida”. Una lacuna da colmare, un vuoto da riempire.
Il problema del trasferimento tecnologico è multidimensionale e interessa sia la capacità finanziaria, sia anche il capitale sociale e culturale.
C’è anche un problema geografico: “Come sottolineato in un articolo di McKinsey Insight a livello globale solo il 39% degli agricoltori ha adottato almeno un servizio tecnologico. Questa media è ponderata con un tasso di adozione del 62% tra gli agricoltori europei, mentre in Asia l’adozione è solo del 9%”.
Come si spiega questa ritrosia? “La mancanza di chiarezza sul ritorno sull’investimento (Roi) per la tecnologia è uno dei motivi principali di un’adozione così bassa”. Così scrivono e pensano Sebastian Buckup e Sanjeev Krishan autori del rapporto.
Il dato interessante per noi europei è che il 40% delle aziende agricole non è connessa con le diverse forme di transizione.
Gli effetti benefici della tecnologia
La tecnologia può permettere la riduzione dei costi di produzione e la valorizzazione dei prodotti - meno trattamenti chimici rendono più salutare frutta e verdura - e secondo gli autori questi risultati si raggiungono sempre più con l'Intelligenza artificiale (IA).
“L’avvento dell’IA e il suo impiego nell'agricoltura di precisione e nella catena di approvvigionamento post-raccolta ha iniziato a scuotere il settore in positivo - sottolineano i due ricercatori - L’elaborazione delle informazioni può aiutare gli agricoltori a guadagnare accesso a informazioni e risorse per affrontare sfide importanti”.
Il traguardo è “democratizzare l'uso della tecnologia, soprattutto per i più vulnerabili”. Il discorso è globale ma interessa anche l’Italia. A iniziare dalla considerazione finale del rapporto: “È essenziale che i politici sviluppino infrastrutture e politiche pubbliche digitali per aumentare l’accessibilità economica dell’agritech”.
Investire in cultura
Importante anche l’investimento in diffusione culturale.
“Il settore privato deve investire nel mappare empiricamente l’impatto delle tecnologie emergenti sull’agricoltura - rese, qualità, entrate, costi di coltivazione, costi logistici e perdita di raccolto post-raccolta - in modo da contribuire a generare interesse anche da parte degli agricoltori dalle piccole e medie imprese agricole, incoraggiandoli ad adottare e utilizzare attivamente tutte le opportunità offerte dalla digitalizzazione delle attività”.
Ci sono tante opportunità da cogliere per ridurre i costi, diventare più competitivi e offrire un prodotto più sano e più buono. Non tutte le aziende però hanno gli strumenti, per partecipare alla transizione, Devono essere sostenute.
Si è lavorato bene con i bandi del Pnrr dove sono stati assegnati tutti i fondi per il bando agrisolare, anche se si tratta di fondi che riguardano solo poche migliaia di imprese.
Ci sono interventi minori - che necessitano di investimenti di poche migliaia di euro, dai droni ai sensori in campo - che potrebbero avere successo anche con una maggiore informazione che incoraggi gli agricoltori a essere più tecnologici per diventare maggiormente competitivi e sostenibili.