Va bene lavorare, ma non di notte e per tutta la vita solo dopo mezzanotte e fino alla mattina. Al mercato all’ingrosso non ci sono turni come in ospedale o in tanti altri mestieri dove c’è alternanza nei tempi di vita. Senza dimenticare che si lavora anche il sabato, sei giorni su sette. Neanche il Covid ha imposto una pausa. Impossibile interrompere la distribuzione di frutta e verdura. Scappano i giovani e imprese con una tradizione lunga più generazioni vanno così a spegnersi.
Una crisi di vocazione
“Una crisi di vocazione. Non vogliono più fare questo lavoro i miei figli, quelli di mio fratello e di tanti altri colleghi“. Parole di Aurelio Baccini, commerciante fiorentino al Mercafir e vicepresidente nazionale di Fedagro, al giornalista Fabio Chiucconi di Tg2 Dossier in una puntata dedicata al lavoro notturno. “Perchè qua solo di notte e in altri posti di giorno?” Una domanda in cerca di risposta. Al mercato di Firenze a gennaio 2023 doveva partire la sperimentazione dell’orario diurno. Poi saltata all’ultimo. Eppure a Roma, per la precisione a Guidonia, la contrattazione di frutta e verdura si fa alla luce del sole.
Difficile trovare chi vuole lavorare la notte
La testimonianza di Baccini, storia familiare di tre generazioni di commercio all’ingrosso, è interessante perchè mette il dito sulla qualità della vita degli operatori: “Non si trovano addetti che vogliono fare il lavoro di notte, preferiscono guadagnare meno ma con altri ritmi. Io mi sono sacrificato, il privato ne soffre, ti abitui a vivere con meno ore di sonno. Mio figlio mi ha detto ma ne vale la pena compromettere la qualità della vita per avere 50 euro in più in tasca?”. Non è una voce isolata visto che in alcuni mercati la maggioranza degli operatori si è espressa per il cambio orario e nella recente assemblea di Fedagro si è messo al centro della discussione il tema. “Senza dimenticare che si riducono le spese energetiche e cala anche il costo del personale”. Altri elementi a favore di una rivoluzione in attesa di luce, diurna.