Dalle 17:00 del 4 settembre fino al 18 dicembre il traforo del Monte Bianco resterà chiuso. O, almeno, così dovrebbe essere secondo una programmazione di lungo termine che impone lo stop per consentire i lavori di ripristino di due porzioni di volta, una sul lato italiano e una sul francese. Poi, secondo le ipotesi più accreditate, dovrebbe essere programmata una chiusura autunnale per i prossimi 18 anni.
Ma nelle ultime ore si è verificato l’imprevedibile: una frana nel comune francese di Freney, poco distante da Bardonecchia e dall’alta Val Susa, ha portato alla chiusura del tunnel del Frejus ai mezzi pesanti, oltre che della linea ferroviaria; al San Gottardo c’è stato un deragliamento e stanotte un gravissimo incidente ferroviario ha tolto la vita, in Piemonte, a cinque operai che stavano lavorando a Brandizzo (Torino).
E, di conseguenza, lunghissime code al traforo stanno mettendo a dura prova autisti, autotrasportatori e merci, soprattutto le più deperibili. In queste ore Italia e Francia stanno dialogando per capire se non sia il caso di rinviare i lavori: con la chiusura del Monte Bianco prevista per lunedì il traffico diverrebbe insostenibile.
Ore di code al Monte Bianco
“L’incidente di questa notte in Piemonte è un dramma in un contesto già problematico – ha detto il ministro dei trasporti Matteo Salvini – Risentirò il mio collega francese perché qui rischiamo veramente il blocco. Obiettivo è riaprire Frejus il prima possibile, ho chiesto la cortesia di rinviare i lavori sul Monte Bianco altrimenti è il caos”.
Secondo quanto ha dichiarato Autostrade per l’Italia, “è di due ore e 15 minuti il tempo di attesa per attraversare il traforo del Monte Bianco, che collega la Valle d’Aosta all’Alta Savoia in Francia. I rallentamenti sono legati alla frana caduta nei giorni scorsi in Savoia. Il tratto di autostrada tra Morgex e l’imbocco del tunnel è stato chiuso per regolare l’afflusso dei veicoli diretti al traforo. Code in tal senso si sono formate sulla strada statale 26 della Valle d’Aosta nella zona di Courmayeur”.
L’allarme di Confindustria
Quando la criticità di queste ore sarà superata, è prevedibile che tornerà attuale il tema della lunghissima chiusura del traforo del Monte Bianco. Per Confindustria Valle d’Aosta si tratta di un fermo troppo lungo: conti alla mano, denuncia la confederazione, si tratta di 72 mesi complessivi, l’equivalente di sei anni di chiusura spalmati su 18. Il che, sempre secondo Confindustria Valle d’Aosta, andrebbe a incidere negativamente sul Pil della Regione: si stima una perdita di quasi il 10 per cento.
A condividere le preoccupazioni anche Federalberghi e Confcommercio: la chiusura del traforo avrà inevitabili conseguenze su tutto il Nord Ovest, con un meno 5,4% del Pil e un impatto negativo sul sistema logistico e sul turismo. Secondo Confindustria, i 72 mesi di blocco della circolazione provocheranno un danno di quasi 11 miliardi in 18 anni.
Quale alternativa per le merci?
In condizioni di traffico normale, ogni giorno il traforo viene attraversato da merci che arrivano dal nord della Francia, dal Regno Unito e dal Benelux, ma anche dal sud Italia, dall’Emilia Romagna e dall’Europa dell’Est. Si tratta di un flusso di circa 600mila veicoli pesanti all’anno, a cui si sommano circa un milione e 200mila veicoli leggeri. Dove si riverserà questo traffico durante le chiusure del Monte Bianco? Le strade più accreditate sono il Frejus, il Gran San Bernardo e, per i mezzi leggeri, i passi del Piccolo San Bernardo e del Montets, i quali però, in caso di nevicate, restano chiusi.
Si prevedono ripercussioni anche sul sul Sempione e sul Brennero, soprattutto per le merci in transito da e per il nord est italiano.
A rischio l’agroalimentare
Quasi i due terzi (63%) delle esportazioni agroalimentari italiane interessano i Paesi dell’Unione europea i quali sono raggiunti perlopiù attraverso i valichi alpini: l’88% delle merci in Italia viaggia infatti su gomma.
E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti: “L’allungamento dei tempi di trasporto – ha spiegato la confederazione – preoccupa soprattutto per il transito delle merci deperibili in una situazione di forte concorrenza estera a partire dalla Spagna. Occorre intervenire nell’immediato con accordi che consentano di ridurre al minimo i disagi, ma anche investire sulla logistica in termini infrastrutturali dove pesa il deficit italiano e intervenire per migliorare i collegamenti tra sud e nord del Paese e con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.