04 febbraio 2021

Floating system, rese da record e rischio zero per le insalate

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Fare di necessità virtù. Secondo questo principio nasce l’impianto floating system dell’azienda Valle Standiana, ubicata entro i confini dell’area protetta del Parco regionale del Delta del Po in località Savio (Ravenna).

Il sito produttivo occupa una superficie utile coperta di 13 ettari (dieci in produzione) dei 100 totali del fondo di proprietà.

“Come tutte le innovazioni il nostro sistema di coltivazione di insalate è il frutto di una necessità – esordisce Gianluca Rossi, ideatore dell’impianto e titolare dell’azienda  – Cinque o sei anni fa abbiamo notato che i costi di produzione delle insalate stavano aumentando, non compensati dai prezzi finali di vendita. I margini, di conseguenza, andavano assottigliandosi. Così mi sono messo a studiare e a viaggiare, con lo scopo di trovare un sistema di coltivazione alternativo, in grado di eliminare i rischi e ridurre i costi”.

Un impianto tailor made

Nasce così l’impianto floating system, dieci ettari di coltura idroponica flottante su pannelli galleggianti in cui le radici delle piante sono immerse completamente in acqua potabile fertilizzata con sali minerali: “Nel 2016 abbiamo optato per floating system – commenta Rossi – Il nostro, a quanto mi riferiscono anche le aziende sementiere con cui lavoro, è il più grande impianto presente in Europa. E, oltretutto, non è stato realizzato chiavi in mano, ma progettato in ogni singolo dettaglio pensando alle nostre esigenze e alla nostra realtà, con un approccio sartoriale”.

Nel 2018 il primo soddisfacente raccolto, ma il successo è arrivato lo scorso anno: “Il floating system – prosegue – a differenza di altri sistemi fuori suolo, non è molto conosciuto e dunque mancano tecnici realmente preparati. Ma ora, dopo due anni di assestamento, siamo entusiasti dei risultati ottenuti”.

Rese che si fanno notare

Per descrivere l’efficienza del sistema, basta il confronto con il pieno campo. A parità di superficie (dieci ettari), con il floating system si ottengono 3.800 tonnellate, con la coltivazione tradizionale non più di 600-650: “Nei nostri dieci ettari – spiega Rossi – coltiviamo nove milioni di piante. In pieno campo, per avere la stessa produzione, occorrerebbero almeno 180 ettari, considerando le rotazioni, i rischi e gli sprechi”.

Il riferimento è all’andamento climatico, alle fitopoatie sempre più virulente che si stanno propagando in campo, alla mancanza di manodopera: “Raccolta, confezionamento e refrigerazione avvengono in ambiente protetto – aggiunge – Il tutto in tempo reale ed eliminando lo stoccaggio all’aria aperta che compromette la salubrità del prodotto e mette in difficoltà gli operatori. Per tale ragione facciamo meno fatica a reclutare personale, anche perché non usiamo diserbanti e facciamo solo qualche blando trattamento contro le malattie fungine e contro gli insetti fogliari con prodotti ammessi nel metodo di produzione biologico”.

Le insalate così prodotte sono in parte commercializzate con il marchio di proprietà Ninfa e in parte commercializzate in confezioni neutre marcate Rossi Ortofrutta srl o Agr’It, entrambe aziende commerciali di proprietà di Rossi.

Non è un prodotto artificiale

“Tengo a precisare – sottolinea Rossi – che il nostro è un metodo di coltivazione naturale al 100 per cento. Le nostre insalate utilizzano luce, acqua, ossigeno sali minerali in maniera più efficiente rispetto alle coltivazioni in pieno campo. Grazie infatti all’apporto controllato e costante effettuato mediante impianti altamente tecnologici, i nutrimenti sono assorbiti secondo il fabbisogno, senza che si verifichino fenomeni di lisciviazione e dispersioni tipici del campo aperto. E, infatti, il nostro è un prodotto di qualità, a dirlo sono i test”.

Secondo quanto riferito dal produttore, le analisi svolte sulle insalate coltivate con il floating system hanno rilevato un alto contenuto di calcio, fosforo e potassio e la totale assenza di metalli pesanti. Inoltre l’aspetto del prodotto risulta fresco e invita all’acquisto: “Tutte queste informazioni – precisa il produttore – a oggi sono riportate solo sul prodotto Ninfa, il marchio di nostra proprietà. Sono le uniche buste su cui ci è permesso farlo, la maggior parte dei nostri clienti predilige confezioni neutre, rinunciando così a informare il consumatore”.

L’innovazione va capita

“Pur essendo le nostre insalate un prodotto di qualità superiore – prosegue – molti dei nostri clienti, a cui conferiamo parte della nostra produzione, preferiscono non evidenziarla. Notiamo infatti una certa titubanza da parte degli operatori, probabilmente perché il nostro non è ancora un metodo diffuso e dunque potrebbe non essere compreso. Un atteggiamento che invece non rileviamo nel consumatore finale. Credo di pagare lo scotto di non avere competitor. L’innovazione va capita”.

Dunque, concludendo, che cosa succederà nel futuro? “Al momento non ho in mente altri progetti – conclude – ma certamente ho un rammarico: non averci pensato prima”.

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