L’innalzamento delle temperature nella pianura padana, la siccità come pure la diffusione di patogeni sempre più aggressivi spingono l’agricoltura del territorio verso nuovi indirizzi. “Occorre sostenere la sperimentazione scientifica e il trasferimento di conoscenze dal sistema della ricerca alle aziende agricole. Mai come oggi si rivela quindi fondamentale per l’agricoltura, la frutticoltura in primis, l’attività della Fondazione per l’Agricoltura F.lli Navarra, punto di riferimento dell’imprenditoria agricola e degli studenti di agraria anche nell’ambito della conservazione della biodiversità e della sostenibilità ambientale ed energetica. Nel percorso avviato dall’ente è basilare, inoltre, la valorizzazione delle buone pratiche agricole per migliorare i livelli di sostanza organica nei suoli e sottrarre CO2 dall’atmosfera. In questo modo la Fondazione si ritaglia un ruolo di rilievo nella mitigazione del clima”. Questo è quanto ha dichiarato Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, a margine del workshop “Gelate tardive 2021 sui fruttiferi” organizzato a Gualdo (Ferrara) dalla Fondazione Navarra, alla presenza, tra gli altri, dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi.
Le stime della campagna frutticola 2021 parlano di una perdita economica complessiva di 437 milioni di euro per il solo comparto pericolo dell’Emilia-Romagna (nelle province di Ferrara, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ravenna si coltiva il 70% delle pere italiane e il 90% circa delle Abate Fetel eccellenza del made in Italy). Sono ingenti i danni alla produzione, pari a 244 milioni (345 milioni su scala nazionale), ma anche quelli agli impianti, alle strutture e all’indotto. Quindi è di tutta evidenza il forte contraccolpo subito dalle aziende frutticole monocolturali, se non addirittura monovarietali – ad esempio quelle specializzate esclusivamente nella produzione di Abate Fetel, varietà tra le più colpite dalle pazzie del clima (in media -75% sul 2020 – fonte Cso).
“Alla luce di questi dati – sottolinea il presidente regionale di Confagricoltura – dobbiamo accelerare sullo sviluppo della ricerca, partendo dall’individuazione di nuove tecniche sostenibili di difesa chimica, biologica e agronomica contro le fitopatie e ponendo al centro di tutto il lavoro l’adattamento ai cambiamenti climatici delle varietà e delle tecniche colturali (portainnesti e sistemi di allevamento), anche attraverso lo studio di nuove biotecnologie di breeding”.
Fonte: Confagricoltura