«Se una catena della Gdo italiana avesse il coraggio di aprire a New York farebbe una “strage”». Ne è convinto Francesco Farinetti, 33 anni, amministratore delegato di Eataly, figlio del patron e presidente Oscar. In una lunga intervista rilasciata a Italia Oggi, il giovane primogenito di casa Farinetti snocciola i numeri di un successo oramai di dimensioni planetarie, partendo proprio dai risultati ottenuti nella Grande Mela: «A New York è il terzo posto più visitato calcolato in base agli scontrini emessi. Al primo posto c’è l’Empire State Building, al secondo il Metropolitan Museum. Eataly è terzo davanti al Moma e all’Apple Store».
Certo, si potrebbe obiettare che vendere Ipad o MacBook non è proprio la stessa cosa di un chilo di limoni o di una confezione di pasta, seppur artigianali e di ottima qualità. È pur vero, comunque, che il numero degli scontrini emessi sono indicativi del successo e del flusso di acquirenti, oltre che di visitatori.
I numeri che si evincono sono la cartina di tornasole di un’impresa che pianifica nuove aperture, sia in Italia (a breve Firenze, Milano, Bologna e Piacenza) che all’estero (Instanbul, Chicago, San Paolo del Brasile, Londra e Parigi) senza sosta: 300 milioni di euro di fatturato consolidato e stime di un +80% nel 2013, 2400 dipendenti (1400 in Italia, 800 a New York, 200 in Giappone) che a breve diventeranno 3900 con le nuove aperture, 2000 fornitori diretti, 19 dei quali controllati direttamente perché acquisiti o perché Eataly ne è diventato socio.
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