La ricchezza è tutta dentro i reflui che, se depurati, possono mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e dell' instabilità geopolitica. Secondo la tecnologia sviluppata dall'ente di ricerca Enea dal trattamento degli scarichi dei depuratori è possibile ottenere acqua che soddisferà il 70% del fabbisogno idrico dell'Emilia Romagna. Ma non è finita qui, si possono anche ottenere del fertilizzante con una riduzione di circa il 30% dei costi per i concimi. Un progetto di economia circolare testato nel depuratore di Cesena, ma il recupero dell'acqua interessa pure Bologna.
Acqua buona per i peschi e i pomodori, il test a Cesena
La sperimentazione cade al momento giusto vista la forte richiesta di soluzioni al problema siccità. L'idea dei reflui può non entusiasmare ma i ricercatori sottolineano le particolari proprietà di queste acque rispetto a quelle di rete: “Contengono già alcune sostanze nutritive necessarie per la crescita delle piante“. Vediamo un esempio concreto: “Si ottiene un risparmio del 32% di azoto e dell'8% di fosforo, ad esempio nella coltivazione dei peschi. Le percentuali sono significative”. La sperimentazione ha interessato un campo con 66 piante di pesco e 54 piante di pomodoro da industria.
Ma si potrebbe fare di più: “Questi valori potrebbero essere ancora più elevati in altre situazioni con limiti allo scarico meno rigorosi dell'area cesenate, dove è stata portata avanti la sperimentazione, come confermano i dati di risparmio del 98% misurati sul potassio, sostanza per la quale non vige alcun limite allo scarico”. Soprattutto si è scoperta “la totale assenza di contaminazioni di Escherichia coli a livello sia di germogli sia di frutti. Infine, non è stato riscontrato alcun incremento significativo, a livello di suolo, in termini di coliformi e carica batterica totale”. Si può andare sul sicuro, questo il messaggio.
Acqua recuperata e gestita in modo intelligente
Ottimi i risultati ottenuti sul fronte del recupero della materia, in ottica di economica circolare, ma interessante anche l'aspetto tecnologico grazie all'installazione di una centralina di controllo e di automazione. La novità? “E' in grado di gestire e ottimizzare il riuso delle acque trattate in funzione delle relative caratteristiche qualitative e delle esigenze idriche e nutrizionali delle singole colture in campo”. A ciascuna pianta la sua acqua.
Imperativo: riutilizzare l'acqua dei depuratori
Questo nuovo sistema sperimentale applicato al depuratore di Cesena gestito da Hera sarà replicato: “Su tutti gli altri impianti di depurazione gestiti dal Gruppo. Le acque in uscita dai depuratori, grazie ad accordi con i vari consorzi di bonifica, essendo di buona qualità, possono infatti essere riutilizzate per alimentare i principali canali dei nodi idraulici presenti nelle varie realtà territoriali urbane”.
Recupero dell'acqua anche a Bologna
Il test, il progetto Value Ce In, ha visto impegnati i ricercatori e i tecnici del laboratorio Lea dell’Enea, di Hera, dell'Università di Bologna e di Irritec. Il progetto sperimentale di recupero delle acque scaricate dal depuratore ha potuto contare su un budget totale di oltre 1 milione e 100mila euro, di cui quasi 800mila euro finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e cofinanziato dal fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC).
Non solo Cesena. Un accordo di programma triennale tra Regione Emilia-Romagna, Arpae, Atersir, Hera e Consorzio Bonifica Renana è dedicato a recuperare le acque reflue scaricate dall’impianto di depurazione di Bologna. L'obiettivo è garantire il riequilibrio idrologico delle portate transitanti nei corpi idrici Canale Navile e Savena Abbandonato. Un'altra iniziativa che persegue il principio di riuso dell’acqua come bene da preservare. Non poco in questi tempi aridi.
Sulla sperimentazione di Cesena: “E' finalizzata a migliorare il recupero delle acque depurate – sottolinea Susanna Zucchelli, direttore acqua di Hera– si inserisce perfettamente nell’ottica di un sistema di economia circolare, attraverso il riutilizzo della risorsa idrica”. Interessante quello che dice il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del laboratorio Enea: “I risultati ottenuti evidenziano l’applicabilità della filiera tecnologica a tutti gli impianti di depurazione per garantire una fonte idrica non convenzionale che sia sicura, economicamente conveniente ed in grado di fornire elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023″. Attilio Toscano, professore di idraulica agraria dell'Università di Bologna, ha sottolineato anche la valutazione “sugli effetti e la sicurezza dell’utilizzo di risorse idriche non convenzionali su colture destinate al consumo umano“.