Sciacalli che acquisivano società in crisi, anche supermercati, da depredare e far fallire. Queste le conclusioni degli investigatori, la guardia di finanzia con il nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna su delega del sostituto procuratore della DDA Roberto Ceroni, che hanno arrestato i componenti della “consorteria investigata, nota come banda del buco e composta da bancarottieri seriali“. Un nome noto tra gli arrestati: Massimo Vivoli, ex presidente nazionale di Confesercenti e attuale componente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.
Senza scrupoli, nel mirino 32 supermercati del centro nord Italia
In un comunicato le fiamme gialle sintetizzano l’operazione del gruppo dedito alla “continua acquisizione di società in crisi, ma dotate di apprezzabili asset, da depredare e condurre al fallimento”. Dove c’era da spolpare il gruppo, secondo gli inquirenti, si metteva al lavoro.
“Le indagini hanno consentito di appurare che l’organizzazione, una volta subentrata alla guida, nel corso del 2020, di un gruppo societario dell’hinterland bolognese – composto da una holding e altre 3 s.r.l. sottoposte al suo controllo – operante nei settori della dermo-cosmesi e della Gdo (con ben 32 supermercati dislocati tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia), abbia effettuato vere e proprie operazioni di sciacallaggio ai danni delle menzionate persone giuridiche, cagionandone dolosamente il dissesto”.
Impedita la riscossione coattiva di tributi per milioni di euro
Tra le principali operazioni contestate figurano: “La distrazione di 25 punti di vendita, trasferiti, nell’imminenza del fallimento, a new-co riconducibili all’associazione pregiudicando, peraltro, la riscossione coattiva da parte dell’erario per 3,3 milioni di euro di tributi”. Sul fronte della Gdo: “La conduzione illecita della catena di supermercati ha permesso agli indagati di lucrare sulla gestione del personale, assunto e somministrato attraverso società di comodo che hanno compensato i relativi contributi previdenziali e assistenziali, nonché le ritenute sul lavoro dipendente, con crediti d’imposta fittizi per oltre 2 milioni di euro“.
L’attività produceva utili e come li definiscono gli investigatori “gli ingenti proventi illecitamente accumulati” sono stati re-investiti in nuove iniziative imprenditoriali “tra cui l’acquisto di un noto prosciuttificio nel parmense, ovvero trasferiti – per la loro successiva ripulitura – a società italiane ed estere compiacenti sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari”.
Quindici arresti e 32 milioni di beni sequestrati
La guardia di finanza di Bologna ha sequestrato beni per oltre 32 milioni su decreto emesso dal Gip del tribunale di Bologna Andrea Salvatore Romito nei confronti del “sodalizio criminale dedito alla commissione di reati fallimentari e tributari nonché al conseguente riciclaggio dei proventi illeciti, anche per il tramite di compiacenti cittadini cinesi ” con 25 misure cautelari.
In totale sono state denunciate 32 persone, di cui 15 in arresto, ed eseguito perquisizioni in diverse province: Ancona, Arezzo, Barletta, Bologna, Brescia, Crotone, Foggia, Lucca, Milano, Monza e Brianza, Napoli, Parma, Pavia, Prato, Reggio Emilia, Roma, Torino, Trapani, Treviso, Udine, Venezia e Verona. Un’attività ad ampio raggio.