22 dicembre 2020

Agricola Lusia, un futuro all’insegna della sostenibilità e della Gdo

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Agricola Lusia, azienda con sede a Lusia (Rovigo) specializzata nell’approvvigionamento, confezionamento e distribuzione di agrumi presso il canale Gdo, per il futuro si è data una mission precisa: “Stiamo lavorando per trasmettere uno stile di vita sano, rispettoso della persona e della natura – esordisce Erminio Colombini, responsabile commerciale dell’azienda – A tale scopo, per andare nel concreto, nel 2019 abbiamo installato un impianto fotovoltaico e dal prossimo anno ci forniremo solo di energia certificata e proveniente da fonti rinnovabili”.

L'impianto fotovoltaico a cui fa riferimento Colombini, la cui potenza è di 500 kWp (kilowatt picco), permette all'azienda di coprire circa la metà del fabbisogno energetico e di evitare di immettere in atmosfera 305,23 tonnellate di anidride carbonica. 

Erminio Colombini, responsabile commerciale di Agricola Lusia

La certificazione in questione, invece, è Greener, rilasciata da Sum (Servizi unindustria multiutilities), una società partecipata da Unindustria Treviso, Confindustria Venezia e Consorzio Unindustria Multiutilities: “L’obiettivo per il futuro – aggiunge il manager – è puntare ancora di più sulle partnership innovative con le realtà del territorio, tanto che si attendono benefici concreti da due progetti sviluppati con l'Università Cà Foscari di Venezia e con Confindustria. Al momento non posso dire molto perché si tratta di brevetti, ma siamo soddisfatti del percorso intrapreso”.

Obiettivo Gdo

Agricola Lusia è stata fondata nel 2001 con l'intento di farla diventare l'evoluzione strategica, nel canale Gdo, del Gruppo Som della famiglia Campagnaro, specializzato invece nella distribuzione all’ingrosso: “Siamo una società relativamente giovane – spiega Colombini – che però fonda le sue radici sull'esperienza di tre generazioni. Nonostante questo, l’approccio è tutt’altro che padronale: Daniele Campagnaro, Ceo dell’azienda, ha una filosofia manageriale del business”.

Business che, tradotto in numeri, conta un team di 70 collaboratori, 4.500 punti di vendita serviti che fanno capo a 15 insegne della Gdo, uno stabilimento di quattromila metri quadrati e un fatturato, nel 2019, di 28 milioni di euro: “Lo scorso anno abbiamo movimentato circa 20mila tonnellate di agrumi – puntualizza il manager – Le quali, sommate a quelle commercializzate dal resto del Gruppo, diventano 50mila. Per il 2020 stimiamo una crescita a due cifre”.

Gli agrumi provengono da diversi paesi: “In base alla stagionalità ci approvvigioniamo sia dall’emisfero sud, dunque Argentina, Sudafrica, Uruguay e Brasile, sia da quello nord, Italia, Spagna, Cipro, Egitto, Israele”, precisa Colombini.

Un ottimo, ma difficile 2020 e un 2021 da analizzare

Secondo quando riferito dal responsabile commerciale, la stagione 2020 è stata molto positiva, anche grazie all’impennata del consumo di agrumi durante il primo lockdown nazionale, che ha superato del 20% i consumi del 2019. Inoltre, durante il periodo estivo i prezzi medi sono stati mediamente superiori alle precedenti stagioni, con particolare evidenza per le arance d’Oltreoceano. Nel periodo autunnale, invece, con l’inizio della stagione agrumicola mediterranea, le iniziali aspettative di volume e prezzo sono state disattese: “Si è assistito a un netto calo della domanda – racconta il manager – che ci spieghiamo con le restrizioni del canale Horeca, lo smart working, le difficoltà economiche, la diffidenza dei consumatori. Il 2020 è stato un anno positivo, ma non per questo facile”.

Ad aver complicato le cose sono state le ricadute della pandemia lungo la supply chain: “Durante il periodo estivo – spiega – le difficoltà nella gestione Covid in Argentina, Sud Africa e Uruguay hanno ridotto la disponibilità di prodotto a causa dei problemi di raccolta, per la scarsa presenza di personale nei campi, e per problemi logistici, che hanno causato una sensibile riduzione degli imbarchi. Ma anche il trasporto su gomma in Europa ha subito forti contraccolpi generando ritardi e, tra aprile e giugno, anche rincari che hanno sfiorato anche il 100 per cento”.

Per il 2021 – conclude – si rende necessaria un’attenta analisi del comportamento d’acquisto del consumatore. La sfida, di concerto con i partner produttori, sarà accorciare la filiera e valorizzare il prodotto”.

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