La politica sotto il faro degli agricoltori sia verso Roma, continua la mobilitazione in diverse regioni italiane, sia verso Bruxelles. Nel mirino le politiche nazionali ed europee. Oggi si sono espresse la Coldiretti e Confcooperative.
Ettore Prandini di Coldiretti chiede un freno alle importazioni sleali
“Chiediamo che sull’import ci sia un netto stop all’ingresso di prodotti da fuori dei confini Ue che non rispettano i nostri stessi standard. Non possiamo più sopportare questa concorrenza sleale, che mette a rischio la salute dei cittadini e la sopravvivenza delle imprese agricole”.
Parole del presidente della Coldiretti Ettore Prandini in occasione della prima mobilitazione con gli agricoltori da tutta Europa e la partecipazione per l’Italia della Coldiretti scesi in piazza in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo a Bruxelles, dove si tiene il vertice straordinario dell’Ue con la presenza del premier Giorgia Meloni.
Sugli accordi commerciali occorre garantire il principio di reciprocità e in tale ottica è positivo l’annuncio della Commissione Ue sul fatto che “non sono soddisfatte le condizioni” per raggiungere un accordo commerciale con i Paesi del Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Una scelta che segue la denuncia della Coldiretti in Italia e della Fnsea in Francia sulla concorrenza sleale provocata dalle gravi inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile evidenziato dallo stesso dipartimento del lavoro statunitense.
Dalla premier italiana Giorgia Meloni al Commissario europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, dalla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, dai Governatori Michele Emiliano e Alberto Cirio a numerosi europarlamentari, hanno espresso sostegno alla nostra protesta e assunto primi impegni rispetto al piano Non è l’Europa che vogliamo che abbiamo presentato.
Le altre criticità
Dal divieto delle insalate in busta e dei cestini di pomodoro all’arrivo nel piatto degli insetti, dal nutriscore che boccia le eccellenze Made in Italy al via libera alle etichette allarmistiche sulle bottiglie di vino, dal permesso alla vendita del prosek croato e agli altri falsi fino alla possibilità di importare grano dal Canada dove si coltiva con l’uso di glifosato secondo modalità vietate in Italia. Sono solo alcune delle follie europee che rischiano di tagliare del 30% la produzione di cibo Made in Italy, contro le quali migliaia di agricoltori da tutta Europa con la partecipazione per l’Italia della Coldiretti.
In piazza è stata allestita una mostra sulle follie dell’Europa a tavola per toccare con mano gli effetti di normative ideologiche e senza freni che rischiano di stravolgere per sempre lo stile alimentare degli italiani, a partire dalla dieta mediterranea, e il sistema produttivo nazionale basato sulla qualità e su tradizioni millenarie, favorendo le importazioni dall’estero, con gli arrivi di cibo straniero che nel 2023 hanno raggiunto lo storico record di 65 miliardi di euro.
In Italia nel 2023 sono più che raddoppiate per un totale di ben oltre il miliardo di chili le importazioni di grano dal Canada trattato con glifosate secondo modalità vietate a livello nazionale – denuncia la Coldiretti – nel sottolineare la necessità che in Europa venga fatto valere il principio di reciprocità affinché tutte le importazioni rispettino tutti i criteri in termini ambientali sanitari e nel rispetto delle norme sul lavoro vigenti nella Ue.
Mina imballaggi su frutta e verdura
ll nuovo regolamento sugli imballaggi dell’Unione Europea rischia di cancellare dagli scaffali dei supermercati l’insalata in busta, i cestini di fragole, le confezioni di pomodorini e le arance in rete con un effetto dirompente sulle abitudini di consumo degli italiani e sui bilanci delle aziende agroalimentari. Una scelta che – sottolinea la Coldiretti – apre ad una serie di problemi, dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori. Grazie al pressing di Coldiretti è stata comunque introdotta la possibilità per gli Stati membri di sospendere il divieto a livello nazionale.
La futura Pac
“Chiediamo alle future istituzioni Ue di iniziare fin da subito a riflettere su come adattare la futura Pac alle rinnovate esigenze di redditività e competitività delle imprese agricole nel nuovo scenario internazionale che richiede all’Unione Europea di sostenere la propria capacità produttiva nell’agroalimentare” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare la necessità di favorire l’innovazione nelle campagne anche attraverso la nuova genetica green (Tea) e l’agricoltura 5.0. Le sfide attuali e quelle future, anche in vista di futuri allargamenti dell’Ue impongono – precisa Prandini – scelte ambiziose in termini di bilancio dell’Unione che dovrà riconoscere il ruolo centrale del settore agroalimentare se vogliamo mirare ad una sempre maggiore sovranità alimentare a livello europeo per garantire cibo sicuro per i nostri cittadini.
L’intervento del presidente di Confcooperative, Carlo Piccinini
L’agricoltura italiana è in una fase di grande sofferenza. I fatti di oggi di Bruxelles mettono in discussione l’intero impianto normativo della Pac che si è rivelato non funzionale a dare slancio e vitalità al comparto. Le crisi degli ultimi anni hanno dimostrato che serve un’agricoltura forte. Oltre a difendere il budget destinato all’agricoltura nel prossimo bilancio comunitario, occorre anche che l’Europa compia una revisione completa dei principi che ispirano la Pac riaffermando la centralità delle politiche agricole a livello comunitario. È necessario rivedere totalmente l’impianto, creando un sistema di norme più snelle e tutelando il giusto reddito degli agricoltori attraverso misure e sostegni specifici orientati al mercato e destinati alle filiere produttive”. Così il presidente di Confcooperative Fedagripesca, Carlo Piccinini, commenta le proteste degli agricoltori in corso oggi a Bruxelles.
I problemi in Italia
“A livello nazionale bisogna poi interrogarsi a fondo sulla struttura del comparto agricolo – prosegue Piccinini – che sconta purtroppo un’eccessiva frammentazione aziendale che è alla base delle criticità oggi denunciate dagli agricoltori e che potrebbero essere risolte, come ha ribadito la stessa Commissione Europa, attraverso una maggiore concentrazione dell’offerta. Le cooperative, che tengono insieme fase agricola e fase della trasformazione industriale, sono in grado di dare maggiore stabilità ed efficienza ai rapporti tra gli attori della filiera e sono riuscite, anche in una fase di difficoltà, a remunerare adeguatamente i propri soci produttori. In questo momento delicato, che pone nella sua drammatica evidenza i problemi di scarsa redditività degli agricoltori, – prosegue il presidente di Confcooperative Fedagripesca – vale la pena sottolineare ancora una volta il ruolo strategico svolto dalla cooperazione agroalimentare, che dà vita a filiere robuste, in grado di tenere assieme la dimensione ambientale della sostenibilità con quella economica e sociale”.
Rispetto alle scelte politiche fatte dalla Commissione nella legislatura che sta per concludersi, il presidente Piccinini ha sottolineato come “l’impianto fortemente ideologico delineato dalla Commissione attraverso la strategia del Green Deal, che ha dato vita a proposte di regolamento contraddittorie e prive di rigorose valutazioni di impatto, porti con sé come inevitabili conseguenze un drastico calo della produzione agroalimentare comunitaria e una prospettiva di un mercato europeo non tutelato dal principio di reciprocità e destinato quindi ad essere sempre più occupato da produzioni provenienti da paesi le cui agricolture hanno un impatto sull’ambiente ben più significativo del nostro. Auspichiamo pertanto – conclude Piccinini – che una buona parte delle proposte normative attualmente all’esame delle istituzioni europee non arrivino all’approvazione finale o vengano a questo punto rigettate. Non possiamo permetterci di assistere ad una contrazione produttiva di settori vitali per la nostra economia, in nome di una sostenibilità ambientale che fuori dall’Europa invece non viene considerata”.
Fonte: Coldiretti e Confcooperative