15 luglio 2016

Agrifood Monitor. Quali scenari per l’agroalimentare?

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In un unico strumento una grande quantità di dati e informazioni sui consumi alimentari, il commercio internazionale, i mercati, le performance economiche finanziare e, ultimo ma non ultimo, un punto della situazione sulla filiera agroindustriale italiana “allargata”, che analizza il settore agroalimentare nel suo insieme prendendo in considerazione anche settori strategici come quelli relativi alla produzione di macchine destinate al settore primario e all’industria F&B. È Agrifood Monitor, nato dalla collaborazione tra Nomisma e CRIF.

Il settore relativo alla tencnologia in ambito agroalimentare è un ambito nel quale la filiera ortofrutticola italiana ha sempre avuto un ruolo di primo piano e al quale, non a caso, la fiera di riferimento del settore, Macfrut, ha sempre dedicato spazio e importanza.

FilieraAgroindustriaItaliaAllargata

L’ortofrutta è stata il primo settore che nel secondo dopoguerra ha sviluppato “forti correnti” di esportazione ed è stata anche una filiera ad aver sentito subito il bisogno di meccanizzare molti processi. Ecco perché la simbiosi fra agroalimentare e industria meccanica in questo settore è così sviluppata, spesso più che altrove.

Come dicevamo, gli spunti forniti dal Monitor sono moltissimi: si possono visionare e scaricare gratuitamente sul sito www.agrifoodmonitor.com, previa registrazione.

Fra gli aspetti più positivi emersi durante la presentazione, nonché nella successiva tavola rotonda, bisogna sottolineare come il traguardo dei 50 miliardi di euro di export agroalimentare non sembra irraggiungibile, anche se probabilmente bisognerà attendere oltre il 2020. L’export agroalimentare, se consideriamo anche l’aggregato che giustamente prende in considerazione anche il mondo della tecnologia e dei macchinari, in realtà già nel 2015 ha raggiunto 47 miliardi di euro. Negli Stati Uniti, così come in Germania o in Francia, da tempo si analizza il settore agroalimentare con questa prospettiva e visione.

AgrifoodMonitor_TavolaRotonda

La tavola rotonda è stata moderata dal giornalista ed editorialista del Corriere della Sera Dario Di Vico e ha visto la partecipazione di esponenti del mondo agroalimentare molto poliedrici: Andrea Bedosti, senior vice president di Lavol Arbos Group, Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo, Paolo De Castro, europarlamentare e membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Daniele Vacchi, direttore corporate Communications Ima, Paolo Zanetti, vice presidente di Federalimentare con delega per il Made in Italy.

L’Europa e il diffuso sentimento anti-commerciale

“In un continente che è tuttora il maggior esportatore al mondo si è formato un sentimento anti-commercio, anti-trade, che si evidenzia dal fatto che al parlamento europeo sono ben 200 i parlamentari che votano contro il TTIP  (Transatlantic Trade and Investment Partnership) all’interno del quale, invece, sono tanti gli aspetti positivi già acquisiti nei 13 round di trattative finora conclusi. Ma anche in Italia il no al TTIP è maggioritario”.

Questo sentimento è presente anche all’interno di un paese come l’Italia, che di fatto all’estero non ha un suo commercio al dettaglio (un big della Gdo come Carrefour fattura solo metà dei sui 80 miliardi di euro di euro in Francia). “Manchiamo anche di multinazionali – ha continuato De Castro – e così una realtà pur importante come Granarolo nel ranking mondiale si trova solo al 18mo posto”.

Gli Stati Uniti: una grande opportunità

Paolo Zanetti, vice presidente di Federalimentare, ha sottolineato la grande performance dell’export agroalimentare nel 2015 verso gli USA, schizzato ad un inaspettato + 20% (rispetto al +6,8% generale). Certo c’è ancora molto da fare, considerando che l’Italia esporta a valore verso questo paese 3 miliardi di euro rispetto al totale della Comunità europea che si attesta a 30. Un aspetto, quest’ultimo, che da un lato evidenzia una debolezza ma dall’altro lato segnala anche una grande opportunità.

Cina: aumenteranno i consumi, così come gli investimenti agricoli

Certamente interessante è stato l’intervento di Andrea Bedosti, senior vice president di Lavol Arbos Group, che presiede la filiale italiana di una delle più importanti industrie cinesi produttrice di trattori agricoli (fatturato 16 miliardi di euro) e che recentemente ha acquisito industrie in Italia, in particolare in Emilia Romagna. La sua testimonianza ha sottolineato come i consumi cinesi probabilmente aumenteranno del 64% nel prossimo futuro. I piani di sviluppo della Cina hanno come obiettivo primario quello di investire nelle industrie che servono alle produzioni agricole, ed in seguito in quelle che hanno a che fare direttamente con il mondo del Food&Beverage. Bedosti, che si reca in Cina una volta al mese, ha evidenziato come questo grandissimo stato-continente abbia quindi bisogno di moltissimi investimenti per aumentare e migliorare qualitativamente le sue produzioni alimentari, tra le quali mette al secondo posto proprio quelle inerenti il mondo ortofrutticolo.

Serve coraggio per affrontare il mondo asiatico

Il presidente di Granarolo, Gianpiero Calzolari, parlando ancora di mercati asiatici e della loro enormità, ha sottolineato come la sua azienda esporti ben 100 container di mozzarelle al mese verso la Corea del Sud. In Cina Granarolo ha introdotto il latte fresco per bimbi da vendersi nelle farmacie perché il latte in polvere fornito in grande quantità da Germania ed altri paesi nordici ha bisogno di acqua (che però lì è spesso inquinata) per diventare commestibile.

Calzolari ha affermato come siano necessarie azioni commerciali incisive che richiedono anche una buona dose di coraggio. Calzolari si è dichiarato, infine, molto soddisfatto del collegamento aereo giornaliero fra Bologna e Dubai e di tutto il ricco mercato degli Emirati Arabi  (85% della popolazione è composta da immigrati) che permette la fornitura di prodotti freschi di qualità in modo costante ed efficiente.

ExportAgroalimentareItaliano_EmiratiArabiUniti

Export Agroalimentare Italiano verso gli Emirati Arabi Uniti

Serve un packaging sempre più flassibile ai cambiamenti in atto

Paolo Vacchi di Ima – multinazionale specializzata nel confezionamento di prodotti di ogni tipo – ha invitato a pensare in grande. I tedeschi sono da sempre i nostri primi concorrenti nella fabbricazione di macchine automatiche ma ora è venuto il momento di considerarli partner. I veri concorrenti sono in realtà gli asiatici o i sudamericani che operano all’interno di sistemi meno vincolanti. Vacchi si è detto critico nei confronti di tanti operatori italiani che non usano sufficientemente le ricerche di mercato. Questo perché sono in atto grandi cambiamenti, le multinazionali stanno riscoprendo i territori e quindi il packaging agroalimentare richiede sempre più flessibilità, per esempio sempre più materiali biodegradabili.

La tavola rotonda è stata chiusa dall’assessore all’agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli, che ha messo a fuoco alcuni punti molto interessanti. Prima di tutto bisogna investire sull’e-commerce che in Italia è fermo al 3% mentre in Cina è già al 50% fra i possessori di Smartphone. Ha sottolineato come dal 21 al 28 di novembre di quest’anno in oltre 100 paesi del mondo sarà organizzata per la prima volta la “Settimana della Cucina Italiana”, che sarà poi ripetuta ogni anno.

Non sono mancati riferimenti anche al tema della Brexit. L’assessore Caselli si è, in particolare, soffermata sul tema del biologico: chi controllerà nel Regno Unito le procedure che portano alla certificazione di questi prodotti, in un paese che sino ad ora usa il marchio dell’Ue?

Per quanto riguarda gli aspetti doganali, invece, Paolo De Castro non teme “guerre”, quanto prevede la creazione di una zona di libero scambio come quella già in atto con la Norvegia.

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