“Pur tutelando le rese, gli agricoltori stanno compiendo uno sforzo importante in tema di sostenibilità. Prova ne sia che negli ultimi dieci anni le vendite di agrofarmaci, in Italia, sono diminuite del 12 per cento. Fanno eccezione i prodotti di origine biologica, che nello stesso periodo registrano un incremento del 102 per cento”.
Riccardo Vanelli, presidente di Agrofarma-Federchimica, ha riassunto così la fotografia che emerge dal primo lancio dell’Osservatorio Agrofarma, un report che, con cadenza semestrale, raccoglierà informazioni sullo stato dell’arte dell’agricoltura italiana e sul ruolo strategico che l’industria degli agrofarmaci svolge ai fini della tutela e dello sviluppo della produzione agricola italiana.
“La chimica resta uno strumento fondamentale della cassetta degli attrezzi degli agricoltori – ha aggiunto – Ma agrofarmaci altamente innovativi e a minore impatto, unitamente ad agricoltori attenti nell’utilizzo delle risorse e dei mezzi tecnici, generano effetti positivi sia sull’ambiente, sia sulla sicurezza alimentare”.
L’importanza del dato
“L’Osservatorio Agrofarma – ha argomentato il presidente – nasce per contrastare l’immagine distorta della chimica. Purtroppo, infatti, ci troviamo spesso di fronte a contenuti fuorvianti, che non solo riportano informazioni superficiali o inesatte, ma che danno un’immagine negativa della nostra agricoltura”.
“L’obiettivo, pertanto, è rendere l’informazione oggettiva grazie all’ausilio di dati scientifici – ha precisato – ossia del faro che guida la nostra attività”.
L’Italia è un modello positivo
“L’Italia è il Paese che, in Europa, vanta il minor livello di residui di agrofarmaci negli alimenti – ha riferito Enrica Gentile, Ceo di Areté, società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica a cui è affidata la responsabilità scientifica del progetto – Nel 2021 il 99,3% dei campioni sono risultati pienamente regolari”.
“Il nostro obiettivo è far parlare i dati in maniera semplice – ha puntualizzato Gentile – Gli indicatori agroambientali analizzati raccontano un’agricoltura che sta riducendo le emissioni in atmosfera a fronte di rese produttive inalterate. Le emissioni di ammoniaca, per esempio, in Italia sono già al di sotto dell’obiettivo che l’Ue si è fissata per il 2030”.
“Emerge il forte impegno da parte di tutti gli attori del comparto per un’agricoltura che mette al centro non solo le esigenze produttive, ma anche la tutela della salute umana e dell’ambiente – ha proseguito – Lo dimostrano le riduzioni nell’utilizzo di energia (-13%) e di emissioni, inclusi i gas ad effetto serra (-14%)“.
Le colture minori
Secondo il report, l’Italia emerge in termini di biodiversità di colture presenti sul territorio, con 122 tipologie diverse mappate nel 2021-22. Con questi numeri, è seconda solo alla Spagna. In questo ambito ricoprono particolare rilevanza le colture minori, quelle cioè che hanno una sau (superficie agricola utilizzata) inferiore ai 10mila ettari. Tra queste, per quanto attiene l’ortofrutticolo, ci sono il melograno, lo spinacio da serra, il nespolo del Giappone e il ribes rosso.
“Sono tutte produzioni in crescita – ha concluso Gentile – Si tratta di colture che hanno specifiche esigenze di protezione, un problema al quale l’industria degli agrofarmaci in Italia risponde investendo ogni anno il 6% del proprio fatturato in R&D garantendo così la presenza di prodotti sempre più innovativi e meno impattanti”.