Ci sono i soldi del Pnrr per il fotovoltaico in agricoltura, circa 1,1 miliardi, ma si aspetta per la messa a terra del bando il via libera dell'Unione Europea. Ci sono anche le risorse per le comunità energetiche, il bando della Regione Emilia Romagna ha registrato il pieno di domande e il contributo a fondo perduto è al 80% per il loro avvio. Ci sono investimenti privati rilevanti per miliardi di euro, uno tra i tanti il progetto di Piombino con 30 milioni a disposizione.
Non ci sono regole precise, invece, sul fotovoltaico e sull'agrovoltaico. Un passo avanti in termini di chiarezza arriva dalla Regione Emilia-Romagna che ha approvato nei giorni scorsi le norme per la localizzazione degli impianti. Un dato fondamentale per le attività agricole. C'è un indirizzo preciso: privilegiare le aree produttive dismesse, ma pure le aree di pertinenza aziendali, la copertura dei fabbricati e vanno bene gli investimenti nei campi ma con regole precise. In concreto: impianti a sviluppo verticale e che comunque minimizzano il consumo di suolo e non rubano terreno all'agricoltura. Come si legge in un comunicato della Regione: “L’utilizzo delle aree libere, oggi vocate alle produzioni agricole, dev’essere l’ultima ratio“.
I benefici dell'agrovoltaico
Ma, prima di illustrare le nuove norme emiliano romagnole (che possono diventare un modello per altre realtà), vediamo i benefici dell'agrovoltaico. Studi sul campo, esperienze concrete di coltivazione, in Italia, Spagna e in Kenia indicano un maggiore tutela dei prodotti, per esempio gli ortaggi, dalle temperature elevate e, grazie all'ombreggiamento, una maggiore resa qualitativa e quantitativa.
Se ben studiato, poi, l'impianto ha un buon impatto sul valore della produzione agricola. I pannelli in azienda, anche sui fabbricati esistenti, permettono anche di raggiungere l'indipendenza energetica e, quindi, di abbattere il costo delle bollette. Sempre più le aziende sono 4.0 attraverso la digitalizzazione delle funzioni, l'utilizzo di dispositivi per l'agricoltura di precisione o di macchine agricole elettriche. Quest'ultima non è un utopia e l'ultimo bando del Pnrr sui trattori finanzia solo quelli elettrici o a biometano. L'autoproduzione in azienda permette di fare calare anche la spesa sui carburanti.
Le norme emiliano romagnole
L'assemblea legislativa ha approvato la legge proposta dalla giunta regionale con l'obiettivo di promuovere il massimo sviluppo degli impianti nel territorio: “Per consentire una reale transizione ecologica dell’intero sistema produttivo a beneficio dell’ambiente e dei cittadini”. Lodevole iniziativa, ma non basta: “L’atto approvato intende guidare i soggetti, pubblici e privati, verso una corretta localizzazione degli impianti, confermando la volontà di salvaguardare i terreni con coltivazioni di pregio e le aree di maggior valore paesaggistico e ambientale, precisando che anche il fotovoltaico deve osservare le prescrizioni della pianificazione urbanistica e territoriale, la disciplina edilizia e dei rischi naturali“. Una precisazione rilevante per chi intende investire, perchè ci sono da studiare i vincoli che possono interessare l'azienda.
Tutela del paesaggio e come sottolineano gli amministratori emiliano-romagnoli: “La realizzazione degli impianti, inoltre – punto fondamentale dell’atto – dovrà comportare il meno possibile un ulteriore consumo di suolo: l’utilizzo delle aree libere, oggi vocate alle produzioni agricole, dev’essere l’ultima ratio“.
Solo impianti verticali e avanzati
Le nuove norme, pubblicate sul bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna, vanno nello specifico a disciplinare gli impianti in ambito agricolo: “Si ribadisce la necessità di salvaguardare le coltivazioni agricole di pregio, nelle quali eccelle l’Emilia Romagna, stabilendo che possono essere interessate solo da impianti agrovoltaici avanzati o verticali, cioè da quegli impianti che consentono l’effettiva prosecuzione della produzione agricola“. Chiaro. Una precisazione normativa necessaria: “Quest’intervento regionale si è reso necessario alla luce della più recente legislazione statale che, con l’obiettivo di promuovere uno sviluppo più ampio e rapido di questi sistemi di produzione energetica, ha ampliato i casi di aree idonee, creando tuttavia molteplici difficoltà interpretative a causa della numerosa stratificazione normativa introdotta. Da qui la necessità di un intervento chiarificatore e di indirizzo della Regione, richiesto dagli operatori stessi”.