Diventa realtà Acqua 2 (Agrumicoltura consapevole della qualità e uso dell’acqua), la seconda fase del progetto volto a una gestione efficace e sostenibile dell’acqua in agrumicoltura, promosso dal Distretto produttivo Agrumi di Sicilia e dal dipartimento di Ingegneria civile e architettura (Dicar) dell’Università di Catania, con il contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation.
Che cosa è emerso da Acqua
Un secondo step, dunque, del progetto Acqua che, concluso nell’ottobre 2020, ha permesso la creazione di una piattaforma WebGis grazie alla quale è stata realizzata una mappatura delle aziende che producono agrumi in Sicilia e un database dei risultati emersi dalle analisi dei campioni di acqua.
Tre dati su tutti indicano una situazione di complessiva sofferenza delle campagne siciliane e delle 110 aziende coinvolte nel progetto: il 20% di esse, infatti, si trova in uno stato di potenziale spreco della risorsa idrica, e un ulteriore 20% deve far fronte alle carenze. L’alto tasso di salinità riscontrato, poi, rappresenta per tutti un fattore che non favorisce certamente l’ottimizzazione della produzione agrumicola.
Argentati: “Sprechiamo troppa acqua”
“In sintesi, la poca risorsa idrica esistente in gran parte della Sicilia, si spreca – commenta Federica Argentati, presidente Distretto Agrumi di Sicilia – una regione sempre più arida, secondo i dati diffusi lo scorso anno dall’Anbi, Associazione nazionale consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue, soprattutto l’area del siracusano, i cui bacini stanno registrando un volume complessivo pari a 498,99 milioni di metri cubi, cioè il 50,66% della capacità totale, confermando il trend decrescente dell’ultimo decennio. Con questi numeri sconfortanti ci avviciniamo alla nuova stagione estiva che non promette nulla di buono”.
“L’agricoltura irrigua rappresenta il settore con il maggiore consumo idrico, a fronte di livelli di efficienza relativamente bassi – prosegue la presidente – Con gli imprenditori, ricercatori, docenti universitari coinvolti nel progetto Acqua 2, proveremo ad affrontare il tema della risorsa idrica sotto l’aspetto aziendale. E guarderemo avanti, soprattutto, ai programmi europei del Green Deal e Farm to Fork, all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che sulla sostenibilità della produzione, filiera agricola, digitalizzazione per una ottimale gestione delle colture, dedicherà uno specifico capitolo di spesa”.
Acqua 2 parte da sensori di campo e droni
Impresa e università lavorano in sinergia per individuare possibili strategie sostenibili ed efficienti, capaci di migliorare le tecniche, anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie informatiche, che riducano sensibilmente i consumi dell’acqua, ma il territorio resta indietro, alle prese con gap infrastrutturali e strutturali ancora lontani dall’essere colmati.
Il progetto Acqua 2 parte, dunque, dall’installazione, in via sperimentale, di sensori di campo per la gestione efficiente dell’irrigazione, realizzati in diverse tipologie, e monitorati dal Dipartimento di Ingegneria civile e architettura su alcuni siti pilota, a loro volta diversi per caratteristiche climatiche, culturali, pedologiche della Sicilia agrumetata di qualità.
In particolare, nell’agrumeto dell’azienda sperimentale Palazzelli del Crea-Ofa a Lentini, già dotato di impianti pilota d’irrigazione, saranno ora installati dei sensori che insieme ai droni forniranno informazioni utili al confronto delle prestazioni dei diversi sistemi irrigui implementati.
“Saranno condotte campagne di telerilevamento aereo tramite droni, ripetute nel tempo – dichiara Antonio Cancelliere, professore del Dicar e responsabile scientifico del progetto – in corrispondenza dei siti pilota. Ma, soprattutto, combineremo le immagini rilevate con strumentazioni installate a terra. Questo ci consentirà di verificare lo stato di salute delle piante e migliorare la stima dello stress idrico, intervenendo sugli sprechi. Verranno elaborate linee guida d’indirizzo sulla migliore sensoristica da utilizzare in campo rispetto alle diverse condizioni pedoclimatiche del territorio di riferimento e che verranno, con l’aiuto del Distretto Agrumi, veicolate alla filiera agrumicola”.
Non solo ricerca
L’attività non è esclusivamente di ricerca ma ha finalità dimostrative e di divulgazione anche grazie ad appositi incontri con gli imprenditori. Oltre ai droni e ai sensori, sarà inoltre implementata la piattaforma blockchain nata come output del progetto Social Farming 3.
“La piattaforma blockchain – aggiunge Argentati – è già stata messa a disposizione delle aziende associate e sarà utilizzata, oltre che per la tracciabilità delle produzioni, anche per il tracciamento dei fattori di uso sostenibile della risorsa idrica. Un’attività congiunta che mette a fattor comune le competenze scientifiche e tecniche dell’Università di Catania e il know-how del Distretto, per supportare le aziende della filiera e farle partecipare attivamente alla definizione di percorsi e procedure innovative non più procrastinabili”.
Entrambi i progetti sono stati realizzati grazie al contributo non condizionato di The Coca-Cola Foundation che dal 2014 sostiene in Sicilia diverse iniziative a favore della filiera agrumicola.
“La collaborazione tra il nostro braccio filantropico, The Coca-Cola Foundation, e il Distretto produttivo Agrumi di Sicilia ha consentito di portare avanti una serie di iniziative destinate allo sviluppo e alla crescita di questo comparto strategico: dalla formazione al recupero di materiali di scarto, dalle nuove tecnologie sino alla gestione delle risorse primarie, come l’acqua. Proprio questo progetto, il più recente in ordine di tempo, volto a favorire un uso sostenibile dell’acqua in agrumicoltura è un ulteriore esempio di come una realtà internazionale possa contribuire, con soluzioni pratiche e insieme a tutti gli attori del territorio, al percorso di innovazione della filiera”, sottolinea Cristina Camilli, direttore relazioni istituzionali, comunicazione e sostenibilità di Coca-Cola Italia.
Fonte: Distretto Agrumi di Sicilia