Si chiude un’esperienza, ma forse non definitivamente. Aicube, supercentrale di acquisto nata 12 anni fa e rinata due volte, prima nel 2018 e poi ancora nel 2020 nella versione 4.0, si ferma. “Per ora”, spiega a myfruit.it Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo VéGé. E deus ex machina di questa alleanza che tre anni fa aveva visto l’abbandono di Pam, ma subito dopo era rinsaldata con un legame ancora più forte con chi era rimasto, ovvero Carrefour. Questo fino a giovedì 15 giugno quando, quasi in contemporanea con il nuovo flagship store Terre d’Italia dell’insegna francese, un comunicato congiunto annunciava lo stop della collaborazione a fine anno.
“Nessuno litigio, i rapporti sono più che buoni”
“Fino al 31/12/2023 nulla cambia, questo è bene sottolinearlo, a beneficio di tutti, a partire dai fornitori”, precisa Santambrogio. “Quindi, listini e contratti vanno avanti come se nulla fosse e per rispetto dei rapporti che ci sono stati sino ad ora”.
Idem, come si legge nel comunicato, anche per gli eventuali accordi ancora in corso di definizione. Nel 2024 si vedrà, ora è prematuro fare ipotesi, anche se le parole di Santambrogio lasciano le porte aperte a futuri nuovi sviluppi e alleanze, magari ancora sotto il cappello Aicube. “Aicube rimane. Se l’anno prossimo si dovesse fare qualcosa, potremmo utilizzarla”.
Dopo l’abbandono di Pam nel 2020, non senza strascichi polemici, questa volta la separazione con Carrefour sembra molto più pacifica e consensuale. “È così, i rapporti sono buoni, soprattutto tra me e Christophe Rabatel (amministratore delegato di Carrefour Italia, ndr); abbiamo condiviso ogni singola riga del comunicato”, aggiunge Santambrogio.
Le ragioni della fine dell’alleanza
Dopo la dipartita di Pam nel 2020, Aicube 4.0 aveva una market share poco inferiore al 13% e poteva sedersi davanti alle grandi multinazionali dell’industria di marca forte di oltre 5.000 punti di vendita presenti in tutta Italia, con un fatturato al consumo, inclusi i gruppi mandanti, di quasi 16 miliardi. In questi anni sono cambiate molte cose, soprattutto in casa Carrefour Italia, sulla via di uscita dalla crisi interna anche grazie alla sterzata decisiva verso il franchising, modello che ha portato l’insegna francese ad avere più di 1.200 punti di vendita che hanno adottato questa formula sui più di 1.500 presenti in 19 regioni in Italia.
Ma le motivazioni che hanno portato Carrefour a voler separare la strada da Gruppo VéGé e da Aicube sono probabilmente da cercare all’interno delle strategie che la multinazionale francese sta portando avanti a livello di gruppo ed emerse l’anno scorso, con la nascita della centrale di acquisto transnazionale Eureca, che ha l’obiettivo di gestire tutte le negoziazioni commerciali in Francia, Spagna, Italia, Belgio, Romania e Polonia.
Santambrogio, di fatto, conferma anche a myfruit.it questa lettura, spiegandoci che le motivazioni della separazione sono da ricercare nelle scelte di Carrefour a livello internazionale, non più compatibili con le strategie di Aicube a livello italiano.
Le supercentrali di acquisto servono ancora?
Sul ruolo e l’utilità delle supercentrali di acquisto Santambrogio non cambia idea neanche ora. “Certo che sono sempre valide come modello. Rappresentano il mantra del mio pensiero – conclude il manager – Se a livello di offerta vogliamo continuare a customizzare ogni singolo punto di vendita in funzione di ogni singolo cliente, ed è quello che facciamo in VéGé, dobbiamo avere prezzi migliori e quindi più abbiamo economie di scala, meglio è”. L’importante è non chiedere alle supercentrali quello che non possono e non devono dare, ad esempio strategie di marketing. “La loro missione è stipulare contratti e preparare listini”.