La distribuzione alimentare e non alimentare genera 542 miliardi di euro di fatturato, oltre 2,3 milioni di occupati e 9,8 miliardi di investimenti attivati nel 2019.
A fine 2020, però, i ricavi totali diminuiranno tra il 20,5% e il 28,2 per cento. Particolarmente negativo sarà l'andamento dei ricavi delle imprese della Distribuzione non alimentare (fra -36,7% e -49,4%), mentre quelli alimentari subiranno un impatto più limitato (tra +0,7% e -3,1%), grazie all'aumento dei ricavi nei primi due mesi di lockdown (marzo e aprile 2020). Per ritornare su livelli pre-crisi, le imprese della Distribuzione alimentare impiegheranno fino a 1,5 anni. Nel complesso, la riduzione dei ricavi avrà un impatto negativo rilevante sulle casse dello Stato in termini di Iva non riscossa, che varierà tra 24,4 miliardi di euro (superiore del 60% rispetto a tutte le spese per la protezione sociale e 4,5 volte la spesa per l’Università) e 32,9 miliardi di euro. Al mancato incasso dell’Iva si aggiungerà anche la perdita erariale per il mancato gettito sull’attività economica delle imprese del settore.
E' la sintesi del rapporto “Quali impatti dell’emergenza Covid-19 sul settore della Distribuzione in Italia” per misurare impatto e prospettive della crisi sulla distribuzione alimentare e non alimentare, realizzato da The European House – Ambrosetti per Federdistribuzione.
“C'è un urgente bisogno di una politica attiva del fare per garantire il rilancio della Distribuzione alimentare e non alimentare e dell'intero sistema Paese, partendo da tre strade per illuminare il futuro del Paese. La prima sono le condizioni di contesto, ovvero favorire e sbloccare gli investimenti pubblici e infrastrutturali, accelerare lo sviluppo digitale e sostenibile, ridurre drasticamente il peso della burocrazia, esplicitare l'importanza della scuola e dell'università e investire per il suo rilancio. La seconda è il rilancio degli investimenti e la terza il rilancio dei consumi, che rappresentano il 60% del Pil, a partire dai consumi di beni alimentari e non alimentari che pesano per il 22% del Pil”, così Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House Ambrosetti.
“Siamo dunque di fronte a un’economia di guerra, uno shock senza precedenti, il primo combinato di domanda e di offerta”, ha puntualizzato De Molli. E i suoi effetti si riflettono su consumi, ricavi, occupazione, investimenti e costi della Distribuzione food e non food.
“Gli investimenti del settore – ha dichiarato Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione – devono essere necessariamente tutelati nei prossimi mesi: non tutelare un settore strategico per gli investimenti sarebbe un autogol per la crescita e quindi per il futuro del Paese. Ed è per questo che chiediamo la giusta attenzione da parte del Governo”.
Gradara si è anche soffermato sulla gestione delle locazioni commerciali: “Devono essere riviste per dare prospettive di reddittività al mondo retail. E su questo chiediamo che lo Stato si faccia carico del problema e crei le condizioni per una rinegoziazione dei contratti tra parte immobiliare e retail. Fino ad oggi, le misure messe in campo dal Governo sono state esclusivamente dedicate alle micro-imprese. Su quelle grandi c’è stata invece una sottovalutazione del problema: è quindi concreto il rischio di una crisi sistemica che possa coinvolgere in modo trasversale retail, immobiliare e finanza”.