“Baby Boomer e Gen Z hanno differenti atteggiamenti alimentari, ma insieme stanno introducendo profondi cambiamenti nel settore gastronomico”. A sottolineare uno degli aspetti che stanno completamente cambiando le abitudini alimentari in Usa, e di riflesso anche le logiche commerciali ed economiche dell’industria alimentare di questo paese, è Melissa Abbott, vice-presidente del Gruppo Hartman, un’agenzia specializzata nell’osservazione delle abitudini dei consumatori.
Come riporta un articolo di Monica Watruous, pubblicato sul magazine on line Food Business News, la Abbott, dal palco dell’ultima edizione del Summer Fancy Food Show tenutosi a fine giugno a New York, ha sottolineato come Baby Boomer (nati in Nordamerica tra il ’45 e il 64’) e Generazione Z (ragazzi di circa 17 anni) rappresentino insieme circa il 23% della popolazione e le loro mutate abitudini alimentari abbiano reso decisamente più complesso il contesto all’interno del quale si trovano ad operare le aziende alimentari.
Se prima, infatti, era la produzione a dettare le regole del gioco, e il consumo si adeguava, ora il modello si è rovesciato. “La moderna cultura alimentare è caratterizzata dalla frammentazione e da un completo ribaltamento della tradizione”. Se i giovani non hanno più la mamma come “guardiano” della loro alimentazione, allo stesso tempo i Boomers appaiono molto più indipendenti e determinati nello scegliere cosa sia meglio per loro.
Un esempio? “I Boomers – continua la Abbot – vedono il cibo come un fattore per vivere più a lungo e meglio. Si sono fatti promotori del cibo fresco, meno elaborato e meno conservato. Non lo hanno solo promosso ma lo hanno anche influenzato ed hanno anche promosso ed influenzato lo sviluppo degli alimenti biologici così come li conosciamo oggi.
Questa è la prima volta nella storia che vediamo una generazione matura approciare il tema del cibo in un modo così rivoluzionario.”
L’esposizione digitale influenza il modo di cucinare
Se i Boomers, in linea di massima, preferiscono la cucina americana tradizionale, la Generazione Z va alla ricerca di novità, spaziando un po’ in tutto il mondo ed esplorando nuovi gusti. A questo bisogna aggiungere l’influenza della cosiddetta “esposizione digitale” che ha stimolato in loro una maggiore richiesta di informazioni rispetto a quello che mangiano, soprattutto per quanto riguarda gli ingredienti.
“La Gen Z è la prima generazione a crescere completamente nell’era digitale e per questo motivo per i giovani non c’è domanda che non abbia risposta. Questo influenza molto il cibo che mangiano perché vogliono sapere da dove viene e da chi è stato prodotto”.
Anche davanti ai fornelli i due gruppi hanno approcci differenti: i Boomers preferiscono ancora leggere le classiche ricette e le relative istruzioni, i più giovani, invece, si accontentano anche di una semplice immagine, priva di testo.
Nel lungo periodo i membri della Generazione Z potrebbero diventare dei cuochi molto più intuitivi rispetto al resto della popolazione perché non avranno bisogno di fare affidamento a ricette scritte come abbiamo fatto noi finora negli Stati Uniti”.
Più informazioni nutrizionali, meno fedeltà ad una sola “dieta”
Per i due gruppi le informazioni nutrizionali sono fondamentali. “Circa due terzi dei consumatori della Gen Z preferisce cibi e bevande che contengano solo ingredienti che conoscono. Inoltre quasi un terzo di questa fetta di consumatori ha provato almeno un tipo di dieta nel corso dell’ultimo anno”.
Ma anche il concetto stesso di “dieta” è cambiato. “Si tratta di un modo diverso di mangiare, personalizzato e preciso. La parola “dieta” nel vocabolario del consumatore odierno suona superficiale: non si sente più dire “sono a dieta” ma piuttosto “evito i latticini”. Tutti e due i gruppi sperimentano un modo specializzato di nutrirsi”.
Una specializzazione che porta un po’ tutti a non essere fedeli ad un solo stile alimentare ma a sperimentare, anche all’interno di una stessa giornata, modi differenti di mangiare. Per la serie: al mattino no ai latticini, al pomeriggio divento vegetariano, a cena mangio quello che voglio.
Non vediamo cosumatori affezionati ad un particolare modo di mangiare per molto tempo. Personalizzano elementi provenienti da ognuna di queste diete: da un momento all’altro potrebbero passare dal cibo tradizionale a quello senza glutine”.
Biologico. Un approccio differente
C’è differenza fra Boomers e Gen Z per quanto riguarda la percezione degli alimenti biologici. Più della metà delle nuove generazioni percepisce il biologico come il cibo più sano, a differenza della vecchia generazione, che solo nel 39% dei casi vede il biologico in questo modo.
La Gen Z valuta il biologico come l’emblema del cibo sano, mentre i Boomers come un prodotto privo di aspetti negativi. Per la Gen Z il biologico ha anche un sapore migliore, invece i Boomers non valutano il simbolo bio come prodotto dal gusto superiore”.
Per la Abbot c’è, infine, una caratteristica trasversale che accomuna entrambi i gruppi: il collegamento tra cibo e salute. Ciò che nell’ultimo decennio è emerso con forza è la consapevolezza dei benefici che ciò che mangiamo possono apportare alla nostra salute.
Testo a cura di Rolando Drahorad e Alessandro Franceschini
Fonte news e foto: Food Business News