I produttori di beni alimentari, nelle prime due settimane del nuovo anno, hanno già chiesto 434 aumenti di listino alla Gdo, contro i 1.281 di tutto il 2022.
E’ quanto emerge da un articolo della sezione L’Economia del corriere.it firmato da Federico Fubini, che sottolinea: “Il 2023 è iniziato con un fatto economico che avrebbe dovuto rimanere riservato. La pressione sui prezzi ha iniziato il nuovo anno decisamente forte”.
La filiera in conflitto
Citando un tweet di Olivier Blanchard, ex capo-economista del Fondo monetario internazionale e oggi al Peterson institute for International economics di Washington, l’articolo spiega: “L’inflazione è il risultato di un conflitto distributivo fra le imprese, i lavoratori e i contribuenti. Si ferma solo quando i vari protagonisti sono costretti ad accettare il risultato”. E il conflitto, a quanto pare, ci sarebbe tra imprese che operano in diversi punti della filiera, in particolare tra imprese alimentari e Gdo.
Le prime, nel 2022, hanno presentato a quelle della grande distribuzione 1.281 richieste di aumenti di prezzo: “Nel timore di perdere clienti a favore dei distributori discount – commenta l’autore – i gestori dei supermercati lo scorso anno hanno opposto resistenza, non volevano trasferire tutti quei rincari sulle famiglie. Le due parti hanno dato vita a una lotta sorda, poco percepibile all’esterno. Alla fine l’aumento medio del paniere nel 2022 è stato dell’8,75 per cento”.
Il 2023 è l'anno del discount?
Ma nel 2023 il conflitto si starebbe acutizzando: non solo sono numerosissime le richieste di ritocco al rialzo dei listini – più di 400 in solo due settimane – ma è anche pesante l’aumento medio, per tutte le categorie di prodotti alimentari, ortofrutta compresa, pari al 16,66 per cento. Ma il rialzo di alcuni prodotti si fa particolarmente notare: è il caso dell'olio +47,24%, dei prodotti ittici +28,64%, del riso +25,42 per cento.
“Il potere delle parti – argomenta l’autore – si misurerà dunque in maniera brutale. Le multinazionali del cibo possono minacciare di non rifornire le catene di supermarket che dovessero resistere agli aumenti; le grandi catene di supermarket, quelle da oltre dieci miliardi di fatturato, possono minacciare di sostituire negli scaffali i prodotti di chi non modera le proprie richieste di aumento; i consumatori possono passare in massa ai discount”.
Tutti contro tutti
Nel conflitto, secondo il corriere.it, entrerà anche il governo che, come raccontato da myfruit.it, ha reintrodotto le accise sul carburante portando allo stato di agitazione l'autotrasporto dell'ortofrutta. Ne deriva che logistica e trasporti si scontreranno con produttori e distributori.
“Se non vogliamo che sia la Banca centrale europea a risolvere il conflitto con una brutale stretta monetaria – conclude l’autore – produttori, logistica, distributori e lavoratori dovrebbero concertare insieme una strategia che distribuisca razionalmente i costi e soffochi gli aumenti”. Ma è difficile, forse impossibile.