Dalle 12.00 di lunedì 3 luglio sarà possibile presentare le domande per il prestito Mia (Misura intervento alluvione), il nuovo intervento di Ismea finalizzato ad assicurare alle imprese agricole e della pesca, colpite dai recenti eventi alluvionali, la liquidità per tutti i processi inerenti al ciclo produttivo. L’istituto lo annuncia in una nota dove precisa che possono accedere alla misura le pmi agricole e della pesca con sede legale o operativa o con superfici aziendali nei territori individuati dal decreto legge nazionale.
Il prestito Mia è erogato a tasso zero: oggetto di rimborso sarà quindi la sola quota capitale mentre gli oneri finanziari saranno azzerati mediante la concessione di un contributo in de minimis. La durata è fissata in cinque anni e il rimborso ha luogo mediante il pagamento di 12 rate trimestrali a partire dal 27esimo mese dall’erogazione. La domanda potrà essere presentata esclusivamente in forma telematica sul portale dedicato dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 17.00. Le domande saranno istruite secondo l’ordine cronologico di presentazione, fino ad esaurimento della dotazione finanziaria complessiva, pari a 15 milioni. I contratti di prestito, attivabili anche a distanza, dovranno essere firmati entro il 30 novembre 2023.
La stima del consorzio di bonifica della Romagna Occidentale
Nei giorni scorsi il presidente del consorzio di bonifica della Romagna Occidentale, Antonio Vincenzi, ha partecipato a Roma all’audizione alla Commissione ambiente della Camera, dedicata all’esame delle problematiche conseguenti agli eventi alluvionali del mese di maggio in Emilia-Romagna. Dalla ricognizione dei danni fatta pervenire alla Regione Emilia-Romagna risulta una necessità d’interventi, nel solo territorio della Romagna Occidentale, per un importo complessivo stimato di circa 205 milioni, di cui 185 milioni nell’ambito di pianura del comprensorio consorziale e 20 milioni nell’ambito collinare e montano.
“Nell’immediato il consorzio ha dovuto assumere impegni di spesa per la fornitura di apparecchiature, di carburante per l’azionamento delle stesse apparecchiature e dei mezzi d’opera, per le retribuzioni straordinarie di circa 70 operatori impegnati nell’attività di emergenza. Si sono, inoltre, dovuti sostenere costi per i lavori di movimento terra urgentissimi quali riprese di rotte arginali con opere provvisionali, coronelle per il contenimento dei fontanazzi, smelmamenti di canali completamente occlusi dalla terra depositatasi nell’alveo interno, ecc. – ha illustrato il presidente Vincenzi alla Commissione – Va sottolineato che, in mancanza di questi interventi eseguiti in emergenza, il territorio sarebbe tuttora allagato. I canali hanno comunque consentito di allontanare a gravità fino al mare Adriatico il 90% del volume d’acqua dell’allagamento. Ciò è stato possibile, perché si sono effettuati senza indugio gli interventi di ripresa delle rotte provocate dal sovraccarico idraulico determinato dall’acqua fuoriuscita dai fiumi. Nell’immediato si è dovuto far ricorso all’utilizzo dell’accantonamento a fondi spese future, che comunque consente una copertura solo parziale, per meno della metà degli impegni di spesa già assunti. In assenza di un rapido ristoro delle spese sostenute e degli impegni assunti, il Consorzio non ha la forza economica per assicurare nel prossimo futuro l’assolvimento dei propri compiti pubblici della bonifica idraulica e dell’irrigazione”.
Senza finanziamento zero interventi
Ora, sempre in una logica di somma urgenza, alle opere provvisionali già eseguite o in corso devono al più presto fare seguito opere di sistemazione definitiva. Ha proseguito Vincenzi: “Fino a quando non vi sarà la formalizzazione di un finanziamento, il Consorzio è nella materiale impossibilità di avviare altri interventi e questo esporrebbe il territorio a un rischio idraulico di grado elevatissimo anche in relazione a eventi di pioggia del tutto ordinari. In più, vaste aree agricole rimarrebbero prive della vitale funzione della distribuzione irrigua”.
La drammatica esperienza dell’alluvione dello scorso mese di maggio può essere considerata anche la conseguenza di una cronica carenza di canali di finanziamento pubblico per opere di adattamento al cambiamento climatico, che negli ultimi anni si è manifestato con l’alternanza di prolungati periodi siccitosi e di precipitazioni molto concentrate nell’unità di tempo. Con specifico riferimento agli ultimi eventi, gli allagamenti non hanno avuto origine nelle opere consorziali, che hanno svolto appieno la loro funzione, ma nei corsi d’acqua naturali. La ragione è da ricercare nella distribuzione delle piogge che per intensità e concentrazione nel tempo hanno superato ogni precedente storico noto proprio nei bacini imbriferi dei fiumi, costituiti dai versanti appenninici. Per aumentare la resilienza a eventi di precipitazione estremi, purtroppo sempre più frequenti, vi è la necessità di investire in nuove infrastrutture costituite principalmente dalle casse di espansione preposte a contenere le portate in eccesso dei corsi d’acqua durante la fase emergenziale per poi restituirle agli stessi corsi d’acqua a emergenza cessata. Il consorzio di bonifica della Romagna Occidentale ha una progettualità molto avanzata e sperimentata in questo campo. Già da tempo ha inserito gli interventi di realizzazione di nuove casse d’espansione nelle proprie schede di programmazione triennale di lavori pubblici. Una di queste è la cassa d’espansione del comparto idraulico Fosso Vecchio nei comuni di Bagnacavallo e Cotignola (il costo delle opere nel quadro economico del progetto esecutivo è di 60,1 milioni) vastamente allagato lo scorso mese di maggio.
Fonte: Ismea e Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale