“L'area delimitata dal decreto alluvioni lascia fuori almeno il 30% del territorio effettivamente colpito da inondazioni, piogge torrenziali e frane”. Parole e denuncia Confagricoltura Emilia Romagna che segue costantemente l'evolversi della situazione, il monitoraggio degli areali critici attraverso una capillare ricognizione dei danni subiti dalle aziende agricole. Per questo motivo, «è necessario procedere in tempi rapidi alla modifica del decreto adattandolo a uno scenario in continua evoluzione per dare subito risposte concrete, veloci e sicure a chi vuole ripartire. Bisogna accelerare anche sulla nomina del commissario straordinario”.
Il maltempo non dà tregua, le frane peggiorano, allargando così il perimetro dei dissesti, coinvolgendo più comuni in più province, da Bologna a Ferrara fino a Modena e Reggio Emilia, oltre alla Romagna che si dichiara ferita quasi al 100%.
Confagricoltura Emilia Romagna chiede pertanto “che sia riconosciuto a tutte le aziende agricole danneggiate direttamente o indirettamente – purché sia dimostrabile il nesso causa-effetto con l'evento calamitoso -, il diritto non solo all'indennizzo ma anche alle agevolazioni previste in termini di sospensive, a prescindere dalla delimitazione dei comuni o delle frazioni riportata nell'allegato 1 del decreto-legge 61″. Serve, prosegue l'organizzazione agricola, “una legge speciale, un iter legislativo straordinario per garantire il completo risarcimento del danno arrecato a colture, fabbricati e strade poderali. Occorrono poi fondi pubblici straordinari per la ricostruzione di strutture e infrastrutture viarie. Le risorse non mancano. Partiamo dalla revisione del Pnrr”, sollecita Confagricoltura.
Su maltempo, danni e ristori interviene Cia
Non è più il tempo delle divisioni e delle rivendicazioni sotto bandiere diverse perché i frutticoltori hanno gli stessi problemi di produttività e liquidità, indipendentemente dalla sigla sindacale alla quale appartengono. Da questa consapevolezza è nato l’incontro Stati generali della frutticoltura che Cia-Agricoltori Italiani Ferrara dello scorso 8 giugno e che l'associazione ha scelto di aprire a tutti i produttori del territorio, per discutere delle misure urgenti per il comparto. E la risposta è stata chiara: oltre 120 frutticoltori hanno partecipato, in presenza o da remoto, portando il loro contributo e le lore idee per un un’operazione comune di salvataggio e successivo rilancio del comparto.
Promotori dell’incontro, insieme al presidente Stefano Calderoni, i frutticoltori del comitato esecutivo Sergio Tagliani e Jennifer Felloni che ha spiegato: “Da diverso tempo la nostra frutticoltura sta attraversando una profonda crisi, molto prima dell’emergenza climatica che ha portato all’alluvione in Romagna, a causa di siccità, gelate, grandinate e fenomeni atmosferici violenti che hanno provocato danni enormi e mai completamente risarciti. A questo si aggiungono i problemi di mercato e le disparità di prezzo e valore lungo le filiere che sono ben lungi dall’essere risolti. In questo contesto abbiamo deciso che era ora, dopo la grande manifestazione di piazza del 2019 e dopo due anni di pandemia, di creare un percorso comune con le altre associazioni, compresi i frutticoltori di Copoi e Pere2euro che sono arrivati anche da Modena: in sostanza con tutti quelli che hanno a cuore il futuro delle loro aziende, oltre i personalismi e le battaglie in solitaria.”
Nel corso della serata il presidente Stefano Calderoni ha spiegato quali sono le misure più urgenti per ridare liquidità e prospettiva alle aziende frutticole. “Questa sera ho ascoltato diverse voci ma, al di là dei diversi punti di vista, tutte convergono in un unico punto: servono risorse subito per risarcire i danni da siccità, eccesso di pioggia ma anche da gelo, che ha provocato danni enormi negli scorsi anni. Noi siamo assolutamente solidali con la tragedia che ha colpito la Romagna e abbiamo chiesto una legge e fondi speciali a favore delle aziende colpite. Ma questo non può far dimenticare che i frutticoltori vivevano, ben prima dell’alluvione, in uno stato di perenne emergenza, con i conti in rosso e costretti a espiantare. Per questo chiederemo contributi a fondo perduto per rilanciare il comparto come è stato fatto per il settore edile: una misura che possiamo chiamare per semplificare il 110% dell’ortofrutta. Inoltre, dobbiamo migliorare gli strumenti che abbiamo, come il Fondo di solidarietà e Agricat, il nuovo strumento che prevede il prelievo del 3% sulla Pac, che deve ritornare nelle tasche dei produttori in caso di calamità. Al problema climatico si aggiunge quello di carattere commerciale che, a mio avviso, non può essere risolto auspicando l’applicazione puntuale della norma contro le pratiche sleali che prevede che i prezzi dei prodotti agricoli non vengano pagati al di sotto di quelli di produzione. Se aspettiamo che venga applicata è finita. Dobbiamo pretendere invece, a partire da questa campagna commerciale, la trasparenza delle filiere e chiedere alle strutture di conferimento come i costi vengono calcolati e trasferiti ai produttori e nel caso di disparità pretendere più efficienza e prezzi più alti perché gli agricoltori, come tutti coloro che lavorano, devono guadagnare non solo coprire i costi. Dobbiamo, come hanno detto in molti stasera, avere il coraggio di farci valere. Per questo come Cia Ferrara ci assumiamo la responsabilità di portare avanti questo percorso, creando una piattaforma di lavoro comune per mettere nero su bianco le priorità e risolvere insieme queste problematiche cruciali per il comparto frutticolo”.
Fonte: Cia Ferrara e Confagricoltura Emilia Romagna