Il “riscaldo superficiale” è uno dei principali problemi con il quale si devono confrontare i produttori di pere quando si parla di conservazione: è, come dichiara Monica Guizzardi, ufficio tecnico di Apo Conerpo, “un’alterazione ossidativa che rende i frutti scuri e poco attraenti e contro la quale la tecnologia offre soltanto un aiuto parziale”. Rispetto, per esempio, alle mele, per la conservazione delle quali è possibile utilizzare con ottimi risultati il freddo e la regimazione gassosa, tecniche che consentono di mangiare questi frutti tutto l’anno, per quanto riguarda le pere, questo risultato non è ancora raggiungibile.
“A differenza di quello delle mele – continua la Guizzardi – il mercato delle pere è estremamente segmentato e richiede tipologie di prodotto anche molto diverse per aspetto esteriore, grado di maturazione, ecc. Ma gli strumenti per ottenere queste differenze (buccia “cruda” o virata, sfaccettata, polpa soda o morbida, ecc.) sono davvero esigui: possiamo lavorare con il freddo, in parte con le concentrazioni gassose, ma non disponiamo – come la concorrenza estera – di antiossidanti autorizzati. I produttori italiani possono fare affidamento unicamente sullo Smartfresh, fisiofarmaco (un preparato a base di 1-Metilciclopropene che arresta la formazione dell'etilene, l'ormone della maturazione della frutta, e frena il deterioramento dei frutti ndr) che riduce il metabolismo respiratorio dei frutti”.
Nonostante la ricerca scientifica dichiari di aver raggiunto ora le giuste strategie attraverso il trattamento con Smartfresh e la gestione post-raccolta, per Monica Guizzardi è bene rimanere prudenti attendendo la conferma dell’efficacia dei risultati su ampia scala “realizzate nei nostri magazzini, ove inevitabilmente ci troviamo di fronte a variabili non contemplate nei protocolli di ricerca”.
Secondo Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo, è allora fondamentale di poter disporre di alternative allo Smartfresh “proprio per realizzare quella segmentazione tanto invocata dal mercato”. Per questo motivo, con la collaborazione di Apo Conerpo “sono in corso prove di efficacia con prodotti antiossidanti su partite di diverse provenienze”. “Parallelamente – conclude Vernocchi – confidiamo che il progetto N Sure dell’OI pera, finalizzato ad individuare la suscettibilità al Riscaldo, possa raggiungere l’obiettivo prefissato, ossia consentire al produttore di separare le partite in base alla loro sensibilità, in modo da ottimizzare la conservazione e, in ultima analisi, ridurre l’insorgenza del problema”.